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elenco completo recensioni Recensione su , scritta da damiani il 2009-03-07
E' primavera…finalmente! C'è un bel sole di marzo, sabato mattina, quando verso le 8 scendo in cantina ha recuperare le damigiane lavate in extremis e a fare una prima conta delle bottiglie.
E' arrivato come ogni anno l'agognato tempo del vino nuovo.
Oggi andremo in 5 dal Grande Vecchio di Rubbiara per fare il pieno di Sorbara e Pignoletto e mettere le gambe sotto il suo amato tavolo. Arriviamo verso le 11.30, salutiamo il figlio Giuseppe e la sua piccola e sbrighiamo in mezz'ora le operazioni di rifornimento. Nell'aria intorno al caseggiato dell'azienda fluttua insistente un meraviglioso afrore di cucina, ragù e carni arrosto.
Quando ci sediamo in osteria con lo stomaco urlante l'orologio segna le 12.06. Come sempre il menù del sabato è fisso in 5 portate, che sarebbero le solite, se non che da almeno un mese ho prenotato la variante di frittata con aceto balsamico e cotechino. E' tantissimo che non li mangio e una volta tanto vorrei cambiare la routine, per quanto immensamente apprezzata, di arrosto misto al forno e pollo al lambrusco. I miei commensali sono stati debitamente informati della variazione sul programma.
Dopo lo solita accoglienza per perquisire eventuali cellulari infiltrati nel locale, Italo ci fa accomodare al solito tavolo d'angolo e come apristomaco ci porta una bella boccia gelata di Pignoletto della casa, che va giù liscia al primo giro di bicchieri. Poi si avvia con passo lento verso la cucina e urla la comanda per noi, tortelloni e maccheroni. Bene, oggi niente tortellini ma il cambio è più che degno.
Cinque minuti ed ecco un bel vassoio di tortelloni di ricotta al burro, belli al dente, abbondanti e con un buon profumo che mi pare essere di maggiorana (o “de persa legia”, per dirla con Faber). Sono davvero perfetti e infatti durano un lampo.
Il tempo di rifilare i soliti due coreografici scapaccioni a qualcuno seduto al nostro tavolo che gli ha chiesto della “toilette” che Italo arriva con un trionfante mezzo chilo di maccheroni al pettine con ragù che ci fa mugolare di soddisfazione. La consistenza della pasta è soda e carnosa, come dovrebbe essere la chiappa di una nuotatrice ventenne e il ragù è come sempre fedele alla sua perfezione. Venderei tutto il mobilio di casa per carpire alla signora Pedroni il segreto di questa miscela stupefacente, ma penso che nemmeno un sergente della Gestapo con incazzatura da 8 settembre saprebbe cavare un ragno dal buco…Quello che posso fare è spazzolare tutto e godere per quei magici 30-40 secondi. Così fanno anche gli altri e i primi sono belli che andati.
Nel frattempo sono partite altre due bocce di Sorbara della casa, sostituite al tavolo da Giuseppe con tempismo svizzero. In tutto diventeranno 5, contando anche il Pignoletto d'apertura.
La frittata arriva su un bel vassoio coperta dall'aceto di casa e, come ha fatto l'ultima volta, ci lascia senza parole.
Ma Cristo, saranno due uova fritte con un po' di aceto che, per quanto buono, non può certo fare miracoli!!... e invece…si sente leggero il rosmarino, la cipolla, il sapore di un uovo indubbiamente freschissimo e forse (mio azzardo) un po'del grasso di cottura delle costine che oggi purtroppo toccheranno ad altri. Nessun sentore di parmigiano per non disturbare l'aceto fatto con meritato orgoglio in casa e da ben 147 anni. Che dire? Inimitabili. Abbiamo goduto nuovamente, anche se per pochi istanti: quello sprovveduto di Andrea, uscito per una sigaretta, ancora un minuto e non trovava niente…
Cotechino e fagioli chiudono il pasto con il botto, anche se siamo pieni, leggermente sbronzi e soprattutto il Brighel soffre come un cane per l'assenza delle carni al forno, soprattutto le costine, che oggi vengono servite con le mitiche patate all'aceto balsamico. Facciamo un tentativo per averne qualcuna ma niente da fare. Finite...
Tanto per ribadire che oggi è un menù atipico, ci aspettiamo il vassoio di torte miste e invece arrivano 5 zuppe inglesi con bottiglia di Sassolino. E' un dolce che non amo particolarmente ma questa è veramente ben fatta e quindi me la sparo ugualmente in 4 cucchiaiate.
Girandola di amari (oggi non avevo voglia di grappa ma ho ingollato almeno 4 nocini) e siamo giàal caffè.
Al banco paghiamo, oltre al vino delle damigiane, il solito conto di € 35, acquistiamo un po' di aceto e liquori e salutiamo tutti scusandoci per i disagi arrecati alla cucina dalle nostre insolite richieste.
Ma la vera chiusura del pranzo, come da tradizione, è nel parcheggio di fronte all'osteria a fumare qualche sigaretta e masticare una dozzina di duroni sotto spirito rigorosamente preparati dalla casa e come sempre offerti dal compagno Brighel. E via, alla prossima!
Quanti cappelli? Che domande…
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