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elenco completo recensioni Recensione su , scritta da mizoguccini il 2009-12-05
ONLY THE BRAVES II
Il viaggio e l'approdo
Valicare l'Appennino in quella giornata di ponte vacanziero e dopo una nevicata rischiava di essere a sua volta una sotto-impresa, non tanto difficile quanto lunga e stancante, e invece, mentre la radio diffondeva notizie di code su quasi tutte le autostrade della penisola, noi avanzavamo a velocitàcostante e sostenuta arrivando in fretta all'ingannevole uscita di Roncobilaccio, lasciandoci dietro l'Emilia per inoltrarci in Toscana; era passato un anno quasi esatto da quando per la prima volta mi ero diretto verso questo luogo che tante recensioni di GM mi avevano fatto sognare, da allora c'ero tornato un'altra volta, ma finalmente in questo giorno avrei provato la tranquillitàdi mangiarci ben due volte senza l'assillo del ritorno in tempo per prendere il treno. Mentre affrontavamo le ultime discese e salite tutte curve, passando rapidamente dalla neve alla sua totale mancanza, ci veniva anche confermato che Kava, “brave” solo in parte, ci avrebbe raggiunto per la cena.
Arrivare a Badia allarga sempre il cuore, e anche questa volta venivamo accolti da quell'insieme magico fatto di bosco, gatti enormi, odore di cavalli, antiche mura e promesse in cucina. La sistemazione nelle camere era risolta in fretta: le camere a Badia sono spartane ed essenziali, ma dotate di quello che serve, compresi dei capienti armadi; senza dunque indugiare troppo ci ritrovavamo al banco per il primo calice di bolle e per dissetarci in altro senso alla schietta fonte di toscanitàcostituita da Riccardo e Dante, osti impareggiabili e splendide persone (con Riccardo in questa occasione ho passato molte ore parlando degli argomenti più disparati, e mi sento di considerarlo ormai quasi come un amico- e non sono solito utilizzare questa parola con generosità, anzi: da anni m'ingegno di trovare una parola che indichi uno stadio intermedio tra il conoscente e l'amico).
A tavola, come a casa
Non c'era molta gente, quindi potevamo avere la saletta cantina tutta per noi (un anno prima avevo mangiato qui quando ancora non vi era stata trasferita parte della formidabile cantina della Badia) e usufruire della compagnia di Riccardo per lunghi momenti. Dopo giusto un assaggio di bruschette con l'olio novello partivamo con i primi: gli “incontournable” tortelli di patate al sugo rustico e delle tagliatelle al cinghiale, una porzione e mezza di entrambi da dividere tra tutti; come primo vino Riccardo ci consigliava il Pian del Ciampolo, il vino base dell'azienda Montevertine, annata 2007: per Riccardo si tratta della cantina che lavora meglio in tutta la Toscana, e conosco altra gente competente che la pensa alla stessa maniera, io da buon ultimo mi accodo nel ritenere ottimi i loro vini, dotati di finezza e di carattere al di làdelle mode, siamo lontani sia dall'eccessiva costruzione enologica dei supertuscan (che devo confessare di non amare realmente), sia dai Chianti dozzinali che infestano gli scaffali dei nostri supermercati. In quell'occasione quel primo nettare in virtuoso bilico tra schietta immediatezza e un primo accenno di nobile e austera complessitàsi dimostrava ideale per inghiottire i gagliardi tortelli- che francamente quel giorno trovavo più buoni delle altre volte che avevo provato, forse erano più freschi, o forse il sugo era cotto meglio, o semplicemente ero più disposto io a godermeli- e le amichevoli tagliatelle, cotte benissimo, consistenti ma morbide nel loro intingolo al cinghiale. In questa occasione potevo bearmi ancora una volta di uno dei grandi spettacoli in natura: barbe che fa la scarpetta; intendiamoci, anche io sono uno scarpettatore di tutto rispetto, e per poco che mi piaccia un sugo pulisco sempre il mio piatto, ma la meticolositàcon cui barbe tira su ogni stilla dai vassoi ha del fenomenale e dell'ammirevole, non si ferma sino a quando ogni angolo brilla immacolato e lucido (a suo vantaggio va detto che il pane sciocco toscano si presta meravigliosamente allo scopo), senza mai apparire banalmente vorace, nel suo procedere tranquillo e inesorabile.
