Ho recentemente iniziato, fortuitamente, la mia “carriera” di degustazione di Champagne, assaggiando in poco più di due settimane 3 tipi diversi di questo pregiato vino.
Prima che vi facciate domande riguardo a vincite al Superenalotto vi tranquillizzo: Si è sempre trattato di Champagne offertomi.
La cosa che mi è suonata un pò strana, è che il meno buono dei tre assaggiati è stato l’unico che conoscevo per fama, cioè un “Dom Perignon” (se non ricordo male era un Moet), del quale sono state aperte inoltre 2 bottiglie.
Inoltre, non conoscendo affatto questo vino prima, non ho memoria del nome del Champagne alquanto prestigioso e molto buono bevuto a casa di un mio amico che definendolo “il migliore” l’ha targato con il prezzo a bottiglia di oltre 300 euro!
La sua cantina è molto fornita, perciò in vista della prossima volta che ci andrò, vorrei essere indirizzato da voi per poter, eventualmente, proporne uno.
25 risposte
Riciao.
La mia esperienza di Champagne è molto limitata, per il poco consumo dovuto proprio al prezzo che c'è qui in Italia, con il quale spesso (non sempre) si paga anche la pubblicità e la nostra disinformazione alternativa.
D'altronde non è possibile sapere tutto di tutto.
Prova a leggerti questa: http://www.gustamodena.it/visite.php?cod=8748
Quando ai contadini sotto Troyes gli parlavo della cantina Moët et Chandon, quelli che producono il Dom Perignon, sorridevano (come per dire: poarèto questo qua) e scuotevano la testa.
Ti assicuro che le bottiglie che ho comperato a 11 euro l'una (Michel Tassin) erano ottime, forse le migliori che io abbia bevuto (per la mia limitata esperienza).
Molto interessante quella specie di fiera.. Peccato che quel posto sia davvero lontano.. Ma un giorno mi farò un tour come il tuo!
La nostra cultura, riguardo allo Champagne, è tendenzialmente molto scarsa.
Non sono poche le persone che, sentendo dire che lo Champagne è “semplicemente” vino bianco frizzante, sgranano gli occhi come se si fosse detta un'eresia.
O che non sanno nemmeno perchè si chiama così…
Comunque sia, e per farla breve, il mondo di questo prezioso vino è talmente vario e vasto che non è facile dare un parere unico. Nel senso che il range è diverso, sia per la tipologia di vino che di prezzo, da non poterlo ridurre a poche righe…
Tieni presente alcune piccole cose.
Si può fare con cinque diverse tipologie di vino, le cui tre più famose sono Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier, quindi a seconda del taglio (quando addirittura non è in purezza, come ad esempio un Blanc de Blancs) il prodotto finale cambia drasticamente.
In più, l'aliquer d'expedition (ovvero il dosaggio) fa una differenza abissale sul prodotto finale.
Poi, la differenza fra negotiant e recoltant.
I primi sono quelli che producono e che acquistano uve, mosti o vini e quasi sempre coltivano anche propri vigneti, elaborando Champagne in locali di loro proprietà. Sono tutte le maison più famose.
I secondi sono quelli che coltivano le proprie vigne ed elaborano le proprie uve. Si tratta di un gran numero di produttori, solitamente medio-piccoli, che producono e commercializzano circa un terzo della produzione totale di Champagne.
Ci sono poi anche le cooperative, ma ti basti sapere che fra i recoltant puoi trovare prodotti ottimi a prezzi estremamente competitivi, come proprio il Tassin che anche io ho assaggiato l'estate scorsa.
Il discorso comunque è molto più lungo e complesso, magari se qualcuno è interessato si può approfondirlo a parte.
Il consiglio è: assaggia assaggia assaggia. E fatti una tua personale preferenza in base ai tuoi gusti.
I nomi iperblasonati, come Dom Perignon (che tra l'altro è l'inventore dello Champagne), sono certamente sinonimo di qualità. A patto che si vada sui livelli alti, come appunto quello che hai bevuto. E, per la cronaca, il Dom Perignon è il millesimato di Moet e Chandon, ma non ha nulla a che vedere con la linea base.
