Stavo cercando informazioni varie su alcuni argomenti, quando mi sono imbattuto in questa cosuccia qui, che vi posto tutta. Se non avete gana di leggerla completamente, anche se interessante, vi consiglio di saltare direttamente a “La terza generazione” che riguarda noi modenesi direttamente.
Buona lettura.
I Pionieri
La tradizione della Pizza di questo pianeta si compone di due principali direttrici: quella di Napoli e quella di Tramonti (SA), a cui si affiancano la Pizza di Bracigliano e la Pizza a metro di Vico Equense, che tra qualche anno celebra il primo centenario avviandosi a diventare una ‘tradizione’ anche se è un fenomeno più recente.
La tradizione di Napoli si identifica con la Pizza Margherita che “sul’ a Napule a sann’ fà  “, come è noto, mentre la tradizione di Tramonti oltre alla sua Pizza Tramontana, si identifica con il fatto di aver fatto conoscere la Pizza in tutto il mondo attraverso l’infinità  delle sue pizzerie.
Lo sviluppo del fenomeno delle pizzerie di Tramonti si verificò casualmente ed in seguito al tentativo di vendere prima ed imporsi poi con la mozzarella.
Vale la pena spendere ancora qualche riga riprendendo il fatto che il territorio montagnoso di Tramonti fa parte dei Monti Lattari, i quali si estendono lungo tutta la penisola sorrentino-amalfitana, in Provincia di Salerno. Tramonti è un crocchio di colline che si affacciano sul mare dal lato della Costiera Amalfitana, in origine era un paese prettamente agricolo e pastorale.
Da secoli esistevano a Tramonti attività  specifiche tuttora presenti come la lavorazione del latte, che si caratterizza per la produzione di mozzarelle, e la particolare lavorazione del legno di castagno con la produzione di cesti che, nei tempi che furono, venivano utilizzati per contenere le mozzarelle e, in seguito, anche le pizze. Le forniture di formaggi venivano vendute principalmente sui due versanti: nell’entroterra l’Agro Nocerino con Pagani e i paesi limitrofi, all’epoca raggiunti a piedi attraverso il Valico di Chiunzi; e dal lato mare la Costiera Amalfitana con Maiori e gli altri piccoli borghi marinari, sempre raggiunti a piedi.
La mozzarella di Tramonti aveva vocazioni di conquista di altre terre. Nel 1800 le mozzarelle di Tramonti arrivavano fino a Napoli. I prodotti caseari che si producevano a Tramonti divennero sempre più ricercati e l’attività  divenne sempre più importante tanto che nei primi del 1900 già  si fornivano le più note pizzerie di Napoli con la mozzarella prodotta a Tramonti.
Ma la storia della Pizza si collega con la mozzarella nel 1947 seguendo due direttrici che si intrecciano: quella di Luigi Giordano e quella di Vittorio Macchiarola, entrambi mozzarellari emigrati al nord.
Luigi Giordano di Tramonti, durante il periodo di leva militare viene destinato a Loreto, in provincia di Novara. Nel frattempo venne l’armistizio dell’8 settembre del 1943, e Luigi Giordano era dovuto rimanere in quei luoghi non potendo ritornare a casa dove, nel frattempo, i Battaglioni dei Ranger (1°,3° e 4°) erano impegnati nel combattimento contro i tedeschi che, a mano a mano, indietreggiavano verso la battaglia finale di Anzio, l’anno successivo, nel 1944.
Le truppe speciali anfibie americane, i Ranger, erano sbarcate sulla vicina spiaggia di Maiori all’alba dell’8 settembre 1943 per andare a mettersi in postazione a Tramonti, che si affaccia proprio sul mare di Maiori. Tramonti era la testa di ponte e i Ranger stabilirono lì il loro ospedaletto da campo, in un rifugio montano sul Valico di Chiunzi, l’attuale pizzeria “La Violetta” , rimasta negli annali dei Ranger come Fort Schuster.