Ecco dunque che portati via i lindi vassoi ci si poneva la scelta per il secondo: la fiorentina era in previsione per la sera, quindi decidevamo per l'umido di cinghiale e l'arista al forno coi funghi, anche in questo caso tre porzioni in tutto, con carciofi e cipolline quali contorni. Per il vino Riccardo aveva modi di mostrare una delle caratteristiche che più ammiro in lui: pur conoscendo e amando i celebri vini della sua terra, non è per niente nazionalista e sa apprezzare quello che di buono viene da fuori, soprattutto dalla Francia, e così, quasi scusandosi, ci proponeva un Côtes du Rhone 2004 di Guigal, sottolineando quanto il suo gusto speziato si sarebbe armonizzato con il cinghiale. Una piccola parentesi sulla casa vinicola, che conosco sia da letture -è l'azienda più celebrata del Rodano settentrionale- sia dalla mia vacanza nei vigneti del Rodano dell'estate 2001: proprio di Guigal, un Côte-Rôtie “Brune et Blonde”, era stato il vino che avevo bevuto nientemeno che da Bocuse, quindi non potevo che essere entusiasta per la proposta; nota di plauso anche per il fatto che Riccardo non propone mai vini troppo giovani, lasciando loro il tempo di esprimere gli aromi secondari che l'invecchiamento tira fuori, cinque anni per un Côtes du Rhone mi sembrava la misura giusta, uno più prolungato è da riservarsi alle denominazioni comunali più blasonate della zona (come appunto Côte-Rôtie o Hermitage), e uno inferiore ci avrebbe privato di ciò che il Syrah può dare quando è coltivato nei luoghi più vocati. Nel discutere quali profumi sentivamo nel vino io tiravo fuori quelle che da manuale sono presenti nel Syrah, mora e pepe, ma spingi insisteva sul lampone, e non aveva affatto torto; quanto alla carne che nel frattempo era arrivata devo dire che una nota di merito andava all'arista, ma solo perché mi aspettavo di meno che dal cinghiale, e se proprio vogliamo trovare un difetto a questo pranzo stava in questo: che visto che ci avevano portato i due secondi insieme, mangiando io prima l'arista, arrivavo al cinghiale quando ormai era un po' tiepido, ma comunque ancora buono da mugolare di piacere. Intanto però Riccardo ci preparava un sorpresa: a un certo punto rientrava passando per la nostra saletta venendo dall'orto e in direzione della cucina, e dopo un po' ci presentava un vassoio omaggio di meravigliose patatine appena raccolte e subito fritte. Su queste patatine voglio soffermarmi un po', perché per me rappresentavano il vero bonus del pasto: patata bianca del Mugello, fritte a rondella con la buccia, di gusto dolce ma al contempo pieno, esaltato da un po' di rosmarino, univano il piacere un po' trash delle patatine in sacchetto al gusto genuino di un prodotto VERAMENTE a chilometro zero (si potevano contare i metri); io ne continuavo a mangiare, e avrei volentieri finito il piatto, ma venivo fermato dal buon senso, perché tra tutto (non avevo certo omesso di assaggiare anche carciofi e cipolline, da amante delle verdure quale sono) ero arrivato alla saturazione.
Ma qualcuno al nostro tavolo no: infatti spingi, con un adorabile misto tra imbarazzo e orgoglio dichiarava di non voler rinunciare al dolce, e si faceva portare un piatto di assaggi di torta della nonna e torta crema e ricotta; a questo punto Riccardo decideva che noi uomini non potevamo rimanere senza dolce, e portava a tutti, offerto dalla casa, del panettone col mascarpone, come omaggio alla mia cittàe alle imminenti feste; incredibilmente riuscivo a trovarlo leggero, o quanto meno, un boccone alla volta riuscivo a trovargli un posto che prima credevo di non avere.
La recensione vera e propria si ferma qui, con il conto di 35 euro a testa, che sottolinea come, se non si prende la fiorentina, a Badia si può spendere anche moderatamente, riempiendosi di ottimo cibo e vino sopraffino, ma non posso esimermi dal narrare, svincolato dalle severe norme che regolano la vita su GM visto che ormai il mio dovere l'ho fatto, la spettacolare serata che seguiva.
Viaggio al termine della notte
Finito il pranzo, si poneva il dilemma delle giornate vicine al solstizio d'inverno: pisolino o passeggiata? Uno escludeva l'altra, e infatti mi ritrovavo nel bar ben ristorato giusto in tempo per bermi un ottimo tè alla menta parlando con Riccardo di vari argomenti, soprattutto politica visto il concomitante No B. Day; alla discussione si univa ogni tanto anche Dante e qualche altro avventore. Io per altro a un certo punto andavo a fare quattro passi fuori, ma il buio completo m'imponeva di restare negli immediati paraggi a far le coccole ai gatti: la prossima volta ci torno a maggio o giugno e allora potrò fare tutte le passeggiate che vorrò.
