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Recensione su , scritta da grog il 2010-01-28

Serata di compleanno. Nonostante sia in dieta e leggermente malato, avevo dato la mia disponibilità già da tempo, quindi mi vedo costretto, poverino eh?, a partecipare…. Appuntamento dentro al locale per le 21.30 causa lavoro di tutti. Nel giro di una mezzoretta siamo al completo. Il locale è impossibile non vederlo. Sopra all'ingresso, proprio di fronte al parcheggio a fianco dell'Abbazia, svetta una bella scritta in stampatello quasi dorato….”SANTA MARIA FUORI LE MURA”. Fa un certo effetto, entrare mette quasi soggezione. Porte a vetri, moderne, antisfondamento, pesanti, molto belle e dure da spingere. Si scendono alcuni gradini all'ingresso, penso non adatto ai disabili, almeno che non volino…. Appena dentro ci accoglie una giovane ragazza coi capelli biondi sciolti, tutta esuberante, con un sorriso gioviale a 64 carati, Barbara, la chef. Ci spedisce al piano di sopra, stasera è il “Giovedì di Spade”. Saliamo una scala strettina, alcune nostre pulzelle faticano parecchio a salirla a causa delle gonne strette, ….la moda…… Apriamo un'altra porta a vetri e ci aspetta un'altra rampa identica alla precedente, che reca però in un ambiente buio. Arrivati a destinazione fatichiamo un poco ad abituarci alla penombra. Luci soffusissime e lumini accesi dappertutto. Ci sono alcuni tavoli occupati che si svuoteranno di lì a poco. Raggiungiamo la nostra tavolata, non si vede un'acca e in sottofondo una micidiale musica medioevale terrificante, a volte piacevole ma nel complesso, a mio parere, un po' rompente. Qui sembra di calarsi nel XIV secolo: luci, ciottole col cibo, musica e la tenuta del cameriere. Tenuta dell'epoca, bicolore, come poi ho scoperto usando il flash perché al buio non si notava, con una strana scuffiola in testa che, come ha fatto notare una nostra commensale in preda ai fumi dell'alcool, sembravano un paio di mutande….. Mangiare qui funziona pressapoco così: vengono portate inizialmente ciottole contenti quantità discrete di varie cibarie povere, poi si comincia con il giro di “spade”, carne a volontà, cibaria ricca. Il vino, lambrusco reggiano secco molto buono, viene portato in tavola in caraffe di vetro in stile, peccato che l'acqua sia nella sua originale bottiglia, poi alla fine plateau di dolcetti misti e bottiglie di liquorino in tavola. Seduti e dopo vari brindisi a lambrusco che hanno scaldato gli animi, incominciano ad arrivare in rapida successione: * patate al forno, ottime; * lenticchie a non so cosa, ottime; * ceci a non so cosa, un po' duretti; * polenta, ci stava da Dio; * polentine fritte, quelle un po' salate erano mondiali, ma che sete poi……; * cavolfiore gratinato al forno, toghissimo. Dopo che ci siamo rifocillati con queste cibarie inconsuete per un antipasto, il nostro, non saprei come definirlo, in fin dei conti il cameriere a quei tempi non esisteva…..paggetto? facciamo paggio, era grosso. Dunque il nostro paggio prepara alcune ciottole grandi ai due capi del tavolo e ci spiega che arriverà con due spadoni (spiedoni) dove saranno infilzati i pezzi di carne, li metterà nelle ciottole dove noi potremo attingere. Intanto la musica imperversava e siccome un po' ci costringeva ad alzare la voce, minacciando il paggio di denunciarlo alla Santa Inquisizione, per restare in tema, ho ottenuto di farci abbassare il volume, per cui quella musichetta di sottofondo a basso volume è risultata un po' più gradevole… Neanche il tempo di affilare i coltelli che iniziano a portarci la ciccia, più o meno in quest'ordine: * salsiccia, discreta * cosce di pollo, ho problemi col pollo e la coscia mi piace poco, buone, * pancetta, un po' sottilina * bombolette, che altro non sono che involtini di pancetta con ripieno sorpresa, fenomenali * spalla, ottima * coppa, strinata * lonza, ottima * agnello scottadito, buonissimo * couberoll, praticamente filetto, stupendo * costine di maiale, dov'era la carne? Alla fine il paggio ripassa e ci propone di chiedergli quello che vogliamo e lui lo avrebbe fatto preparare, ma noi abdichiamo chiedendogli pietosamente di non torturarci e di donarci la grazia….. Lui spavira lo spavirabile e ritorna con altre ciottole: * arachidi, irresistibili * crostata di sapore * crostata di albicocche e mandorle * mascherine di frolla glassate al cioccolato * baci di dama, ho dovuto mangiarne uno se volevo uscire vivo da questo tenzone gastronomico, ottimi. Come già detto, bottiglie in tavola di liquore al cioccolato e peperoncino, buonissimo, il bello che sembra un rosolio più scuro e più forte di gradazione, ha il sapore