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Recensione su , scritta da crilli il 2012-11-02

Occasione di festa: la mamma di mio marito (la suocera! Anche se la parola mi suona ancora strana e sinonimo di rogne, mentre il nostro rapporto è proprio bello) va in pensione. Occorre festeggiare e così passiamo in rassegna mille e uno recensioni su GM (ma senza trovare 42... lo rivedremo mai?) per scovare un posto carino.

Ci lasciamo tentare dall'evento gustoso proposto dalla Falce: serata per gli amanti dell'Alto Adige con cena a tema. Il menu è ghiotto, il posto ben recensito - anche se soprattutto per gnocco e tigelle e meno per altro - e siamo vicini a casa. Si va!

Come già descritto da altri, non si può dire che il ristorante sia immerso in verdi colline o vanti scorci magnifici sul centro di Modena. La zona è quella industriale nord: capannoni, capannoni, con variante di capannone. Noi stiamo puntando anche quella zona per vedere se troviamo casa a prezzi umani, ma il quartiere obiettivamente non è indimenticabile. Come già per noi nel caso dell'Osteria dei Sognatori, una location non da urlo è compensata dall'atmosfera calda che respiri appena entri. Così è anche alla Falce. Tutto molto sobrio, molto ruspante, ma pulito e accogliente.

Ci sediamo, in sala solo un altro tavolo occupato. Niente maxischermi con partite, nessun sgolamento per farsi sentire dal compagno di cena. Insomma, tutto parte bene.

Ci viene portato il menù della cena che già conosciamo. Scegliamo i vini (esclusi dal menù): visto che c'è da brindare, andiamo su un Teroldego dal sapore deciso. Non sono sommelier, dopo mezzo bicchiere mi sento sempre già un po' alticcia, ma questa sera è un bel sentire.

Cominciamo con un antipasto: formaggi (di malga), speck e funghi fritti. Formaggi e speck molto buoni, non mi paiono eccellentissimi, ma molto buoni sì. I funghi fritti ottimi! Bella impatura, non troppo pesante.

Il primo dei primi :) è una zuppa di orzo. Viene portata in una bella terrina di terracotta fumante. Il colore arancio ci fa indovinare che sia stata aggiunta la zucca rispetto a quanto previsto dal menu. Così è e la cuoca-gestora viene a chiederci se l'aggiunta ci sia piaciuta. Tornerà spesso a vedere come stiamo, pur senza essere invadente.

Il piatto è bello caldo e saporito. Va giù senza fatica. Intanto la suocera racconta della sensazione di libertà del finire un lavoro che aveva smesso di amare, ma anche del desiderio di fare attività ed esperienze che per anni si è rimandato: volontariato su tutte, ma anche corsetti e corsettini per scoprire nuove passioni e fare buoni incontri. Mio suocero ascolta e sorride, felice di vedere la moglie serena. Il maritino Pangolino racconta del bimbo che segue come insegnante di sostegno quest'anno. Anch'io lo vedo sereno e la serata fuori ci stava anche per godersi la compagnia e l'esser grati dei periodi in cui "le cose vanno".

Intanto abbiamo spazzolato la zuppa e poco dopo ci arrivano gli spaetzle con speck e gorgonzola. Dopo il sapore dolce della zucca, questo piatto è invece supersaporito, forse troppo salato. Gli spaetzle sono piccoli, più piccoli degli strangolapreti trentini che ricordavo. Il sapore intenso ci fa capire che ormai cominciamo ad essere pienotti... Spazzoliamo comunque tutto - non sia mai che si sprechi qualcosa -, facciamo un pit stop di nuove chiacchiere abbondanti. La signora continua a visitarci per vedere se tutto è ok. Dopo poco la gentile cameriera arriva con il secondo: polenta e gulash. Qui ci cappottiamo realmente: la polenta è davvero troppa dopo tutto quello che abbiamo mangiato. La carne è saporita (indoviamo che c'è l'aggiunta di cumino) ma molto abbondante. Alziamo bandiera bianca e chiediamo se il cibo avanzato può essere messo in contenitori che porteremo via. La cameriera è cortese e ci prepara un sacchetto: ci papperemo tutto il resto il giorno successivo.

Dietro il nostro tavolo un dipinto di un'immagine rurale attira mio suocero: "vedi, io sono quello che stava sempre tra il cortile e la stalla, a vedere dove potevo aiutare", dice immedesimandosi nella scena. Lui non è uno che semina elogi dei tempi andati tanto per retorica e quando racconta qualcosa della sua infanzia (soprattutto della guerra, lui di famiglia partigiana) è per me davvero un gran regalo.

Il vino cala vistosamente, segno che è piaciuto, e le parole tra noi vanno via leggere e sciolte. Il locale nel frattempo si è riempito, anche se non completamente. Mi guardo intorno e non posso fare a meno di chiedermi: chissà se ci sarà un giemmino tra gli altri commensali?

Arriviamo ai titoli di coda: cheesecake ai frutti di bosco (buonissima, ma super tamugna!) e caffé. Non c'è spazio per amari, siamo satolli.

Per la prima volta riusciamo ad offrire una cena ai genitori di mio marito (vorrebbero sempre pagar loro): 116 euri in totale, per 4 persone. Al costo del menu, 25 euro a testa, si aggiunge il vino (17 euro, scontato a 12) e 2 acque. Ulteriore sconticino di un euro e paghiamo 115 euris in tutto.

Siamo contenti e soddisfatti.

Fuori sta scendendo una delle prime nebbie "serie" di questo inizio novembre. Guardiamo fuori dal finestrino: chissà davvero che non troviamo casa qui in zona e torniamo presto alla Falce?

 

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