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Recensione su , scritta da grog il 2009-06-26

Giovedì ore 17.00 ricevo finalmente la telefonata di Piggo. È rientrato dalle ferie. Ci eravamo sentiti via mail mentre era via ed avevamo concordato di andare a pescare il giorno dopo il suo rientro, appunto Venerdì 26 Giugno. Puntuale mi chiama e concordiamo per trovarci sotto casa sua la mattina successiva verso le 8.00. Arrivo preciso come sempre, mi apre l'”Irish Man” e subito dopo con un fischio degno di Lippi richiama l'attenzione del folletto Rainman, che si precipita in garage. Carichiamo le canne sulla GrogCar e via….alla volta di Vignola, destinazione Laghetto dei Ciliegi. Andiamo comunque, nonostante il tempo infame, ogni tanto spiovicica, ma il desiderio di allamare qualche bestione di storione è più forte dell'intemperia. Arriviamo con calma, il traffico come sempre è imballato. Scendiamo la discesa e…….cacchio!!!!!! Il cancello è chiuso. Ci facciamo sotto e…… aprono alle 9.00. Qui volano impropreri in tutte le lingue conosciute e non. :) :) :) Dietro-front e si torna a casa. Allora decidiamo di girare un po' per negozi e poi tirare con calma le 12.30 per andare a pranzo. Prima di decidere dove prenotare proviamo a chiamare gi anche se sta per partire, ma non risponde…..troppo impegnato a far le valige, chiamiamo corpicino, ma è a Carpi al lavoro, allora andiamo da Ema, non c'è, è già in ferie. :( :( Allora decidiamo da soli……Osteria la Bonissima (1) in via Masone (2). Alle 12.10 iperpuntuali arriviamo in via Gallucci, con una botta di *ulo ho trovato da parcheggiare comodo senza dover pagare pedaggio al di là del Parco delle Rimembranze. (chuckle) Per far trascorrere i minuti che mancano alla mezza, ci guardiamo quel mitico negozio di coltelleria e pentolame che c'è all'angolo Gallucci-Masone. Lascio gli occhi sui coltelli in ceramica, mio segreto sogno di una notte di mezza estate, ma rinuncio perché nonostante il prezzo accattivante (scontato del 50%) so che per farli affilare bisogna spedirli alla Casa Madre…..che rottura….. Entriamo nell'Osteria. Non è cambiata per nulla, saranno più di trent'anni che non ci mettevo piede. Allora mi sembrava più grande…. Ma l'aura di locali chiusi e tetri c'è ancora. I colori mi sembrano gli stessi di quei tempi, anche tutti i legni sembrano urlare la loro vetustità. Ma chi si ricorda, non credo di essere mai uscito sobrio da quel luogo, e mai prima delle quattro del mattino. Ci si andava solitamente verso mezzanotte, dopo aver trascorso la serata di qua e di là, di sopra e di sotto, di dentro e di fuori. Solitamente solo braghe che avevano bisogno di riprendere le forze e che invece abbandonavano là dentro gli ultimi rimasugli di sobrietà, mangiando, bevendo birra e cantando fino a mattina. Bei tempi. Proprio lì credo sia saltata fuori la prima birreria-paninoteca di Modena e forse una delle prime d'Italia. Dopo quella ne sono nate a centinaia, ma il fascino che l'Antica Masone emanava è stato inimitabile. Arredamento stile arte povera, due salette minime. Scegliamo quella più interna, per mangiare in pace. Ci siamo solo noi, per adesso. Rainman dopo una mezz'oretta comincerà a sudare come un pollo sullo spiedo per cui faccio accendere il condizionatore per permettergli di non soccombere tra un sorso di vino e l'altro. Ci vengono consegnati i menù (solido e liquido) dal titolare/cuoco. Portate non molte ma significative. Tutte accattivanti, presenza anche di menù a prezzo fisso sia normali che solo dolci, da 12 e 17 euro, interessanti. Descrizione minuziosa anche delle portate supplementari, notevole carta dei vini. Chiediamo se