Recensioni

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Recensione su , scritta da carolingio il 2012-10-28

“Siamo accampati qui dietro”. C’è un cartello bianco, con una scritta in corsivo, che appare sulla stradina di Borgoferro, una contrada di una quindicina di case che dovrebbe essere rasa al suolo completamente, o quasi, da quello che ci è stato detto… case tutte in piedi sì, a parte un tetto crollato, ma tutte gravemente lesionate, piene di crepi.

Fermo la macchina a lato e mi avventuro, sotto la pioggia battente, “dietro” gli edifici chiusi che danno sulla strada. Un marocchino esce da una porta e mi indica più precisamente dove sono le roulottes.

C’è un silenzio infinito, solo il ticchettìo della pioggia… fango e pozzanghere dappertutto, siamo prospicienti ai campi, cinque centimetri di acqua dentro la veranda della prima roulotte, quella dove dormono i due sposi giovani con la bambina… la seconda, quella acquistata in collaborazione con GustaModena, non è a tenuta e un po’ d’acqua entra anche lì, ci dormono i quattro più anziani... Niente bagno, se non i campi… o quelli chimici delle roulottes... il bagno è in costruzione, provvisoriamente, ma non ancora ultimato…

Fa freddo oggi… cielo plumbeo… la Maria, che ci viene incontro, ha il raffreddore, continua a soffiarsi il naso… suo marito, il cognato e il suocero, sotto l’acqua, di domenica mattina, sono lì col trapano che trafficano per installare la finestra alla nuova baracca che hanno appena realizzato per poter almeno mangiare in condizioni umane, spendendo qualche migliaio di euro di legname… risparmiati dal suocero in questi cinque mesi, perché il marito e il cognato, dopo il terremoto sono rimasti anche senza lavoro…

Le due roulottes sono collegate da un insieme disordinato di assi e di teli di plastica, a qualche metro di distanza dalla loro casa… una baraccopoli… loro sono piccoli di statura… io sbatto subito la testa sul soffitto di compensato che è molto basso… Almeno un altro anno devono stare in queste condizioni, per aspettare che le case vengano demolite e venga costruita quella nuova… il Comune dovrebbe dare l’80% dei soldi necessari, ma… per il resto come faranno senza lavoro?...

Mi fermo e tralascio dell’altro… non è stato un bell’antipasto, anzi mi si è irrigidito lo stomaco, ma volevo rendermi conto di persona e scambiare due discorsi con queste persone, per conoscerli meglio e per conoscere meglio la loro situazione; l’emergenza non è ancora finita.

Ne parlo un po' anche con il Sig. Paolo Reggiani, il cuoco che ho avuto il piacere di conoscere e che ai “Laghi”, una mezz’ora di strada più a sud di S.Antonio in Mercadello, ci accoglie di persona. Veniamo raggiunti dopo pochi minuti da Johnnybazoo e Sabrina, e ci sediamo nell’ampia sala con vetrata, sotto un soffitto di perline di legno e putrelle di ferro. Il locale è accogliente e semplice, i camerieri gentili e disponibili, in completo nero. Dopo altri cinque minuti arrivano anche Zemian e Sara, e dunque cominciamo a mangiare... anche se, portate pazienza, inizialmente ho ancora un senso di disagio interiore per quello che avevo visto prima e fatico a dimenticare.

Parlando del più e del meno, nell’attesa dell’entrèe, mi attirano subito dei fiorellini di micropanini con la cannella, molto buoni, e delle microschiacciatine salate, credo tutto fatto da loro. Con la scusa del cambio dell’ora, alla mattina avevo fatto colazione molto presto e quindi avevo anche un buco lungo nello stomaco.

Il tavolo è rotondo, bello largo, con un tovagliato bianco e un bilico di bicchieri. Il locale si riempirà quasi completamente e non è esente da un po’ di rimbombo. Bagni un po’ vecchiotti, ma decorosi e puliti.

Il cameriere ci chiede se anche noi due col coupon desideriamo unirci all’assaggio “a sorpresa” che accompagna il menu “della bilancia”, scelto da Zemian e Johnny... cioè calici versati di volta in volta, a seconda del piatto, con un vino sempre diverso e con l’etichetta nascosta da una carta stagnola. Solo a fine pranzo ci avrebbero detto di che vino si trattava, intanto noi potevamo provare ad indovinare… Ok, dice mia moglie, e… ok anche per me… nonostante una bottiglia avessi preferito tenerla lì sul tavolo… si sa mai…  ;)  va beh…

Il primo calice sembra un Prosecco extra dry, invece è un Brut Cleto Chiarli, ed accompagna dei crostini – erano sei - con crema di baccalà, cipolla rossa e arance. L’altro antipasto erano flan di anelli di cipolla, con cipolla ripiena e cipolla rossa in agrodolce con pinoli e uvetta passa. Il Pignoletto, avrà fatto 11 e mezzo - 12 gradi, del brut aveva poco, perché era parecchio amabile, ma comunque sempre piacevole da bersi, anche se personalmente preferisco il vino più secco di così.