L’alleanza fra l’Italia e gli Stati Uniti d’America fu la causa di una incredibile rivalsa da parte dei tedeschi e, per sfuggire alle trucidazioni in atto dappertutto, anche Luigi Giordano in Piemonte dovette rifugiarsi sulle alture della zona in cui si trovava: le colline di Oleggio, la zona del Lago Maggiore, Mena, Ossola, dove si trovò anche a far parte dei partigiani. Lì ha vissuto sugli altopiani dove si rese conto dell’abbondanza di latte, e dove pensò di impiantare un caseificio, dove potersi sviluppare una attività  di lavorazione del latte e la produzione di mozzarella fondata sulle esperienze e la maestria di Tramonti.
Finita la guerra e il servizio militare, Luigi Giordano torna a Tramonti ritrovandosi nelle solite difficoltà  di lavoro e occupazione insieme agli altri del suo paese, ai quali racconta della prosperosità  che Loreto avrebbe potuto offrire con la lavorazione del latte. Le prospettive di opportunità  illustrate da Luigi Giordano risvegliano, cosi, in un gruppetto di ardimentosi, il coraggio necessario per emigrare da Tramonti.
E cosi, sempre a proposito delle sorti della Pizza di Tramonti, i primi che partono da Tramonti all’avventura e alla ricerca di un lavoro sono:
* Peppe ‘O Pupanio ‘E Casevivo (Casa De Vivo, contrada del villaggio di Pietre, a Tramonti);
* Luigino ‘O Scialone (fratello di Menicuccio Cioffi, padre della signora Maria che lavora attualmente presso il Comune di Tramonti);
* Vicienzo ‘E Cucchiarella;
* Sasino Generale;
* Giuseppe Mandara, detto Peppe ‘e Ciccio;
* Luigi Giordano (detto Giggino ‘ A Casettara, più avanti noto come Giggino ‘O Miliardario).
Il sestetto attraversa il Valico di Chiunzi nel dopoguerra, e si dirige verso Novara approdando a Loreto. Qui i sei costituirono una impresa di produzione e distribuzione di latticini dove Peppe ‘e Ciccio era l’esperto della mozzarella di una stirpe professionale antichissima il cui capostipite era Ciccio Mandara (Francesco). Ciccio apparteneva ad una famiglia numerosa di cui tre fratelli facevano la mozzarella ad Agerola e, nella distribuzione, si estendevano dai Monti Lattari fino a Pompei. Il figlio Peppe, in particolare, lavorava il 90% del latte di Tramonti, fino a quel momento.
Si aggiunge al gruppo di pionieri, dopo pochi mesi, Alfonso Trezza, proveniente dal villaggio Novella di Tramonti, che si dedica totalmente all’attività  e che in breve diventa il braccio destro di Giggino “A Casettara” fino agli anni ‘80 quando va in pensione. Attualmente Trezza vive a Vietri sul Mare in Costiera Amalfitana. Parallelamente, sempre nel 1947, Vittorio Macchiarola di Tramonti ( detto ‘O Stagnaro) va a Stezzano, in provincia di Bergamo, a mettere il primo caseificio, insieme con Fonsino e Vilardino (Alfonso Ferrara) di Campinola, e Antonio Pisacane. All’inizio affrontano grandi sacrifici, senza un giaciglio dormono finanche per terra. Lavorano insieme per 4 anni e poi si separano percorrendo strade diverse per interesse e attività  .
Alfonso Ferrara se ne va a Rho e apre un altro caseificio. Pisacane rimase a fare le mozzarelle nel caseificio di Stezzano che era stato venduto, e quindi continuerà  lavorando a ‘sottopadrone’. Vittorio Macchiarola si sposta a Milano e si collega con Luigi Giordano che gli affida le mozzarelle (prodotte a Loreto) da distribuire nel milanese.