Per finire, per quanto mi riguarda, rimanendo sui nomi grandi, trovo molto buono, come Brut base, Luis Roederer.
A salire, sicuramente Philliponnat, Gosset, Bruno Paillard e Bollinger.
Poche settimane fa abbiamo aperto Roederer Brut, poi Brut Rosè, poi Initial Grand Cru Blanc de Blancs di Jaques Selosse e per finire Clos des Goisses 2000 di Phillipponnat. Ottimi, gli ultimi due eccellenti, e stiamo parlando di bottiglie dai 30 euro fino ai 130.
Più in alto ho esperienza di Cristal, Krug e Salon, ma sono altri mondi ed altre storie.
Il consiglio è ancora lo stesso: assaggia, senza pregiudizi e senza precluderti nulla. Troverai davvero cose interessantissime spendendo poche decine di euro. Il più è trovarli in giro, cosa non troppo facile.
Poi con il tempo vai sulle sfere alte.
Certo è che se cominci subito con Dom Perignon & C., la strada è un bel po' in salita…
Devo ammettere che non ho una grande esperienza in champagne, ma devo dire che Louis Roederer brut, Ruinart blanc de blanc e rosè e Dom Perignon sono i miei preferiti. Mi hanno consigliato Gosset, ed ho intenzione di provarlo il prima possibile…..ed un giorno, soldi permettendo, vorrei provare il Cristal ed il Krug.
Kava, ma che errori mi fai?!?
Liquer d'expedition, non aliquer!
Poi il Dom perignon è la cuvée prestige (CP), non il semplice millesimato.
Per andare invece su questioni di valutazione il Cristal a mio avviso è un po' sopravvalutato, il livello è quello del Dom Perigon, e anzi in generale ho quasi sempre preferito quest'ultimo, non ho mai assaggiato il Salon (mi piacerebbe!) e per quanto riguarda la Krug il problema è che il suo brut di base costa più di molte CP di altri produttori, il confronto andrebbe fatto tra due CP e quindi tra Cristal e Clos du Mesnil o Clos d'Ambonnay, però sono uno un blanc de blanc e l'altro un blanc de noir, mentre il Cristal è un taglio Pinot Chardonnay…
Interessante quello che avete fatto poche settimane fa :chuckle: anche se per me Selosse fa dei prodotti molto più interessanti di Philipponat, Clos de Goisses incluso. (Ah, pochi giorni fa l'Initial in una carta dei vini l'ho visto a più del doppio del prezzo praticato in quel posto…)
La singola miglior bottiglia che io abbia bevuto forse resta una Champagne Charlie (rara CP di Charles Heidsieck) 1985 bevuta nel 2006.
Come brut di base (non millesimati, cioè senza indicazione d'età) di grandi case (quelle siglate NM, négociant-manipulant) a me piaciono Billecart Salmon, Roederer, Ruinart, Bollinger, Bruno Paillard, Pol Roger e anche Laurent Perrier. Da evitare decisamente, nei brut di base, Mumm, Taittinger, Perrier Jouet, Piper-Hedsieck; anche se queste stesse case fanno dei buoni (o almeno decorosi) prodotti nei millesimati e nelle CP.
Gli Champagne di piccole case (siglate RM recoltant-manipulant o, nei casi delle più picoole che utilizzano esclusivamente le proprie uve al 100%, PR propriétaire-recoltant) infine possono essere meraviglisi come mediocri, di solito sono comuqnue un buon affare ma bisognerebbe conoscerli e sono davvero ranti. I vini di Selosse sono magnifici, e mi aspetto grandi cose dalla CP Coeur de Cuvée Grand Cellier d'Or di Vilmart del 1997 che giace nella mia cantina.