c'è qualcos'altro oltre quello descritto sul menù, e infatti…… BEVANDE: 1 acqua gassata 1 Pra di Bosso (3) 1 Sanruffino (4) CIBO: 2 bucatini all'amatriciana 1 fusilli con crema di zafferano alla panna e salsiccia 1 prosciutto di Praga ai ferri e aceto balsamico 1 stinco bollito 1 frittelle di baccalà 1 fiori di zucca ripieni fritti Il vino non vi dico nemmeno che non ci siamo accorti di averlo bevuto. Mi è piaciuto molto il Sanruffino. Rainman ha optato per i fusilli, ovviamente abbiamo girato gli assaggi. Molto buoni e delicatissimi. Io e Piggo abbiamo optato per i bucatini. SP. VM. Quando ero stato a Roma tempo fa non mi erano piaciuti, erano peggiori di quelli surgelati della Findus, li facevo meglio io…. Questi DPDS. Fenomenali. Scarpetta d'obbligo, lucidato il piatto…… ;) Dopo che ti abbiamo spavirato i primi e la prima boccia di vino, ecco arrivarte la seconda, il Sanruffino. Buono, mi è piaciuto assai. Ce lo siamo sparato con i secondi. A Piggo arriva lo stinco di maiale da 6 etti circa, cotto alla perfezione e….. buono perché non si sfalda ma resta tonico sotto i sapienti tagli del coltello del doc…. Frank invece si vede arrivare una sberla enorme di prosciutto di Praga, alta un dito, occupa tutto il piatto. Cucinata ai ferri e sapientemente cosparsa di aceto balsamico. Non rovente ma alla temperatura giusta. Va via che è un piacere. A me arrivano le frittelle di baccalà. Non sono come ve le immaginate voi, tipo palle informi di colla con dentro miniature di polpa, bensì sembrano tre enormi crocchette di patate, la crosta fuori è soda e duretta, dentro il pesce occupa tutto il ripieno rovente, tenerissimo e non salatissimo, giusto. Due me le slappo io, l'altra la divido in due e la uso come moneta di scambio per avere un pezzo di stinco e un po' di prosciutto. L'insalata di contorno o guarnizione viene spavirata con ignominia e senza pudore. Non paghi del cibo ingollato, ci facciamo portare un piatto di fiori di zucca ripieni di acciughe, anche per terminare il vino……. Che fogne…… :P Mangiato e bevuto tutto quello che passava dalle nostre parti, ci viene allungato il caffè, che devo ammettere deca buonissimo…..finalmente…… e mentre ci dedichiamo alla zuccheratura del liquido nero nelle tazzine, il “capo” sta preparando quattro bicchierini di liquore…..liquori fatti in casa e di quattro tipi diversi. Cioè un sorso a testa per ogni varietà. Si comincia con quello alla pera, poi quello al melone, quello alla liquerizia ed infine il “brodo di giuggiole”. Molto simpatico questo rito e molto buoni tutti e quattro. Tempo scaduto, panze piene. Si paga e si va. 20 euro a cranio e 4 cappelli. Ne meriterebbe 5, se non fosse che il pane era vecchio. Non si può servire il pane del giorno prima se non è un giorno festivo….. scappellotto al titolare…. Gabiàn…... :| A-v salut magnadôr bóss, arváddres…. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- In alcuni punti ho utilizzato degli acronimi che non troverete da nessuna parte. Siccome c'è gente che si diletta ad usare il linguaggio sms o quello del web, tipo IMHO che tutte le volte debbo andare in wikipedia per vedere che vuol dire, che mi scassa parecchio, sto coniando un mio personale sistema di acronimi….: SP = senza parole VM = veramente mondiali DPDS = da provare di sicuro *************************************************************************************** Questa parte della recensione può essere saltata di sana pianta, ci sono tutte le indicazioni storiche che ho potuto reperire e che a pochi interessano. Io comunque le posto ugualmente, perché non ritengo giusto che, per colpa di qualche spacca***** a cui dà fastidio