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Recensione su , scritta da Zemian il 2012-11-16

“Dottore, è un periodo che non mi sento troppo bene…”. “Che cosa si sente?”. “Eh… appannamento della vista, copiosa salivazione, forte calore nella nuca”. “Ma ha notato quando si verificano questi eventi?”. “Si, quando il mio apparato cognitivo riconosce qualcosa di commestibile”. “Ah… ho capito… Lei soffre di AVARITIA FEMINA CANIS… in pratica tée ingórd come ‘na cagna!!!”. “Ma… dottore… è grave?”. “Guardi… fissandola nei suoi occhietti da siamese addormentato sul termosifone capisco che siamo ad uno stadio avanzato… tuttavia la malattia è ancora curabile sottoponendosi ad una TORTELLOTERAPIA”. “Ah… bene… dove posso rivolgermi?”. “E’ fortunato, nemmeno troppo distante da qui… il luminare in questa pratica risiede nell’appennino reggiano ma se vuole c’è un signore sempre reggiano che di tanto in tanto organizza delle visite in loco… deve essere un filantropo, una persona dedita ad aiutare il prossimo… il suo nome è TESTAPELATA”. “Ah bene, grazie infinite dottore, lo contatterò senz’altro! Arrivederci!”.

 

Spinto dalla mia forza d’animo, per provare a guarire da questo disturbo contatto l’esimio Sig. Testapelata che, come anticipato dal dottore, si rivela subito persona molto disponibile quindi organizza in quattro e quattr’UNO una spedizione in quel di Sordiglio. Siccome la reazione alla cura può essere imprevedibile, mi premuro di partire con 2 amYci d’adolescenza gestibili e politicamente corretti: l’auto nera parte alla volta di Casina con 4 giovanotti di cui 1 belloccio, uno appena passabile, uno bruttarello e l’altro assolutamente improponibile (indovinate un po’ chi è…?).

 

Il percorso, che per la verità mi aspettavo temporalmente più lungo, si snoda in terra reggiana in una serie infinita di rotonde e rotondine… una addirittura a forma di maglia di catena… non sarà che per una sorta di contrappasso questi rei reggiani hanno voluto rappresentare tutto quanto possibile in tondo?

 

Tra discorsi inevitabilmente calcistici (presente un milanista, un interista, uno juventino ed un ex ex ex juventino) e sull’indubbia utilità dei Night Clubs dalla strada principale deviamo per una stradina ciclisticamente interessante, con pendenze apprezzabilmente rognose, tuttavia (anche per effetto delle rotonde di cui sopra) per arrivare in condizioni accettabili devo esporre il mio delicato stomachino all’esterno della vettura come si fa per i sacchetti di begattini la Domenica mattina andando a pesci. Non sono mai stato da queste bande, secondo me il paesaggio merita una visita di giorno con la dovuta calma… nella frazioncina parcheggiamo e, avvolti da un’aria algida, entriamo nel locale.

 

Locale non grande, arredato in maniera semplice… ci accoglie Marco, il gestore, con cui Zócaplèda scambia qualche battuta… mi sento subito a mio agio perché si respira un’atmosfera calda ed amichevole. Siccome per stasera sono l’addetto ai vini (ricordo che in questo posto si può scegliere di portare il vino da casa e consumarlo al tavolo… è un particolare davvero molto apprezzabile e che colpisce positivamente anche gli amici), una boccia la porto al tavolo (Prosecco di Valdobbiadene Superiore “Val D’Oca” Millesimato Extra Dry che mi ha regalato il socio, molto gradevole) ed un’altra la destino al gestore (Dolcetto di Dogliani “Briccolero - Cantina Chionetti”… che amo particolarmente per l’equilibrio e per la “democrazia” di poterlo abbinare a tutto pasto) per ricambiare in un qualche modo la cortesia. Non avremo il piacere di assaggiare la sorella di quest’ultima boccia causa ammutinamento collettivo… sorry.

 

Poco dopo inizia la terapia (di gruppo, in questo caso) ed arrivano i tortelli con condimento “neutro” (direi burro only e nemmeno in quantità allucinante), assieme a loro vengono portate una ciotolina di Parmigiano grattugiato di notevole qualità (ci faccio sempre caso) ed una ciotolina “personal” con un ragù di salsiccia. Questo ragù è totalmente diverso da quello che ho in testa: non è il classico ragù “giètto” (da giètt = molto grasso) ed ipercustodito bensì un raguttino piuttosto leggero quasi fosse di magro. Veramente insolito. Ma la chicca è la massiccia presenza dell’origano selvatico (ci dice il gestore raccolto on site)… altra presenza per me insolita… il profumo ed il dolcino sprigionati sono molto intensi e mettono una cravatta regimental al sughetto. Strano ma buono, lo si può mettere a piacimento con un cucchiaino sui tortelli direttamente nel proprio piatto… premetto che ogni tipo di tortello lo proverò senza e con ragù (ma con Parmigiano forever) per fare i miei esperimenti.

 

La boccia in accompagnamento che scelgo dall’enoteca della macchina nera (stanno belle fresche là fuori) è un Franciacorta Extra Brut “Cantina Le Marchesine”: un bel brut (ah ah ah… scusate il gioco di parole), intenso ma non impegnativissimo di modo che si possa abbinare al cibo e con buon rapporto q/p, a parer mio.

 

Bietola e ricotta (a pasta gialla): sono i classici tortelli reggiani chiamati “verdi”, la ricotta è poca pertanto è predominante il sapore della bietola (meglio così… se no che tortelli verdi sono?). In effetti per un canarino l’abbinamento è inconsueto, sia per il tipo di erba usata (bietola piuttosto che spinaci) ma anche per la proporzione tra ricotta ed erba (sotto la Ghirlandina molto più abbondante la prima)… tuttavia il risultato è molto molto buono, anche perché a me la bietola piace.

 

Speck e Brie (a pasta arancione, direi quindi impasto con carote): sapore molto intenso, non sgarbato, la sapiente mano dello chef sa equilibrare questi sapori affinchè non diventi un piatto solamente saporito ma banale. Il salume è piacevolmente amalgamato al formaggio così da creare un soffice ripieno. Molto bbbbene.

 

Patata (a pasta gialla): il più delicato del lotto, con un filino di formaggio in fusione nel ripieno, patata convincente senza l’aroma della “patata vecchia” (non aromatizzando violentemente le patate con aglio o prezzemolo a volte il dolciazzo della patatazza vecchiazza copre il sapore proprio della patata stessa)… quindi benebene. La sua morte a mio parere è con il ragù di cui sopra.

 

Formaggio affumicato (a pasta porpora, direi quindi impasto con barbabietola): formaggio filante, affumicato presente ma non invadente, direi sia una scamorza…  mi piacciono i formaggi quindi buono anche questo, nessun effetto CIUINGAM nelle fauci… perfetto. Anche questo ok con il ragù di salsiccia.

 

Zucca (a pasta marrone, impasto con cacao): eh eh eh… a prima vista sembrano quei tortelli di castagne che faceva mia bisnonna “Schicina”… e visti gl’ingredienti non possono essere che dolci. Ma la zucca è buona, il cacao nell’impasto è bello intenso… ed il ragù di sulza ci sta bene come la civetta sopra il gelso che ho dietro casa! Ma che bontà con la ciccia di ninetto sopra…

 

Radice di Soncino (a pasta verde, direi impasto con spinaci): non trovando altre corrispondenze nel mio DATABEIS subito ho pensato di mangiare una specialità del bel paesino in provincia di Cremona ma in realtà si tratta di un’erbetta, tal valerianella. Egregi Signori, questo è il mio tortello preferito della serata! Buonissimo, particolare, amarognolo, eccellente… non trovo più gli aggettivi. Con Parmigiano o senza, con ragù o senza… non c’è nulla da fare… sei buono come il Pigugno con accanto 4 flenghe. Vedendo il mio gradimento, i gentili compagni me ne riservano una quantità maggiore ed io sentitamente ringrazio.

 

Ora il giro sarebbe terminato… sarebbe visto che approfitto della disponibilità del gestore per chiedere un altro giro che arriva poco dopo (un mix di tutti i tortelli). Anche questi spazzati via in men che non si dica, una nuova carrellata di odori e sapori… che goduria.

 

Un aspetto importante: tutti i tortelli serviti sono cotti alla perfezione, la pasta non è né troppo spessa né troppo sottile, cottura uniforme di pasta e ripieno (merce rara, almeno per le mie esperienze), con nessuno (dicesi: nessuno) aperto o spappolato in corso d’opera. Se penso a cosa emerge nella pignatta a casa mia quando butto dei tortelloni, ravioli o similari… beh… roba quasi da non credere. L’esperienza in fatto di tortelli da parte del Quoco passa anche da questa strada, quindi non solo per la ricerca di nuovi gusti od abbinamenti.

 

La cottura (mia, non dei tortelli) ed il senso civico dei miei commensali sono tali che non consentono di proseguire oltre con i pistoni di vino… peccato, perché stasera l’enoteca della macchina nera è ben fornita… pazienza, sarà per la prossima.

 

Terminata la seduta di tortelloterapia vera e propria voglio sottopormi ad una seduta (intensa) di dolceterapia (per colmare la carenza di affetto dei miei cari…): non essendo più disponibile la torta di tagliatelle (sarà per la prossima visto che mi piace molto) ci viene proposto un tiramisù leggero (rispetto ai miei standard), mascarpone ben montato, soffice ma non inconsistente, fresco, veramente molto buono. Marco spiega che il mascarpone è stato aromatizzato con un liquore di sua produzione di cui non ha voluto svelare il trucco (qualche segreto lo Chef dovrà pur conservarlo… o no?)… il liquore misterioso è comunque presente in quantità minima, corretta, giusto per dare quel quid di diverso sentore alla preparazione; posso garantire ciò perché diversamente non lo mangerei, mal sopporto i dolci con liquore. Al fine di “tentare di capire il liquore utilizzato” spudoratamente chiedo un’altra badilata del dolce che prontamente e gentilmente mi viene concessa (nonché immediatamente distrutta come un documento compromettente circa la mia relazione segreta con una nota star dello spettacolo).

 

Nel corso della cena il gestore si è più volte fermato al tavolo per conversare con noi, di materie prime, cibi, vini, dei suoi piatti, di vizi e di umane virtù… una persona semplice ed alla mano che crede davvero in ciò che fa e la sua passione trasuda dai suoi pensieri & parole. Personalmente mi fa molto piacere quando si crea questa convivialità, a patto che sia “vera” come nel caso in specie… in caso contrario (per intenderci: i finti simpatici o finti appassionati) risulta addirittura fastidiosa.

 

Le due intense terapie applicate e la pesantissima settimana trascorsa mi portano a spigozzare già al tavolo, mi spiace per i miei compagni di ventura e per Marco ma non lo faccio apposta… la letargia è tanta e tale che prevarica ogni e qualsiasi altra cosa. Per non farmi mancare niente nel viaggio di ritorno ho aperto le serrande solo al parcheggio per salutare Testaplèda e quando mi hanno scaricato davanti chez moi… che fisico da supposta!

 

Sarò noioso anche io… ma la valutazione è da 5 cappelli. 5 cappelli per l’ottimo rapporto qualità prezzo, per l’originalità complessiva della formula ristorativa, per la bontà intrinseca dei piatti, per la generosità con cui il gestore porta avanti le sue idee, per la bella atmosfera creata dal gruppo di (àt piasrév) giovani.

Sono stato proprio bene (ed è ciò che conta di più)… spero di ammalarmi di nuovo e così sottopormi ad un’altra seduta… ma direi di essere idoneo anche come accompagnatore altrui (dicesi accompagnatore altrui, non ACCOMPAGNATORE e basta… per quello rivolgetevi altrove, non posseggo i requisiti minimi di legge).

52012-12-12 08:34:332012-12-12 09:54:5920.001
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