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Recensione su , scritta da mizoguccini il 2009-06-24

È questa che leggete, in qualche modo, la recensione che mi rende un vero recensore di GustaModena: poiché per la prima volta torno a valutare un ristorante già passato al mio vaglio; inoltre si tratta del primo di cui ho parlato, di più, è stato proprio cercando informazioni su questo posto che sono incappato in GM. Non è certo casuale che sia la Trattoria Ermes. Non sta certo a me, milanese, ribadire quanto questo luogo sia uno specchio e un concentrato di modenesità, posso solo portare la mia testimonianza di come ci si mangi e ci si stia: benissimo. La circostanza credo la sappiate: il compleanno di GM cadeva di mercoledì, una serie di circostanze mi permetteva di essere presente, e allora perché non approfittare dell'occasione per partecipare finalmente al sacro rito della catoletta? Ma ad andare da Ermes da soli si perde qualcosa, avevo bisogno di sodali: ed ecco l'appello lanciato in bacheca per i più temerari. Non potevo trovarne di migliori. Per primo il nobile Kava5150, che proprio in via Ganaceto ho conosciuto quasi un anno fa, poi il facondo Frittella, il quorum fissato di quattro è raggiunto con l'inclusione di coste66, che ancora non conoscevo personalmente; basterebbero, ma a coronare degnamente l'occasione non poteva giungere adesione più indicata del vulcanico GROG, che a sua volta non avevo ancora incontrato di persona. Nessun problema alla stazione (alcuni utenti sanno della mia tendenza a perdere i treni o a prenderli per la coda), e il treno viaggia tranquillo e in orario… almeno mi sembra, perché quando giungo alla trattoria fuori non c'è nessuno, faccio capolino dentro e ho giusto il tempo di vedere i miei compagni d'avventura seduti al tavolo di fronte all'ingresso che mi si para davanti Ermes: “allora, milanese, è questa l'ora d'arrivare?” Mi chiede burbero il grande oste (ovviamente ho tradotto in italiano per incapacità a trascrivere lo splendido eloquio originale), io chino il capo per la vergogna, mentre la ramanzina continua per qualche secondo, dopo di che la faccia di Ermes si apre in un largo sorriso e mi abbraccia. E' una vera consacrazione e, aggiungo, una delle poche che possa farmi veramente piacere, fiero di tutto ciò mi siedo al tavolo e saluto gli amici vecchi e nuovi. Il tempo di mettere le mani su un po' di salame, coppa e ciccioli e siamo pronti per ordinare: due maltagliati coi fagioli (coste e Frittella) due maccheroni al pettine in padella (io e Kava) e una porzione di tagliatelle sutte (GROG), Ermes si preoccupa però che io e Kava si finisca per sfigurare in una competizione di scoregge (scusate, ma di quello si parlava nel frattempo…) e quindi ci fornisce una scodellina extra di maltagliati che dovrò poi finire io bevendola direttamente alla goccia su imposizione di Ermes stesso (tanto mi ero già macchiato, ma a questo porranno rimedio i miei gentili ospiti, come vedremo). I maltagliati sono davvero buoni, e spariscono mentre coste ci spiega la differenza con la versione di sua madre, ma anche i maccheroni sono eccellenti, il ragù della Bruna va provato almeno una volta. Mentre la discussione spazia dalla cucina, alla politica (posizioni ideologicamente diverse convergevano nel criticare una certa figura…) a come si cucca in vacanza e di quale nazionalità siano le signorine più disponibili (scusate ancora, ma eravamo un tavolo esclusivamente maschile), ritorna Ermes per informarsi non del cosa, le catolette per tutti erano sottointese, ma del quanto: visto che ci aspettano ancora aperitivo e cena decidiamo di restare “leggeri”, una e mezza a testa, arrotondate a otto già divise in sedici metà. Il nostro vassoio, prima di atterrare sul tavolo, verrà mostrato con orgoglio da Ermes a tutta la sala. Ah, sì, parentesi sulle bevande: non ho contato le bottiglie di Lambrusco, forse qualche mio commensale potrà integrare, ma io direi che io la mia intera l'ho seccata, aggiungendoci un po' d'acqua nonostante il rischio di arrugginire. E ora parliamo finalmente di lei, la CATOLETTA. Prima di tutto, da milanese, una premessa: con la cotoletta alla milanese non c'entra nulla, per questo per tutta la recensione adotto il termine “catoletta”. Questo non per sminuirla, al contrario, sto dicendo che si tratta di una cosa diversa che non va confrontata con quella, sono due piatti diversi e tutti e due estremamente gustosi. D'accordo, il mio cuore va forse alla cotoletta alla milanese, perché mia mamma e mia nonna non erano la Bruna, e va anche considerato che una vera cotoletta alla milanese non è compatibile con dei prezzi da trattoria- una lombata di vitello da latte alta quasi due dita (cfr. la mia ricetta all'indirizzo http://www.gustamodena.it/ricette.php?cod=268 )ha il suo costo- ma la catoletta è comunque una festa per il palato. Per chi ancora non l'avesse mai mangiata: è una fetta di maiale con un'impanatura gonfia e staccata dalla carne, molto ricca di formaggio, fritta nell'olio; quello che è ammirevole è la maestria nella frittura: sono tutte sontuose, meravigliosamente dorate, senza traccia di bruciature e perfettamente asciutte, senza unto in eccesso. Il sapore è fenomenale, e, a rischio di apparire folle, dirò che la trovo quasi leggera: io non ho avuto nessun problema a finire le mie tre metà, e quasi quasi ce ne sarebbe stata una quarta. Come accompagnamento ci sono arrivate delle cipolline e delle olive, piacevoli per la nota acidula che apportavano. Come ho detto io ho mangiato la mia parte, coste però si è fermato a una catoletta intera… posto che nessun altro sia andato sotto la sua dose di una e mezza ci sono due mezze catolette che non tornano, nulla è rimasto sul piatto, quindi qualcuno ha fatto gli straordinari: non ho notato chi fosse, però ho dei sospetti. Al momento del dolce, consistente in un vassoio stracolmo di fette di bensone e di crostata, e questa sarà l'unica portata che non finiremo, ci raggiungono Aureliano e Patatone, di casa da Ermes come nei più stellati ristoranti d'Europa; anche loro sono una nuova conoscenza, viene aperta una bottiglia di Pignoletto per il puccio e la conversazione riprende spedita, anche se un po' più languida. Qualche caffè, da me sostituito con una grappa, e si avvicina il momento di andare, prima però i miei generosi commensali decidono, riempiendomi di piacere e di gratitudine, di farmi un regalo: una maglietta Amici di Ermes, il cui costo, come forse saprete, va a finanziare le iniziative umanitarie che questo grande uomo porta avanti in Kenya. Per il colore decide maliziosamente l'oste in persona: verde “padano”… vabbè è un gran bel verde bottiglia e il tessuto è molto fresco e piacevole; per inciso, si tratta della stessa maglietta che molti di voi mi hanno visto indossare la sera all'aperitivo e poi alla cena. Il costo per questo splendido e abbondantissimo pasto è stato di 20 euro a testa, escluso l'obolo che gli altri hanno versato per la mia maglietta, tra i soldi meglio spesi della mia vita. Che cosa è accaduto nel seguito della giornata, fino a notte fonda da Babotti e ancora la mattina dopo quando, fatta colazione con il gentilissimo e generoso gi, abbiamo incrociato Bottura che usciva da casa, meriterebbe di essere raccontato a sua volta, ma non è questo il luogo. Una nota sulla valutazione: alla mia prima visita avevo assegnato quattro cappelli, e anche la seconda aveva confermato questa mia valutazione, questa volta ne assegno cinque perché le catolette sono davvero mondiali e imperdibili. Ma non è l'unica ragione: se andate a vedere, gli unici cinque cappelli che ho assegnato fin ora sono andati a locali dove sono di casa, spesso fin da bambino, ai miei locali d'adozione che oltre a offrire una cucina che reputo eccellente sono luoghi strettamente legati alla mia vita e alle mie emozioni; ebbene, oramai anche Ermes mi è entrato nel cuore.52009-07-02 00:00:002009-07-02 00:00:0020.001
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