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Recensione su , scritta da vivi' il 2009-05-07

Ho pensato a lungo se dovessi inserire oppure no questa recensione: è davvero un peccato dover esprimere un parere non esattamente lusinghiero su un ristorante presente sulle principali guide enogastronomiche. Terzo ed ultimo appuntamento con i giovedì gastronomici: siamo in cinque ed optiamo per il ristorante “La Noce”, sulla prima collina dopo Maranello. Il ristorante è situato in una casa in sasso restaurato e gli ambienti sono curati e piuttosto eleganti. Quando ci presentiamo e diciamo di aver prenotato per il menù dei giovedì gastronomici, la cameriera ci annuncia che non avremmo cenato al ristorante, ma …dall'altra parte della strada. Nel'edificio di fronte è collocata l'acetaia e noi veniamo fatti accomodare in una sala al primo piano. Non ci scomponiamo più di tanto (anche se un po' ci dispiace non sedere al ristorante vero e proprio): la sala in cui hanno apparecchiato è tutto sommato piacevole, con travi a vista e botti di aceto in bella mostra. L'apparecchiatura è un po' sotto tono a mio parere (rapportata perlomeno al livello di un ristorante come questo). Ci mostra anche un citofono (!!) e ci dice “Se avete bisogno potete chiamarci con questo”. Siamo un po' perplessi, ma decidiamo di farci una risata sopra. A mio parere, la grossa pecca sono però le sedie, di quelle in legno pieghevoli, davvero scomode: sarò ripetitiva, ma in un posto come questo ti saresti aspettato qualcosa di meglio… La cameriera che ci ha accompagnato ci serve un paio di bottiglie di acqua, il Lambrusco compreso nel menù (tutto sommato gradevole e offerto dalla casa vincola) e qualche pezzetto di gnocco fritto. Dopo una breve attesa arrivano i primi (nel menù non era contemplato l'antipasto): è previsto un bis di risotti. Arriva su un piatto da portata il primo risotto, ai funghi. Il problema è che ce ne serve letteralmente due cucchiaiate a testa. Ci guardiamo tra di noi, tra il perplesso e lo sbigottito, per capire se è solo un assaggio o se è la portata. Purtroppo capiamo che è la portata… Due dei commensali sono davvero allibiti. Io sono abituata al fatto che in ristoranti di un certo tipo le porzioni non siano abbondanti… ma onestamente una cosa così non mi è mai capitata: la quantità è così esigua, da essere davvero al di sotto di ciò che può essere chiamato “piatto”. Almeno il sapore del risotto è piuttosto buono… Il secondo risotto è al parmigiano e balsamico: le quantità sono circa le stesse (appena un poco più abbondanti) ed il sapore è gradevole (anche se il gusto del balsamico si sente francamente poco). Facciamo presente alla cameriera, in modo gentile e anche un pochino imbarazzati, che le porzioni sono state un “pochino” scarse e che siamo affamati ( :) ), ma costei fa orecchie da mercante e non ci offre alcun ripasso… A onor del vero, devo dire che nell'unico altro tavolo occupato (per il resto la sala era vuota) hanno servito gli stessi identici piatti da portata: erano in tre e noi in cinque, quindi a loro è andata meglio…. Dopo una piccola pausa arriva il secondo, lombatina di vitello con cipolline all'aceto balsamico, con patate a forno e insalatina: questo piatto è buono. I miei commensali però hanno ancora da obiettare sulla quantità: in effetti più di metà del piatto è riempito con un'insalatina e la lombata vera e propria e costituita da tre-quattro fettine sottili come fette di prosciutto. Insomma ci si deve lanciare sul pane… Quando viene a ritirare i piatti, la cameriera ci chiede “Avete ancora fame?”: ci si apre il sorriso, forse si sono resi conto… ma prima che possiamo rispondere, prosegue “posso portarvi un piatto di formaggi, ovviamente però da pagare a parte, fuori menù”. Mamma mia che caduta di stile, in un posto così! E poi il dubbio viene: fanno apposta, in modo tale da “vendere” altre portate? Certo che per aderire così ai giovedì gastronomici, molto meglio non aderire! Sono stata in altri due ristoranti in occasione di questa iniziativa ed il trattamento è stato completamente diverso! Dopo tali esternazioni della cameriera, ci guardiamo sconsolati e qualcuno risponde “Passiamo al dolce”. Arriva il dolce (torte miste della casa): su un piattino pochissimi pezzi sopra (e siamo in cinque); a questo punto intervengo io e dico “Per cortesia riuscirebbe a portare qualche pezzetto in più, in modo tale che tutti riusciamo ad assaggiarne una per tipo?”. Arriva così un vassoio, decisamente più ricco. Ci lasciano il vassoio al centro del tavolo, ma non ci portano né piattino, né posate per dolce. Aspettiamo fiduciosi, ma niente. Possibile che in un posto così pensino che mangiamo la torta con le mani, senza neanche un piatto sotto? Per fortuna pochi minuti dopo portano il dolce al tavolo di fianco e qualcuno di noi ne approfitta per chiedere i piatti e posate e la risposta, tra il sorpreso e lo scocciato, è “Ah, sì, va bene…”. Le torte sono buone, ma non sono sufficienti a cancellare l'amarezza e soprattutto la tristissima sensazione di essere trattati come clienti di serie B. Beviamo i caffè; per pagare i 35 euro a testa previsti ci viene chiesto di tornare dall'altra parte della strada al ristorante. Poteva decisamente andare meglio… 12009-05-22 00:00:002009-05-22 00:00:0035.001
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