La Lumira

Località: Castelfranco Emilia (MO)

Data: 07/04/2018

Utente: vejo

37 recensioni dal 06 Febbraio 2008

Contesto: Cena romantica

Prezzo: 39.00 € - Coperti: 2

Voto: cappellocappellocappellocappellocappello

<p style="text-align: justify;">È sabato sera (o, per essere più precisi, è la vigilia della sesta puntata del Palio della Tagliatella…) e ci troviamo, mia moglie ed io,  a rientrare da Bologna con la consegna di non rientrare troppo presto a casa per non rischiare di intrometterci nella grigliata che il giovane Marco sta cucinando per la sua compagnia.</p>
<p style="text-align: justify;">Passando per Castelfranco ci fermiamo quindi a “La Lumira”, ristorante che non abbiamo mai sperimentato ma di cui abbiamo letto ottimi commenti su internet.</p>
<p style="text-align: justify;">L’interno del locale si presenta molto bene: la costruzione è moderna (al piano terra di una palazzina apparentemente degli anni ’80) ma arricchita da elementi rustici di ottimo gusto.</p>
<p style="text-align: justify;">Tavoli ben distanziati e curati nella mise en place: calice per il vino, bicchieri da acqua di vetro colorato/soffiato diversi per ogni tavolo, posateria moderna e pesante.</p>
<p style="text-align: justify;">Noto anche che i menu che ci vengono portati sono uguali nell’aspetto e, ovviamente, nei contenuti ma di colore diverso: sui toni dell’azzurro per me e del rosa per mia moglie (non ricordo peraltro se la versione femminile del menu riportasse o meno i prezzi delle varie portate).</p>
<p style="text-align: justify;">Piuttosto ricca la carta dei vini dalla quale scelgo un pignoletto cantina Lodi Corazza che si rivelerà gradevole, sebbene leggermente asprigno e con un retrogusto più amarognolo della norma.</p>
<p style="text-align: justify;">Appena fatte le ordinazioni ci vengono offerte (attenzione alla terminologia) due piccole crescentine farcite di lardo e parmigiano, servite su una tigella che funge da piattino di portata.</p>
<p style="text-align: justify;">Già, le ordinazioni.</p>
<p style="text-align: justify;">Mia moglie sceglie “Ricchi e Poveri”, ovvero tortellini cotti in un denso passato di fagioli, aromatizzato con pepe e pomodori secchi. Potrebbe sembrare un abominio, specialmente nella patria del tortellino, invece il piatto si è rivelato assai gustoso, con i tortellini – particolarmente saporiti – che ben si distinguevano dagli altri ingredienti.</p>
<p style="text-align: justify;">Per me tagliatelle, però verdi e con ragù di carne e piselli: pasta di buon spessore, cotta a puntino e abbondantemente condita.</p>
<p style="text-align: justify;">Dopo le tagliatelle, tanto per restare nella tradizione, ordino una “cotoletta rifatta all’Arvaia”, ovvero una cotoletta impanata e fritta secondo i canoni, poi ripassata in padella con pomodoro e piselli, proprio come la faceva mia nonna.</p>
<p style="text-align: justify;">La consorte invece, come secondo opta per un antipasto: polenta fritta con squacquerone e pere al lambrusco, piatto interessante che ci ha suscitato una curiosità: come facevano le fette di pera a restare così sode e a mantenere la propria forma nonostante la cottura nel lambrusco ?</p>
<p style="text-align: justify;">Comunque il piatto è stato riconsegnato perfettamente vuoto, eccezion fatta per l’amletico dubbio delle pere.</p>
<p style="text-align: justify;">In chiusura – visto che non ordiniamo dessert - ci vengono offerti due pezzetti di bensone, utili per finire il pignoletto, e due di un dolce simile allo strudel di mele ma con un evidente sapore di amaretto.</p>
<p style="text-align: justify;">Servizio estremamente professionale e cortese, mai invadente e conto totale di 78 euro, non proprio pochissimi ma in parte giustificati dalla cura del locale.</p>

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