A questo punto della storia comincia il rapporto tra Giggino ‘A Casettara e Vittorio ‘O Stagnaro. Ma vediamo prima come funziona l‘impresa casearia dei complessivamente sette emigrati di Tramonti che si stabiliscono a Loreto. Luigino ‘O Scialone era quello che in bicicletta andava a raccogliere il latte in giro con il bidone in groppo. Tutti insieme, poi, facevano le mozzarelle e le distribuivano nei paesi del circondario. E comunque i tempi furono duri, e non tutti e sette riuscirono a vedere nel sacrificio il senso della fortuna e, quindi, non tutti la trovarono la fortuna.
Fecero marcia indietro: Peppe ‘O Pupanio che ritornò a fare le ceste a Tramonti, e Vicienzo ‘E Cucchiarella che riprese a fare il contadino. Luigino ‘O Scialone’ si stabilisce ad Oleggio, dove incontra la donna della sua vita: Mariuccia Garzone, nata ad Oleggio, capo operaia in una fabbrica di costumi da bagno sempre ad Oleggio. Le cose non andarono bene per la salute di Luigino ‘O Scialone che, nel frattempo, si ammala di meningite. Anche Luigino ‘O Scialone, quindi, fa ritorno a Tramonti, ma per motivi di salute. Torna già  sposato. Per vivere mette su una macelleria ma, nel breve tempo di 6 mesi, decide di ritornare ad Oleggio e, mentre nasce il suo primo ed unico figlio, lui muore. Il nome del figliolo è Pier Giuseppe, ma la mamma lo chiama sempre col nome del marito: Gigi, e tutti lo hanno sempre chiamato Gigi ( diminutivo di Luigi che si pronuncia raddoppiando la consonante, alla napoletana). Gigi diventa meccanico specializzato e a tutt’oggi è caporeparto in una fabbrica di forni. Luigino ‘O Scialone era figlio di Giuseppe Cioffi (proveniente da Sambuco, località  di Ravello ) e di Giordano Maria Maddalena di Tramonti, figlia di Rafele Scialone (Raffaele Cioffi). Giuseppe Cioffi era carbonaio e la moglie Maria Maddalena era casalinga, con la quale ebbe 3 figli: Luigino (‘O Scialone), Domenico e Angela. Domenico ha vissuto facendo il contadino, Angela, invece, negli anni ‘60 emigrò prima a Cuneo e poi a Biella, dove il suocero Giusepp ‘a Crapara aveva una pizzeria in piazza Fiume n.4, la “Pizzeria Capri “ . In seguito, col marito Peppe ‘e G’sepp , continuarono la gestione della pizzeria. Sasino, cioe Biagio Generale, si stabilì ad Oleggio, per cercare uno sbocco con la lavorazione delle mozzarelle. Giggino ‘A Casettara rimase a Loreto, sempre a Oleggio, anche a fronte della constatazione che la produzione di mozzarella non trovava molti sbocchi, poichè era un alimento poco conosciuto e, soprattutto, non utilizzato nella ristorazione in quanto non esistevano pizzerie. Il suo caseificio si chiamava “Caseificio Giordano” che esiste ancora ed è gestito dal fratello Amedeo, alla frazione Loreto di Oleggio, in provincia di Novara, che distribuisce mozzarella in un raggio di duecento chilometri.
All’epoca bisognava darsi da fare per distribuire tutte le mozzarelle prodotte e comunque, pur con tanto impegno, c’erano sempre degli avanzi. A questo punto della storia Luigi Giordano, che era in contatto con Vittorio Macchiarola che gli distribuiva le mozzarelle, pensò di utilizzare la mozzarella che rimaneva per fare delle Pizze, coinvolgendo ‘O Stagnaro (Vittorio Macchiarola) nell’allestimento di una pizzeria.
Queste storie sono cominciate entrambe nel 1947, Vittorio Macchiarola s’incontra con Luigi Giordano dopo quattro anni, come abbiamo detto, e siamo nel 1951.