Mi si apre un mondo…. bravi :clap:
@mizo: disattenzione…succede, a non andare mai in ferie 😉
Concordo su Ruinart (proprio ieri ho bevuto il Millesime 2002), Pol Roger e aggiungo anche Paul Bara
Comunque un mio caro amico e mentore francese una volta mi ha detto: “C'è il Franciacorta e c'è Bellavista, c'è lo Champagne e c'è Krug”.
De gustibus…
Paul Bara lo conosco solo di fama, mai bevuto.
Quanto alla Krug non contestavo certo la sua posizione, era il Cristal che stavo ridimensionando.
Sono d'accordo: è molto buono ma è probabilmente sopravvalutato.
Grazie ragazzi.. Mi state veramente illuminando su molte cose..
Purtroppo però mi rendo conto che la mia ignoranza sta su cose più “basilari” e che date perscontate, e dovrei mettermi a fare decine di domande..
Per esempio (non ridete): Ma esattamente cosa sta indicare “Brut”? Che cosa intuisco quando leggo “brut” su uno spumante o su uno Champagne? E poi quanto sono più prestigiosi gli Champagne rispetto ai nostri Spumanti o Franciacorta? Perchè se un riccone deve scegliere un vino di prestigio sceglie uno Champagne e non un vino Italiano?
Senza starti a riempire di nozioni, ti basti sapere che per produrre un qualsiasi tipo di spumante, a parte qualche caso, si usano principalmente due metodi: il metodo Charmat ed il metodo Classico.
Lo Champagne si fa con quest'ultimo, che solo in questo caso prende il nome di metodo Champenoise.
Per darti un'idea giocando in casa nostra, il Prosecco è solitamente un metodo Charmat; i Franciacorta sono metodi Classici.
Per rispondere alla tua domanda, il dosaggio viene definito sulla base del tenore in zucchero residuo, espresso in grammi per litro:
– Extra brut: da 0 a 6 grammi
– Brut: inferiore ai 15 grammi
– Extra dry: da 12 a 20 grammi
– Sec: da 17 a 35 grammi
– Demi-sec: da 33 a 50 grammi
– Dolce: oltre 50 grammi
In caso di un tenore inferiore ai 3 grammi, si possono ugualmente utilizzare le definizioni “brut nature”, “pas dosé” o “dosage zéro”.
Quindi, nel caso di un Brut, ti devi aspettare uno spumante da molto secco a secco, ideale per gli aperitivi, ma anche a tutto pasto.
Il prestigio di uno Champagne deriva sicuramente dal fatto che i francesi i vini li sanno fare, e anche molto bene, ma soprattutto li sanno valorizzare.
Riguardo all'affermazione “un riccone deve scegliere un vino di prestigio sceglie uno Champagne e non un vino Italiano”, beh, non è proprio così ed è anche un'affermazione sbagliata.
Tendenzialmente uno spumante è l'unico vino a tutto pasto, che si può abbinare a più portate (è chiaro che se sei davanti ad una fiorentina di 2 chili e mezzo, il discorso non vale).
Lo Champagne, come anche un Franciacorta, può essere quindi un buon punto di partenza che prosegue ad accompagnare quasi tutto il pasto.
Molti pensano erroneamente che bere champagne significhi spendere un capitale: si è già detto che non è così. Si possono tranquillamente trovare, al ristorante, champagne discreti a partire dai 35 euro, quindi un prezzo praticamente in linea con un buon Franciacorta.
La differenza è che il range degli Champagne è ben più vasto, trovando tante tipologie diverse, tantissimi produttori, e tantissime annate, che reggono il tempo molto meglio e molto di più dei nostri. E' questo che fa sì che tu possa trovare bottiglie da 20 euro come da 400.
Sulla faccenda Italia-Francia non ci entro: troppo spinosa, annosa e soggettiva.