che io scriva queste cose, non si possa educare storicamente chi le apprezza. (1) + Modena, Francesco Sossaj, 1841, pag.138 “….L'altra statua che si vede nell'angolo del Palazzo (Comunale, n.d.r.) fra il meriggio ed il tramonto, chiamata per antonomasia “Buonissima”, fu inalzata dalla Città di Modena l'anno 1178, ad onorare la liberalità di una Donna nominata Buona la quale fece libera donazione delle proprie ricchezze onde concorrere a sollevare dalla fame i Poveri allora molto oppressi dalla penuria. Si suppone che dapprincipio fosse collocata nella Piazza sopra quattro colonne…..” + Dizionario Valdrighi, Luigi-Francesco Valdrighi, 1880, pag.184 “……Il palazzo comunale è formato dalla congiunzione di due antichi palazzi, quello della Ragione e quello del Podestà, ambedue turriti. Come già si disse in prima, una delle due torri danneggiata e pericolante pe' terremoti dei secoli XVI e XVII fu guastata. Un poggiuolo univa i due palagi sulla piazzetta dell'ova. Nel secolo XVI v'era, di faccia alla Sottoposta farmacia Grillenzoni, ove si radunava l'accademia riformista, la grande osteria del Moro. Nell'angolo poi sovra la Bonissima, nel secolo XVII, vedevasi una ringhiera, dove la duchessa si portava colle sue dame a vedere li bagordi del carnevale, che avevano massima voga in piazza e in Castellaro. Il poggiuolo che univa i due palagi sul mercato dell'ova ov' erano camere prospicienti sulla strada Claudia (Emilia) fu fatto guastare dal comune nel 1618….” + Appendici e Note, Luigi-Francesco Valdrighi,1883, pag.68 “….Nelle Tradizioni italiane pubblicate dal Brofferio in Torino nel 1847, il nostro G. Sabbatini ne ha discorso dandola fra le tra dizioni Estensi, ma veramente ne fe' le spese per lui Carlo Malmusi, con un articolo della Strenna Modenese, 1844. Lancillotto, Panini, Vedriani, Muratori saranno però sempre utilmente consultati, e da essi risulta che fu donna beneficente, la quale Modena volle onorata di simulacro, esposto sulla grande piazza, ed anche forse in altri pubblici spazî, perchè nel 1639 Francesco I fece incanalare pel suo giardino e palazzo certe acque d'una fontana detta della Bonissima. A questa donna così detta o per la sua indole dolce o dal casato modenese de' Bonissimi fu certamente inaugurato il modesto simulacro che ora si vede nell'angolo nel palazzo municipale verso il Castellaro sulla piazza maggiore, nel 1268, su ampia lastra di pietra viva, come la pietra ringadora, sorretta da quattro colonne, finché nel 1488 Ercole d'Este la fece collocare nel luogo ove stà di presente. Nel posto della Bonissima, per partito del 1451, si doveva poi collocare la statua in bronzo dorato del principe Borso d'Este convenendo per quest' opera col celebre Donatello di Firenze per 300 fiorini d'oro. Ma questo progetto pare andasse a vuoto poiché niuna statua di Borso in bronzo fu eretta in Modena, ed il Vasari, che tutte accennò le opere minori del Donatello, non ne parla menomamente….. ….. 1611, 28 ottobre, Gio. Lorenzo Villani ottiene in livello per la comodità di fabbricare un palco portatile per gli spettacoli del carnevale sito fra le due colonne sotto la ringhiera della Bonissima, pel canone di 12 penne da scrivere……” + Aggiunta alle Appendici e Note, Luigi-Francesco Valdrighi, 1893, pag.24 “….Statua della Bonissima. D.Paolo Zecchini, in certe sue memorie già esistenti nell' archivio del march. G. Campori fece memoria di un'epigrafe fatta porre dai militi inservienti la processione del Corpus Domini nel 1549. D.Paolo non dava troppo il guasto alla scrittura, com'altra volta notai, e perciò se il testo che segue è spropositato me ne scarico su di lui. «Ulinam viveres! eximiam, optimam, et clarissimam foeminam in tuenda patria! — Animi magnitudinem admirali milites excutitores (?) illius statuam temporum injuria corruptam illustrarunt. — Documentum sit virtutis, praesentibus posterisque, ne unquam vetus factum illustre et gloriosum conticescat.» Era questo un authographum anonimi in scheda cartacea, cum sequenti Lanciloti nòtula. — «El sovrascritto ditato era alla Bonissima, in piaza a li 20 de zugno 1549 in al suolo: lo ge haven fatto fare el capitano Rombano uno bello rontone (?) como è narrato in questo di deto, a c. 720.» Come donna benefica è pure ricordata la Bonissima da un nostro poeta vernacolo Giulio Bertani (1570 circa) in un sonetto al cardinal d'Este, pubblicato (nella Letteratura del dialetto di Modena) dal conte F. Pullè — Bologna 1891. Era il cardinale munificente tanto e liberale che il Bertani predicavalo (son. 10, p. 52) « .. .. quel Bonsgnor ch' n s' n' incura agn mica tratta d' rstar falì, dunand a questa e a quella crïatura » e diceva (quasi a profezia d' un odierno simulacro destinato ad esser posto nell'angolo del nuovo Palazzo di Giustizia di rincontro all'angolo di quello del Comune, dov'è posta la Bonissima) « Mo s'i nostr da Modna haran dal bon i faran far a st' hom liberalissim' d' cost a la Bunissma un bel Bunissm' con la so borsa in man senza cordon » . ... e che poi con lettere d' oro su marmo dorato fossevi sotto una scrittura che ne tessesse le lodi. Il casato Bonissimi esisteva certamente ancora in Modena dal 1484 al 1515, perchè Stefano Bonissimo, figlio di mastro Gio. Antonio di Biagio da Modena fabbricava in Venezia strumenti a tastiera, arpicordi, manocordi etc. ( Sez. arti delle Memorie della nostra Accademia)…..” + Guida di Modena, L.Chellini-E.Pancaldi, 1926, pag.44 “…..La parte del palazzo che dalla torre va fino all'angolo di via del Castellaro, fu costruita dal 1826 al 1828, seguendo i disegni del Menia. Su quest'angolo vedesi la Statuetta della Bonissima del 1268. Il nome di Bonissima è molto probabile che proceda da un italianizzamento della locuzione popolare bona ésma (buona estima, buona misura) intesa come bonésma, che corrisponde in italiano a bonissima (G. Bertoni). Secondo la tradizione essa ricorderebbe una dama modenese che soccorse largamente i poveri della città durante una carestia. Alcuni ritengono invece che si tratti dell'emblema posto sull'uffizio della Buona Opinione. Nel 1468 fu tolta dalla piazza e collocata dove ora la vediamo….” (2) + Modena, Francesco Sossaj, 1841, pag.100 “ Contrada Masone – Detta anche Magione o Masone, mette in comunicazione l'ultimo tronco del Vicolo del Cane in Gallucci…..” + Dizionario Valdrighi, Luigi-Francesco Valdrighi, 1880, pag.163 “…..Dal vicolo del Cane conduce alla contrada de' Galluzzi. Deriva da mansio, che all'epoca di Roma significava stazione delle truppe tempore expeditionis, luogo di guarnigione belli tempore per un giorno, o duobus mutationibus confectis, o il posto ubi quiescitur confecto itinere. Mansio era pure dove trovavasi focus, panis, et aqua, e mansio era eziandio hospitium gratuitum datum a subditis; la mansio diversoria dovevasi ai legati e magistrati. V'erano perciò i mansionarii, persolventes censum pro mansione, e che avevano l'incombenza di preparare le mansiones, specialmente se il principe vi si recava di Lontano. Mansionile, mansionoterium e masnile (mesnil fr.) significava agri portio cum aede. Mansio pure dicevasi la domus canonici. Ai tempi di re Desiderio il derivato masa significava casale e villa, e masata casa od albergo, e maina pure. Di qui meso e maso che volevano dire domus, hospitium. diversorium, porticus nundinaria ubi et venditur triticum. Niuno poteva impedire di alloggiare nella mansione che vi aveva diritto, e certi vescovi esigevano compenso, se non la trovavano preparata. Ce n'è dunque per tutti i gusti!! Le abitazioni poi degli ordini equestri dissersi mansiones, e questa nostra Masone potè appartenere probabilmente ai Templari. Gli Oselletti abitavano nelle cinquantine di S. Pietro: ora la rubr. XCIIII degli stat. dell' acq: concedendo ai vicini di condurre un canaletto di espurgo presso alla casa illorum de Templeriis (Templariis) e nominando, fra i favoriti, certi della Giulia e i nominati Oselletti, la supposizione mia avrebbe serio fondamento. Il march. Giuseppe Camporl dubiterebbe che masone nel caso nostro derivi dal mansio latino e lo crede sicuramente venire da maison, anche nella considerazione che i Templari essendo francesi portavano nelle loro bisaccie le parole francesi applicandole in qualunque paese come costumavano e invariabilmente costumano i loro connazionali. O mansione dunque militare romana, od albergo ed ospizio nei bassi e medi evi, o stazione mercatoria durante il regime dei vescovi, o maison de'Templari; è nomenclatura osservabile per la sua importanza storica. Costoro erano in Modena nel secolo XIII. poichè possedevano una chiesa e un ospedale sul Panaro, presso il ponte di S. Ambrogio. Ciò si ha con vera certezza storica. Pare da altri documenti che avessero anche la magione di S. Giovanni del Cantone, nominalmente questa, trovandosene un'altra notata in antiche carte così «domus militiae Templi de Mutina, domus illorum de Templariis e le Mansiones S. Iohannis de cantone et S. Ambroxi date ai cavalieri Gerosolimitani o di Malta dopo la soppressione di quelli del Tempio. Ne' secoli andati si rinvennero in questa contrada grossi tubi di piombo ch' altro poi non erano che le fistulae aquariae del prossimo ipocausto, rinvenuto mentre lavoravasi nel Pelatore e nella Lucchina (1845). E, fuori porta Bologna, nel tempo sovra indicato, in quella direzione, e convergenti verso il baluardo di S. Pietro (certo indizio d'esistenza di terme) trovaronsi tubi in molta quantità, da uno de' quali, estratto per un ottavo di miglio, si ricavarono più migliaia di pesi di piombo…..” (3) Pra di Bosso – Casali viticultori Reggiano Lambrusco DOC * Territorio: Pedecollinare. * Vitigno: Montericco, Marani e Salamino. * Colore: Rosso rubino intenso con spuma densa porpora. * Profumo: All'olfatto di buon impatto, vinoso e floreale di violetta, note di frutti di bosco tra le quale emergono lampone e mora. * Sapore: Secco, abbastanza caldo e morbido, dimostra un tannino in evidenza ma molto gradevoli; di buon corpo, con una buona persistenza aromatica gustativa. * Abbinamento: Abbraccia tutta la cucina emiliana, la polenta con lardo di colonnata, crostini gustosi. * Temperatura di servizio: 12-14°C. * Gradazione: Alcool 11% vol. * Capacità: 37,5cl. /75 cl. (4) Sanruffino – Casali viticultori Lambrusco Grasparossa Colli di Scandiano e di Canossa DOC * Territorio: Pedecollinare. * Vitigno: Grasparossa. * Colore: Rosso rubino luminoso. * Profumo: Denota riconoscimenti di melograno e fragoline di bosco, interessante fragranza tendente alla crosta di pane, sentori di nocciola e funghi prugnoli. * Sapore: Giustamente secco, fresco mai aggressivo, con tannicità ben integrata e con le componenti gustative bilanciate. * Abbinamento: Pasta al ragù, pollame allo spiedo, salumi, polenta di mais ai funghi. * Temperatura di servizio: 12-14°C. * Gradazione: Alcool 11,5% vol. * Capacità: 75 cl. 42009-06-28 00:00:002009-06-28 00:00:0020.001
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