Si giunge così all’8 agosto del 1951 quando nasce nel nord Italia, a Novara, la prima pizzeria: la “Marechiaro”, che fu anche la prima pizzeria di un tramontano, in via Rosselli n. 9, nel cuore di Novara, alla piazza delle Erbe. Questa data resterà  poi scolpita per l’eternità  diventando il giorno del Festival della Pizza di Tramonti. Dopo pochi mesi le cose già  vanno bene. Giggino consolida la propria famiglia, già  ha un maschietto suo erede e decide di voler gestire da solo la pizzeria. La separazione fra i due genera disaccordi e con Vittorio Macchiarola ricorreranno finanche ai legali risolvendosi la cosa, alla fine, con la reintegrazione dei capitali versati da Vittorio.
Nel frattempo si era unito al duo anche ‘O Polliere (Giovanni Arpino) che aveva sposato Lalena Mandara, sorella della mamma di Giggino ‘A Casettara. ‘O Polliere è la chiave di volta per i collegamenti e le persone provenienti da Tramonti. Quando successivamente ‘Giggino ‘A Casettara comincia ad aprire e a vendere pizzerie, ‘O Polliere sarà  l’ideatore del ‘collocamento’ del personale da reclutare a Tramonti, e la mente -oltre che il consigliere- dei Tramontani che volevano acquistare una pizzeria.
Agli inizi fu difficile introdurre un nuovo modello di ristorazione, veloce e con piatto unico, in un mondo abituato da sempre alla ristorazione classica, alla trattoria con il tradizionale menù che prevedeva antipasti, primi, secondi e frutta da degustare senza fretta. Le cose migliorarono dopo ben due anni di sforzi non comuni, dopodichà © si iniziò a chiamare in aiuto i parenti più stretti da Tramonti, dove le difficoltà  di lavoro e occupazione perduravano.
Dal 1954 Luigi Giordano iniziò ad aprire nuove pizzerie, avviarle e passarle a parenti e familiari. La sua seconda pizzeria fu la “Santa Lucia”, in via Ricotti, sempre a Novara, che aprì insieme con Gennaro Apicella e al padre di Generoso, “a Pustera”.
Quello delle aperture di pizzerie fu un fenomeno che cominciò col ritmo di una pizzeria all’ anno, seguito da un crescendo da non potersi più controllare. A Tramonti si capì che quello poteva essere un filone d’oro, visto e considerato cosa era riuscito a fare Luigi Giordano con la Pizza, e così partirono in molti. Inizialmente quasi tutti fecero capo a Luigi Giordano, per apprendere in fretta le caratteristiche determinanti della gestione di una pizzeria. Successivamente si fece capo ai discepoli di Luigi Giordano, e ne venne fuori una ramificazione che si moltiplicava da sola. Ma vi furono anche spostamenti da una città  all’altra, lo stesso Sasino, pioniere insieme a Luigi Giordano, nel frattempo si trasferì a Pavia convertendosi in Pizzeria. Era la sua prima pizzeria e si chiamava “Pizzeria Posillipo”, in via Volturno, insieme al fratello Gaetano Generale che poi morì, sempre a Pavia.
In seguito allo sviluppo evidente e per chiara fama, e alla prima festa del miliardo celebrata dopo pochi anni, Luigi Giordano perde il soprannome di Giggino “a Casettara” e diventa Giggino ”O Miliardario” che, nel frattempo, aveva creato un vero e proprio impero di pizzerie di Tramonti.
Si calcola che tra il 1965 ed il 1975-80 Luigi Giordano “Giggino ‘O Miliardario” avesse impiantato e poi ceduto oltre 90 pizzerie.