Passiamo alle cose oggettive: un vino spumante è brut quando contiene un dosaggio di liqueur d'expedition (cioè sostanzialmente zucchero) minimo pari all'1%. Non è la tipologia più secca in assoluto perché esistono i pas dosé o brut integral o brut zero completamente privi di liqueur d'expedition, ma è la tipologia più diffusa in assoluto (almeno dal '900 in poi, prima gli Champagne semisecchi e dolci erano più apprezati) e l'unica prodotta da tutte le case. Per brut non millesimato o “portabandiera” si intende il vino base di ogni casa, fatto con miscele di vini di annate diverse in porzioni differenti di anno in anno per ricreare il più possibile un prodotto sempre uguale nel tempo. Generalmente è fatto con tutti e tre i vitigni permessi nella Champagne, con una percentuale alta di Pinot Meunier che molte case (con eccezioni notevoli) ritengono troppo poco nobile per comparire nei prodotti più prestigiosi.
Già ma a questo punto magari ti chiedi cosa sia e a cosa serva il liqueur d'expedition… è una miscela di zucchero e vino fermo che viene aggiunta per attenuare la secchezza del vino e per compensare la perdita di vino che si ha dopo il dégorgement, cioè la rimozione dei sedimenti finiti nel collo della bottiglia dopo il rémuage…e qui si dovrebbe iniziare a parlare di pupitre e gyropallets, col rischio di andare troppo sul tecnico e diventare noiosi.
Errata corrige: da poco si sono ritoccati i valori per la categoria Brut, da 15 agli attuali 12 grammi per litro.
Allora, facciamola semplice 🙂
Il metodo classico è il procedimento tradizionale che prevede la spumantizzazione nella bottiglia, dove il vino rimane poi a contatto dei lieviti per molti mesi.
Gli spumanti ottenuti con questo metodo sono quindi quelli nei quali è nettamente percepibile, e spesso predominante, l'apporto dei lieviti responsabili della seconda fermentazione.
Generalmente si parte da uve vendemmiate in anticipo rispetto alla completa maturazione, in modo da avere alti valori di acidità e basso contenuto zuccherino.
La prima fermentazione si fa normalmente in tini d'acciaio a temperatura controllata. Di solito, anche se non sempre, si vinificano separatamente le uve provenienti da diversi vigneti e a volte, per dare maggiore corposità, il mosto -una piccola parte- è fermentato in barrique.
Dopo alcuni mesi i vini sono pronti per la preparazione della cuvée, ovvero l'assemblaggio che porta al vino base finale.
Le bollicine sono il risultato di una seconda fermentazione uguale alla prima. Nel convertire lo zucchero in alcool, i lieviti liberano infatti una grande quantità di anidride carbonica. La differenza sta nel fatto che la prima fermentazione si fa in modo che il gas si disperda, la seconda si fa in bottiglia, quindi il gas rimane disciolto nel vino.
La tecnica attuale prevede l'innesco della seconda fermentazione con l'aggiunta al vino base di una “liquer de tirage”, preparata con vino, zucchero e lieviti selezionati.
I lieviti sono microorganismi che si moltiplicano a grande velocità e che, una volta demolito lo zucchero e prodotto alcool ed anidride carbonica, muoiono e si depositano sul fondo formando un deposito solido, la feccia.
Il contatto del vino con la feccia è fondamentale nello sviluppo degli aromi complessi caratteristici di questi vini.
Percò, il vino viene imbottigliato nelle “sciampagnotte” sigillate con un tappo a corona e comincia la presa di spuma, che porta il vino ad essere frizzante, e il successivo affinamento.
Concluso l'affinamento, che va da nove mesi -termine minimo di legge per definire uno spumante metodo classico- fino a diversi anni (nello Champagne, se non ricordo male, il vecchio disciplinare imponeva minimo 36 mesi, ora 18), occorre eliminare i lieviti.
Questo si fa tramite la sboccatura, preceduta dal remuage, ultima fase dell'affinamento.
E qui spuntano le pupitres e i giropallets.
Le pupitres sono i tradizionali cavalletti dove le bottiglie vengono collocate, inclinate.
Il remuage consiste nello ruotare le bottiglie ogni giorno di un quarto di giro per volta, mentre aumenta l'inclinazione, fino ad arrivare “a testa in giù”.