In serata arrivava finalmente Kava in compagnia di un'altra persona, e potevamo metterci tutti a tavola… in effetti la cena era la sanzione della mia sconfitta: riuscivo infatti a inghiottire solo qualche cucchiaio di ribollita e dovevo rinunciare alla fiorentina, limitandomi a rosicchiare un po' l'osso, per poi ritirarmi nella mia camera per una pausa comprensiva di passaggio in bagno; peccato, perché il chianti Classico e il Le Balze dell'azienda Poggiolino meritavano. In compenso ritornavo per godermi la sessione di chiacchiere, assaggi di pregiati rum, visione di filmati stupidi in internet e insomma atmosfera piacevolissima e conviviale che s'inoltrava nella notte; passavamo a un certo punto dai rum alla birra artigianale, cosa che faceva nascere in barbe il desiderio di un po' della sua amata Moretti (per poi prendersene anche una da portarsi in camera come nightcap, come si dice). Ma uno dei momenti più belli avveniva quando Riccardo decideva che era il momento di stappare una magnum di spumante, e l'ospite di Kava chiedeva se non c'era qualcosa da mangiarci insieme, ottenendo un vassoio di salame e le nostra ammirazione per la capacitàdi mangiare ancora (comunque inferiore a quella della sbalorditiva spingi, che affrontava a testa alta anche quella cena con giàtutto il resto alle spalle).
Ma non era finita qui… Riccardo aveva infatti una festa di compleanno di una sua amica in una villa vicina, e si chiedeva se andarci o no, e- ora non ricordo esattamente come- finivo col decidere di andarci anche io, pur essendo ormai l'una di notte passata. Mi perdoneràl'utente Jimi Hendrix, se dico che nel viaggio per le colline del Mugello a un certo punto si produceva un certo trambusto per la presenza di una volante della polizia che faceva controlli: Riccardo era infatti perfettamente in sé, ma a un test alcolemico sarebbe risultato positivo, ecco quindi che risuonava nell'abitacolo l'avvertimento “nascondi la magnum”, perché farsi vedere oltretutto con la splendida bottiglia che recavamo in dono alla festeggiata avrebbe potuto dare una cattiva impressione. Non venivamo comunque fermati, e in una curva più solitaria potevamo fare un incontro più poetico e memorabile, quello con uno splendido daino balestrone (tale lo classifico in base agli insegnamenti di Dante) che attraversava la strada. Dopo di che io mi ritrovavo, non senza una certo divertito spaesamento, a una festa in una bellissima villa ottocentesca ove non conoscevo nessuno: fino a un po' di tempo fa difficilmente mi sarei trovato in una situazione simile, e devo ringraziare Riccardo per avermi convinto a partecipare ed evitato di farmi sentire fuori luogo; avevo quindi l'opportunitàdi ballare qualche evergreen degli anni '80 e bere qualche bicchiere di Champagne che però, come notava Riccardo al ritorno, creava un po' di acidità, al contrario delle ottime bevande bevute al ristorante, e per quanto strano era vero, quelle poche gocce creavano da sole più danno della gran quantitàdi alcol bevuta prima.
Non restavamo comunque troppo a lungo alla festa, e ci ritrovavamo in macchina a proseguire i discorsi iniziati all'andata, in un dialogo molto franco e anche personale, quale difficilmente mi capita di fare con persone che conosco da così poco tempo, ma la simpatia, l'umanitàe la sensibilitàdi Riccardo faceva sì che mi sentissi in compagnia di un vecchio amico; alle tre del mattino rientravamo quindi a Badia e ci davamo quindi la buona notte.
Arrivederci
Approfitto delle ore del sonno per la valutazione: siccome sono puntiglioso lo dirò, a Badia di Moscheta l'esperienza non è sempre perfetta, ho sperimentato che quando c'è troppa gente ci possono essere dei problemi a livello di servizio e alle volte persino nelle cotture o nelle temperature, ma qui sto valutando un singolo pasto in cui tutto andava a meraviglia, e quel di più emozionale che, come avete potuto vedere, è per me una caratteristica necessaria per assegnare il massimo voto è qui presente come difficilmente altrove, Badia è un luogo in cui sogno sempre di ritornare, e quando ci sono mi sento al posto giusto, per cui cinque cappelli senza esitazione.
La mattina dopo sperimentavamo ancora quanto è difficile andarsene da Badia, i saluti duravano a lungo, tra scambio di doni (io portavo a casa una splendida bottiglia di Chianti in cambio di una pregevole ma molto più economica bottiglia di birra artigianale donata a Riccardo) e auguri per le feste e le vacanze in occasione della chiusura del locale. Con un po' di rimpianto salivamo ancora a bordo della macchina, un'ultima prova ci aspettava.
P.S.
Lottando contro il tempo cerco d'inserire la recensione prima dello scoccare della mezzanotte, oggi, 19 gennaio è il compleanno di barbe, e questa, in un certo senso, è il mio regalo per lui.
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