La Seconda Generazione
La seconda ondata di emigrazione da Tramonti, costituita da giovani con lo scopo di diventare imprenditori col sogno di aprire pizzerie, avviene nel 1960 ed è costituita da:
* Gaetano Generale, in seguito meglio conosciuto come Tonino, che adolescente va a Torino con ‘Ngiulenella, moglie di Menicuccio Cioffi;
* Pasquale ‘e Tomevo’ (Pasquale Vitagliano), che prenderà  una pizzeria di Giggino “A Casettara” ad Asti;
* Rafele ‘e Scardill’ (Raffaele Giordano), che va a Fossano, in provincia di Cuneo, nella pizzeria di Giordano Pasquale, fratello della moglie di Giggino ‘A Casettara;
* “Ntonio E Luigi ‘O Signore” di Figlino, che giovanissimo va a Loreto, da Giggino “A Casettara”;
* I fratelli Buonocore di Figlino, pure giovanissimi vanno anche loro a Loreto, da Giggino “A Casettara”.
Questi della seconda generazione cominciarono la propria carriera nel 1960 per conseguire i loro successi negli anni successivi: Tonino Generale diventerà  Campione Europeo della Pizza negli anni ‘80, Pasquale “E Tomevo” sarà  il primo maestro della Pizza di Tramonti a Las Vegas negli anni ‘90, e così via.
La Terza Generazione
La terza ondata d’emigrazione da Tramonti, comincia con Giovanni Apicella. Si tratta di un capitolo nuovo nella storia della Pizza di Tramonti, che sposta in avanti l’asse di quanto sviluppato dal pioniere Giggino “A Casettara”. Sarà  l’adeguamento della tradizione alle nuove dinamiche del sociale commerciale e culturale di cui vale la pena di vederne gli sviluppi e l’epilogo.
Giovanni Apicella nasce nel 1945 a Tramonti, ancora piccolo aiuta lo zio che ha un forno di panettiere a Polvica. Adolescente, scappa da casa e va a Seregno, in provincia di Milano, alla pizzeria “Vesuvio” di Matteuccio, figlio di Luigiella l’Ovaiola, di Campinola. Il maestro pizzaiolo qui era Michele Savino, figlio del barbiere. Dopo cinque mesi spesi al “Vesuvio”, Giovanni si trasferisce a Galliati, in provincia di Novara, alla pizzeria della sorella di Matteuccio. Qui ci rimane per altri cinque mesi. Con l’aiuto di Antonio Apicella, figlio di Giovanni “O Suoppo” che ora sta a Mortara, in provincia di Pavia, va a lavorare per la prima volta stagionale a Forte dei Marmi, al ristorante e pizzeria “Da Aldo”. Per due autunni frequenta la scuola alberghiera di Conca dei Marini, dove studia la teoria, la pratica all’hotel “Riviera”, sempre in Costiera Amalfitana. Il secondo anno lavora al ristorante pizzeria La Lanterna a Cinquale di Montignosa, in provincia di Massa Carrara. Ritorna a Tramonti e nel 1963 lavora con lo zio Matteo a Polvica. Nel 1964 sostituisce per un anno lo zio in qualità  di pizzaiolo al ristorante pizzeria “Da Federico” ad Erchie, borgo marinaro di Maiori in Costiera Amalfitana.
Nel 1965 Giovanni Apicella va a lavorare stagionale a Viareggio presso il “Royal Hotel”. Dal 1966 al 1970 lavora d’estate nei ristoranti della costa in Francia e d’inverno nelle pizzerie di Tramonti in Italia:
* Busto Arsizio, pizzeria “Nazionale”;
* Garlasco, pizzeria nel complesso “Le Rotonde”.
* Novi Ligure, pizzeria “Vesuvio”;
* Viareggio, pizzeria “Nello”.
Nel 1971 il nostro si sposta a Nonantola, in provincia di Modena, nello stesso anno si sposa. Successivamente lavora al ristorante pizzeria “La Lumiere” a Castelfranco Emilia, sempre in provincia di Modena. In seguito Giovanni Apicella costituisce una società  e apre la sua prima pizzeria “Vesuvio” a Nonantola. Dopo un anno e mezzo chiude e si sposta a Soliera, in provincia di Modena, per aprire la pizzeria “Ole Messico”. Ancora con altri collaboratori si sposta a Carpi e dà  vita a due nuove pizzerie: il “Corsaro” e “La Capannina”.
Nel 1973 comincia la svolta dei nuovi protagonisti della Pizza di Tramonti: i precedenti erano imprenditori, i nuovi sono pizzaioli.
Tra i nuovi protagonisti è da menzionare Carmine Pagano che diede una svolta innovativa nella ristorazione. Lui creò la Pizzeria Ristorante con la vetrina esposizione, era di S. Rufo, in provincia di Salerno, di famiglia di commercianti nell’industria boschiva (50 anni fa fornivano le traversine dei binari alle FFSS). Carmine Pagano con Bonifacio ed Elenuccia compra la “S.Lucia“ di Modena. Successivamente Carmine Pagano e la zia Teresa diventano proprietari della “S.Lucia” .
Nel giro di meno di un anno Giovanni Apicella, il cognato (Carmine Pagano) ed altri, aprono sette pizzerie a Modena: “Grottino”, “La Gatta “, “Jolly”, “La Botte”, “Sorriso”, “Portichetto”, e “La Perla”.
Comincia l’espansione delle aperture di pizzerie nel modenese e fino a Bologna, tra cui le pizzerie: “La Mamma “ e “Tommy” . Entrano ancora altri soci nel programma di aperture di pizzerie ed in tutto sono 22 i locali in Emilia Romagna fino a lmola con: “La Fontanina” e “Il Fagiano”. E siamo arrivati nel 1978/79.
Trascorsi circa otto anni di sviluppo che hanno registrato l’apertura di pizzerie per una media di tre pizzerie l’anno, Giovanni Apicella apre un night club dal 1981 al 1983 e conduce il “Portichetto” dal 1984 al 1985. I tempi cambiano, cambiano le prospettive e il 6 ottobre del 1986 Giovanni Apicella, con l’aiuto degli amici Davide e Alfonso Giordano, attraversa l’oceano e arriva a New York.
Comincia lavorando come consulente in vari ristoranti e poi, nel 1991, apre il primo ristorante “Piccolo Pomodoro” all’incrocio della 91esima strada con la 2nda Avenue, nel territorio di Harlem.
Poi si sposta nel cuore di New York, a Manhattan, e da allora in poi sarà  una lista di successi: il ristorante “Zucchero” (1992), “Portico” (1993), “ Amarone “ (1997), e ne11998: “Luna Piena “ e “Luna Blu”.
Le successive ondate
Quello delle aperture delle pizzerie di Tramonti al nord Italia fu un fenomeno molto grande, caratterizzato da uno sviluppo crescente molto forte. Molti sono stati i grandi maestri della Pizza di Tramonti e molti i geni delle aperture delle pizzerie, ma contemporaneamente bisogna tener conto dei tanti ignoti che hanno lavorato senza farsi notare e che hanno fatto tanta strada. Valga per tutti loro il successo di quei ragazzi di Paterno che a Parma avevano la pizzeria “Il Cozzicaro”. Dunque, se si collegano tutte le pizzerie di Tramonti con una linea, ne vien fuori il disegno di una ragnatela che s’irradia da Novara, con direttrici principali e diramazioni lungo le quali si ebbero i seguenti insediamenti:
* Da Novara: Vercelli -Alessandria -Asti -Varese -Pavia -Milano
A loro volta, le pizzerie sorte su queste direttrici diventarono altrettanti centri da cui s’irradiarono nuovi segmenti di sviluppo, perciò si ebbero attività  di pizzeria seguendo le successive nuove direttrici:
* Da Vercelli: Ivrea -Biella -Como
* Da Alessandria: Torino-Cuneo -Genova -Savona
* Da Pavia: Bergamo -Brescia -Cremona -Piacenza
Sempre con lo stesso criterio d’espansione di nuovi tronchi e direzioni, da Pavia, ulteriormente, si ebbero ancora due nuovi centri di sviluppo, perciò si ebbero attività  di pizzeria seguendo le successive nuove direttrici:
* Da Cremona: Modena -Mantova -Parma -Reggio Emilia
* Da Brescia: Padova -Treviso -Udine -Verona -Belluno -Vicenza -Venezia
Per quanto riguarda le pizzerie di Tramonti all’estero, gli insediamenti più considerevoli sono quelli negli Stati Uniti d’America e in Germania, e comunque ce n’è almeno una quasi in ogni stato del mondo. Ci sono pizzerie sparse finanche nei posti più impensati come a Cochabamba in Bolivia o a Mosca nell’attuale Russia. Si dice, ma è da verificare, che ci sia una pizzeria di Tramonti anche in Cina.