In questo modo, il deposito di lieviti si raccoglie tutto sul tappo, facilitando la successiva eliminazione.
Il remuage è una tecnica molto laboriosa, che si fa ancora nelle piccole cantine; le grandi aziende, invece, usano i giropallets, ovvero gabbie da 504 bottiglie ciascuna che sono movimentate automaticamente da meccanismi idraulici controllati da computer che regolano precisamente rotazione ed inclinazione.
Tocca infine alla sboccatura (o degorgement).
Dei macchinari appositi immergono il collo della bottiglia in una soluzione di acqua e glicole propilenico ad una temperatura di -25°/-30° per 10-15 minuti: lo spumente, e con lui la feccia, si ghiaccia, e viene espulso.
A questo punto entra il gioco il dosaggio, con la liquer d'expedition, che viene preparato sulla base di una ricetta segreta di ogni azienda, di cui si è già parlato sopra; le bottiglie vengono fatte rotolare su loro stesse per amalgamarlo bene al vino.
Infine c'è la tappatura, con il classico tappo, cilindrico in partenza, che poi prenderà la classica forma a fungo, l'applicazione della capsula e della gabbietta di metallo per evitare che il tappo fuoriesca, vista l'alta pressione all'interno (da 3 bar minini fino a 6,5), e l'etichettatura.
Salute.
Hai omesso il degorgement à la volée, fatto a mano senza congelamento della feccia, raddrizzando rapidamente la bottiglia; certe case come Selosse e Salon la usano ancora.
Vero. Sapevo di Salon, non pensavo la utilizzasse ancora Selosse
La mia è una fonte un po' datata… non so se lo facciano ancora.
Hai mai sentito Tarlant?
No, mai provato. Non ho nemmeno presente come siano le bottiglie.
Uh vedo che fanno un blanc de blanc franco di piede… molto interessante.
Chettelodicoafare… però non ho avuto ancora occasione di assaggiarlo, ero curioso di sapere se almeno tu avevi qualche notizia in più.
Proprio oggi da Epicure, enoteca dentro l'aeroporto di Bruxelles, ho visto in vendita qualche bottiglia dello Champagne di cui vi avevo scritto, il Charlie 1985, a 270 euro; inutile dire che io l'avevo pagato molto, molto meno.
Quando l'ho bevuto, nel 2006, era già ultramaturo, mi chiedo se ormai non sia già in fase calante.
@Mizo e Kava che belle “perle”di cultura che mi avete dato….io oltre ai gia' citati Pol Roger, Bollinger, Paul Bara' piaciono anche Bellefon,Ayala e Drappier…..notevole anche il piccolo Tassin!!!..Krug superlativo sentito solo una volta gentilmente offerto….
ps dimenticavo Kava era molto buono anche quello che ho sentito da te :clap:
Ripensandoci però ha proprio ragione Kava: caro Aratos sei partito troppo in alto (e forse col palato ancora impreparato a tanta altezza, valga proprio la metafora dell'altitudine, come se tu avessi fatto la tua prima gita in montagna su uno degli 8000 himalayani), ora farai davvero fatica a trovare Champagne che suscitino il tuo interesse.
Lo Champagne personalmente l'amavo quasi più da bambino e ragazzino che ora, e mi sono fatto la bocca bevendo molto Moet Chandon e Veuve Cliquot di base (negli anni '80 erano di gran lunga i più diffusi in Italia) qualche bottiglia di cattivo Cordon Rouge Mumm, e qualche volta qualcosa di più esotico ai tempi in cui persino Laurent-Perrier pareva una scelta da esperti; per passare poi ai millesimati (per molti anni il MC “etichetta nera” è stato il mio Champagne di riferimento) con le cuvée prestige che rimanevano un ideale non attingibile, come dei monti lontani che solo anni dopo avrei potuto raggiungere.
Per me una conquista a lungo sognata vale di più di qualcosa subito ottenuta senza averla prima assaporata con l'immaginazione.
Pensate che sfiga se fossi nato ricco! :chuckle: