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Recensione su , scritta da Goloso il 2008-01-24

Vi sono tornato ieri, con un'altra persona. Finalmente ho provato qualcosa di pesce. Salutato il titolare Nello, Matteo il maitre e la cameriera bionda, molto cortese e carina, ci fanno a comodare a quello che, abitudinariamente, ho battezzato dalla volta precedente come "il mio tavolo". Lato muro, comodo, ma con la visuale verso l'entrata :) . Il solito frizzantino offertoci e, ahimè, il solito "odore di mare"... fritto ci attendono. Comunque meno spiccato dell'ultima volta l'odore. Il mio commensale opta per degli scialatielli all'astice, su consiglio del maitre, e vogliamo dargli fiducia, ci dice che il pesce è freschissimo, così approfitterei per testarlo. Nell'attesa stria, molto buona, rimarrà friabile per tutto il pasto, il servizio si confermerà veloce, professionale, cortese ed anche simpatico. Da bere non abbiam voglia di cimentarci con una bottiglia intera, ma non abbiam fatto nulla di male per usufruire della spina. Chiediamo allora qualcosa in 0,375 cl (le bottiglie piccole). Di bianco han solo pignoletto frizzante igt della Cesari. Acconsentiamo, la cantina è discreta, il pignoletto non ci dispiace, me lo ricordavo non male. Lo porto al naso, e mentre penso che possa andar bene, il mio commensale dice "sa di tappo". E qua una piccola precisazione. Io non son "nato imparato", il mio commensale è una di quelle persone che han sempre qualcosa da insegnarmi sul vino. Mi spiega che il tappo è a due strati, ma è stato inserito dall'imbottigliatrice dal lato più scadente, fatto di truciolati scarto riassemblati con resine. Inoltre, mostrandomi la retroetichetta, mi traduce il codice a barre e mi svela che è stato imbottigliato a giugno: conseguentemente, si vede che o in cantina, o al ristorante, ha preso caldo. A seguito di ciò, ha ceduto odori di sughero e resine. In effetti, durante il pasto, arieggiandolo, il vino perdeva odore di legno e sughero, che avevo scambiato per quelli tipici del pignoletto, mentre emergeva un non gradevolissimo gusto resinoso, quasi di miele rancido. Al mio amico, chapeau. Gli scialatielli, e qui penso al buon falconline, erano rigorosamente fatti a mano, molto buoni. Un po' alti e più duri rispetto a come li conoscevo, ma gustosissimi. Il sugo era un po' sciapo, ma il sale meglio scarso che abbondante, e l'altra persona che pasteggiava con me aveva chiesto che non vi fosse aglio. Qui poi ringrazio Matteo per il consigio: astice ottimo, dolce e polposo, freschissimo: molto tempo che non ne mangiavo così. Pulite le chele e il piatto, mi faccio portare due sorbetti al caffè, famosi in tutta Modena. Eccezionali. Pure i caffè risultano buoni, e si ricordano di portare il mio basso. Decliniamo l'offerta gentile di un limoncino. Conto finale equo, 50 euro in totale. Notevole la freschezza dei crostacei, pur preferendo io pesce di polpa non per gusto (o allergia, vero boss?) ma per pigrizia di pulizia. Da chiedersi come facciano ad averlo, sembrava appena pescato, chissà, forse, Nello ci avrebbe detto... In the town where i was born, lived a man who sailed to sea And he told us of his life, in the land of submarine So we sailed up to the sun til we found the sea of green And we lived beneath the waves in on yellow submarine. We all live in a yellow submarine Yellow submarine, yellow submarine We all live in a yellow submarine Yellow submarine, yellow submarine42008-01-25 00:00:002008-01-25 00:00:0025.001
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