Il fenomeno delle pizzerie di Tramonti, oltre ad essere disegnato dalle direttrici delle migrazioni, è anche disegnato dalle famiglie che sono emigrate da Tramonti che, dopo essersi affermate in un luogo, si sono dedicate all’apertura di altre pizzerie per il resto dei familiari.
I Giordano che agli inizi approdano in Piemonte, i Generale e i Mandara della seconda generazione, gli Apicella della terza generazione e tante altre famiglie sono solo un assaggio della più grande migrazione della pizza. Qui dappresso riportiamo l’elenco alfabetico delle famiglie di Tramonti, chi più chi meno coinvolte nel fenomeno pizza, con l’indicazione del villaggio dal quale provengono. Il nome del villaggio dal quale proviene una famiglia è molto importante per chi è nato a Tramonti. Il senso d’identità  nei villaggi è così forte che prima ancora di sentirsi abitante di Tramonti, il tramontano si sente campinolese -per esempio- se è nato o se vive nel villaggio di Campinola. Il tramontano arriva addirittura a sentirsi cittadino di una località  all’interno del villaggio stesso come, per esempio, all’interno del villaggio di Pietre appartengono i siti: Fontaniello, Palomba, Casa Vuolo, Casevivo (che sta per Casa De Vivo) e così via altre località  ancora nei vari villaggi come: Casa Vaccaro, Papisco, Chiunzi, l’Arco, Casantillo, ecc.
Tramonti si compone di tredici villaggi e sono: Polvica, Figlino, Pietre, Capitignano, Cesarano, Corsano, Campinola, Ponte, Gete, Pucara, Novella, Paterno Santelia e Paterno Santarcangelo, distribuiti lungo due direttrici che disegnano un tarallo di monti: la prima che dal Valico di Chiunzi, che è la porta nord di Tramonti, corre verso Maiori, in direzione del mare, e la seconda direttrice che da Cesarano, la porta nord-ovest di Tramonti sulla provinciale Chiunzi- Ravello s’incontra con la provinciale Chiunzi- Maiori al bivio di Casalzano.
Una risposta
Grande GROG, bell'iniziativa la tua. E' sempre un piacere leggere della nostra storia, del nostro passato. Dei meridionali che nel dopoguerra non sempre emigravano per fare “mattoni su mattoni … appartamenti per gli altri da cinquanta milioni” (L'auto targato TO – Dalla/Roversi 1973), e dei tanti settentrionali che ancora adesso si ricordano di quando le pizzerie al nord non esistevano. 🙂 🙂
Grande GROG, Tramonti è a pochi chilometri da casa mia, nel cuore della costiera amalfitana: propongo un pellegrinaggio in omaggio al tuo post, che definirei
piuttosto una “Storia della nascita e dello sviluppo delle pizzerie”, un capitolo della storia della pizza molto spesso ignorato e che grazie a te è venuto alla luce. 🙂 🙂 🙂