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Recensione su , scritta da simonkio il 2007-09-00

Quando mi sono imbattuto sulla scheda ammetto di non aver saputo resistere nonostante i 2 mesi dalla visita mi abbiano annebbiato inevitabilmente la memoria. Causa una cena di lavoro in una serata di settembre, nessuno degli 8 partecipanti in questione era mai stato nel locale anche per effetto della recentissima inaugurazione. L'impatto (ammetto che 25 anni di pranzi e/o cene quasi tutti i giorni fuori casa mi hanno un pò cotto la testa ed il palato ... più la testa direi) è stato massiccio per me che adoro, oggi, posti semplici ed informali (leggi genuini ed amichevoli) non dico da rutto libero ma da “sbuffo” sommesso sì (... farò schifo ma ammetto di aver slacciato a volte anche il bottone dei pantaloni). Oltrepassato il bel dehor nonchè la soglia del locale ci si imbatte in un ambiente iperscenografico stile “arabiamontecarlomilanomarittimafigodamatti” con marmi ori stucchi e luci a profusione. Indubbiamente bello/issimo nonostante, ripeto, la mia predilezione per le sedie di legno impagliate. Un cameriere (non sarà mai quello per tutta la serata ma sarete inconsapevoli protagonisti di una roulette russa) vi accompagnerà al tavolo, apparecchiata in stile post-moderno (del tipo niente tovaglia ma strisce di cotone poste a mò di sottopiatto). Mi giro un pò spaesato e noto avventori, in generale, di target medio alto ... se non alto alto (il controvalore in orologi nel locale era prossimo ai 350.000 €, sembrava di essere da Veronesi sotto il Pavaglione di Bologna) Ma passiamo al dunque. Indubbiamente la cucina ricerca uno stile unico ed altisonante. Traduco e sviluppo in prospettiva: lo chef Giacomo Galeazzi (allievo nientepopodimenoche di Camerucci del Lido Lido) è certamente un nobile emergente nel panorama gastroculinario italiano ma la brigata tra i fornelli ancora non risponde (almeno in quella sera di settembre) evidentemente ai suoi dettami e scuola (forse non c'era?). Non chiedetemi di ricordare i nomi dei piatti (nei locali del genere vanno quelle circonlocuzioni tipo: papero muto spelato vivo in un letto di triglie pescate con rete di seta veneziana in una notte di mezzo plenilunio con scorza di mango affumicato) tuttavia sia gli antipasti (sostanzialmente una mousse di ricotta) primi (una pasta ripiena del tipo mezze lune) e secondo (evidenzio che è possibile sposare tra una linea terra, mare e vegetariano con una offerta relativamente ampia di piatti) sono stati certamente scenografici ma non particolarmente degni di nota. Ampia quanto un album di nozze la carta dei vini con etichette importanti oltre alla presenza anche di etichette minori (nello specifico la serata è stata bagnata con un schioppettino. Servito anche vino al bicchiere da una vasta cave du jour). Personalmente ho chiuso con pasticceria e un calicino di passito. Ammetto che qualcuno al mio tavolo aveva svaccato e, anche per effetto del tasso alcolico già alto ... lo schioppettino sparava un bel 14° ... , si è prodotto con un cognac esigendo il napoleon scaldato (ma non troppo come nei film di Bond) e una scaglia di cannella (bizzarra richiesta tra l'altro evasa con estrema tranquillanza e naturanza da un capace cameriere ... mi sarebbe piaciuto leggere cmq nella sua testa) ma il tutto si è prodotto con conto di 73 € a cranio ... onestamente un po' troppo nonostante il taglio del locale ed il nome dello chef che tuttavia merita certamente... casomai a rodaggio ultimato, un'altra visita. 12007-11-10 00:00:002007-11-10 00:00:0073.001
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