della cioccolata e in fondo lascia una scia piccantina. La casa ha poi offerto una bottiglia di prosecco. Caffè per tutti. Quattro cappelli, non cinque per vari motivi, mi sono portato il coltello da casa (nóva), la musica mi ha un po' rotto le palline, c'era troppo buio per un talpone come me, alcuni tagli di carne un po' duretti. A-v salut magnadôr bóss, arváddres…. All'una di notte abbiamo finalmente lasciato libero lo staff del locale, non pirma di aver scucito le nostre borse e aver depositato sul bancone 25 talleri a testa, e aver dato un occhio a Calypso, la simpaticissima camaleonte che vive al pian terreno del locale…… All'uscita, sulla sinistra, c'è il monumento al pellegrino, molto bello ed inquietante. In fin dei conti questo è un locale storico. Come si evince dal sito del locale stesso: “L'antico Ospitale dei pellegrini di Nonantola Come scrive Girolamo Tiraboschi nella “Storia dell'Augusta Badia di S.Silvestro di Nonantols”, nell'anno 1325, i signori Giovanni Brocchi e Buono del fu Rolandino Bersani, rettore ed amministratore della Società della Beata Vergine in Nonantola, si recarono dall'Abate Niccolò dé Baratti e lo pregarono di concedere loro una casa per istituirvi un albergo per accogliervi i pellegrini. L'Abate concesse loro la casa, a patto che ogni 50 anni ne chiedessero di nuovo l'investitura, pagando la somma di 40 soldi bolognesi e che ogni anno, nel giorno di S. Silvestro, offrissero un cero del peso di una libbra alla chiesa abaziale. La casa, che era “Fuori le mura", quasi di fianco all'Abbazia, venne subito adattata ad alloggio per i pellegrini. Nello stesso periodo, accanto all'ospitale, venne costruita una chiesa per le pratiche religiose della Confraternita dell'Annunziata.. Ormai cadente, nel 1589, la Confraternita decide di costruire una nuova chiesa terminata 8 anni dopo e solennemente benedetta da mons. Ercole Vaccari il 23 Marzo 1597, antivigilia della sagra annuale. Alcuni anni fa la “Casa dell'Ospitale” è stata restaurata, conservandone esternamente l'aspetto originario. All'interno, è rimasta la grande loggia che divideva i due grandi cameroni per i pellegrini: uno riservato agli uomini e l'altro alle donne. Oggi nelle due sale, trova posto il rinomato ristorante “S.Maria Fuori le Mura” dove, i “Moderni pellegrini”, possono gustare le delizie gastronomiche della nostra terra emiliana e tutti i migliori piatti della grande cucina italiana.” Chi si volesse poi fare una cultura migliore, consiglio caldamente di visitare questo sito: http://www.abbazia-nonantola.net/ Dott. Giambattista Moreali 1945 – da Ris e Fasòo, coro a quattro vici Inno a Nunàntla O Nunàntla vècia, vècia, sàtt al tóo Tursèin e sàtt la Roca dal mazèl e là sul Punt ed Bacarèin, agh pasèva al teimp piò bèl quand mè a i'era un ragazèl. O biondi, o mori dai bée cavìi, o ragàzi ed Piaza I, la gioventù l'an torna piò! La tóo ciésa l'è stravècia, vècia piò d'méll an; l'è la tóo tèra un gran tesor: la dà furmài e vein e pan, fióli bèli come i fior, per psér fèr piò bein l'amor. O biondi, o mori dai bée cavìi, o ragàzi ed Piaza I, la gioventù l'an torna pio! Curòuna dla tóo rezdurìa: Via Lèrga, Ardò, Melcantoun, Arbièra, al Masàt, la Gulféra, Campàz, Bagazàn, al Cantoun. Tira e mola e magna bein Tira e mola e bàvv dal vein ! E San Roch e Sant'Ansélom, San Silvèst'r e Filumeina, ch'it protézen dal desgràzi, de la pèst e colereina. Tira e mola e magna bein! Tira e mola e bàvv dal vein ! O Nunàntla ciacaróla, con al tóo Tursein tè t'srèe sèimp'r in dal mée cór, tótt la vétta, infin ch'an mór! Traduzione Inno a Nonantola O Nonantola vecchia, vecchia, sotto al tuo Torricino e sotto alla Rocca della Beccheria e là sul ponte di Baccarini ci passavo il tempo più bello quando ero ancora un ragazzuolo. O bionde, o more dai bei capelli, o ragazzi di Piazza Umberto I, la gioventù non torna più! La tua chiesa è stravecchia, vecchia più di mille anni; la tua terra è un gran tesoro: dà formaggio e vino e pane, figli belli come i fiori, per poter fare meglio l'amore. O bionde, o more dai bei capelli, o ragazzi di Piazza Umberto I, la gioventù non torna più! Corona della tua massaria: Via Larga, Ardò?, Malcantone, Rubbiara, Masàt?, Gulfèra?, Campazzo, Bagazzano, il Cantone. Tira e molla e mangia bene Tira e molla e bevi del vino! San Rocco e Sant'Alselmo, San Silvestro e Filomena, ti proteggono dalle disgrazie, dalla peste e dal colera. Tira e molla e mangia bene Tira e molla e bevi del vino! O Nonantola chiacchierona, col tuo Torricino sarai sempre nel mio cuore, tutta la vita, finchè non muoio! 42010-01-29 00:00:0025.001
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