Gli antipasti erano squisiti: ottima presentazione in piatti rettangolari, un po' arcuati, di vetro smerigliato verdeggiante, ottima inventiva ed elaborazione, quantità giuste, deliziosa in particolare la crema di baccalà. Una finesse di uno dei due antipasti, è stata la polvere di caffè sparsa sul bordo del piatto, mia moglie ipotizza per togliere dalla bocca il gusto molto “presente” delle cipolle.

Il secondo calice è senz’altro Lambrusco, ma la marca non la indoviniamo. E’ un “Saio Rosso” con al 90% uve Grasparossa di Castelvetro e al 10% Cabernet. Il Cabernet si sente in modo particolare perché sto lambrusco è ben speziato, “cuoiato” quasi, gusto tendente all’acidulo. Per me è ottimo. Accompagna i due primi, che ci dividiamo come il resto: maltagliati imbottiti di parmigiano reggiano con ragù di fagiolina del Trasimeno (sarebbero i nostri fagiolini con l’occhio, ora diventati presidio Fast Food) e tortelli d’erbetta con aglio dolce di Ferrara. I tortelli sono semplicemente superlativi, pasta favolosa, ripieno particolare, cotti alla perfezione (quando vengo da queste parti e mangio i tortelli che noi ci sogniamo, mi gazo…  ;)  ): Squisiti anche i maltagliati.

Devo fare un plauso al cameriere con la barbetta: ogni tanto viene a rimboccarmi il bicchiere... ha già intuito come butta…  ;)  dico un calice… ma io, di ogni tipo (escluso l’ultimo), ho bevuto un calice e mezzo-due…

Dopo il primo ci viene portata un’altra sorpresa (non prevista per noi): un bicchierino di anice con erbette locali, liquore fatto dallo chef, delizioso e particolare, con una vena d’amaro finale dovuto alle erbe.

Il terzo calice lo indoviniamo quasi subito, è un Sangiovese Superiore. La cantina è Zavalloni, quella non la conoscevo di certo, nel cesenate. Il vino è molto buono e profumato, sa da frutti rossi, leggermente tanninico e anche questo un po’ speziato. Accompagna i secondi piatti: polpette di Bianca modenese del Mongi (Mongiorgi) con piattella canadesana di Cortereggio (una specie di maionese fatta con i cannellini), entrambi presidi Fast Food, e poi petto d’anatra “leggermente” affumicato dal cuoco, con fichi all’aceto balsamico (porzione bella abbondante).

Straordinarie le polpettine, credo che dentro ci fosse anche del maiale, almeno, così mi è parso dal gusto. Molto buono anche il petto d’anatra e geniale l’idea di abbinarlo con dei pezzetti di fico caramellato nell’aceto balsamico. Alcune parti di petto più vicine al grasso erano un po’ nervose e non tenerissime, ma si può ben capire… vorrei vedere voi, se foste stati nei panni dell’anatra… ;)

Il dessert non era compreso nel coupon, ma la cameriera ci dice che per il prezzo di 40 euro, corrispondente al coupon, possiamo prendere anche quello. Così ordiniamo entrambi la ganache di cioccolata con le amarene al kirsch. Era una specie di budino di cioccolato fondente adagiato sopra una formella di cioccolata al bacio, con scagliette di nocciole sopra e alcune amarene in sciroppo di liquore alla ciliegia. Fantastico. E gradevole anche la sensazione che si ha quando ti viene aggiunto un qualcosa in più non previsto. Gradevole anche perché la quantità nei piatti era molto equilibrata e quindi ci era restato un buchino anche per il dolce.

L’accompagnamento del dessert è con un moscato passito del Piemonte della cantina Terredavino di Barolo; leggero, si era sentito subito, avrà fatto sì e no 12 gradi, e quindi un passito meridionale era da escludere. Abbastanza buono, ma io, come già detto, non amo molto il vino dolce. Alla cassa ci viene offerto un nocino fatto in casa da loro, ottimo.

Saluto con piacere lo chef, che, così a pelle, mi sembra una brava persona che cerca di fare bene il suo mestiere. Alta cucina, presentata con equilibrio, senza esagerare, né nelle quantità, né nelle stranezze dell’inventiva. Complimenti. Nel complesso, le pochissime leggere defaillances complessive non consentono di dare meno del massimo della valutazione.

Complimenti anche alla compagnia di Johnnybazoo e Zemian, e delle rispettive consorti. Abbiamo passato due ore piacevoli, nonostante l’introduzione un po’ traumatica della mattinata, che cercava di farsi strada anche a pranzo. Ora aspetto la loro recensione, come ci siam detti, dato che hanno mangiato parecchie cose diverse da noi.

Ah… per Joy e quanti altri sono riusciti ad arrivare a leggere fin qui, questa è proprio la mia trecentesima recensione e... brutta notizia... non so per quanto mi dovrete sopportare ancora  :) ... chissà...  :)

Da ultimo, un altro successo del GustaPremio  :). Andar fuori da un locale dove si è mangiato benissimo, senza spendere niente, e in ottima compagnia, è un viatico più che sufficiente per il nostro viaggio di oltre 200 km.

 

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