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Recensione su , scritta da carolingio il 2010-02-28

Dopo aver letto sulla lavagna l'apologia dei nati sotto il segno dei Pesci, è più facile confessarlo (e vedo che non sono l'unico): ho compiuto gli anni il 27 febbraio. Quindi siamo andati a mangiar fuori. A dirla tutta, Reginalulu era stata troppo gentile e aveva evidenziato solo i pregi dei pesciolini, minimizzando i difetti della categoria (gli oroscopi di giornata lasciano il tempo che trovano secondo me, ma quelli di categoria, per inquadrare i caratteri delle persone hanno – per averlo verificato – un qualcosa di fondato). Però il 27 febbraio non è solo il mio compleanno, è anche il giorno in cui io e mia moglie ci siamo conosciuti e quello in cui, un anno dopo, abbiamo cominciato a stare insieme. Facevamo entrambi l'ultima classe del liceo, in due scuole diverse. La soprannominai subito “falchèto”, vuoi per il suo carattere un po' aggressivo, vuoi per via di un paio di sopracciglia nerissime, molto folte verso il centro e sottili alle estremità, dove talvolta avevano un leggero risvolto verso l'alto, come le ali di un falco. Aveva un bel sorriso, con le fossette sulle guance. Quando mi guardava sorridendo, pareva che i suoi occhi si sciogliessero, che stesse scivolando nel deliquio. Cos'altro potevo fare? :) A quel tempo c'erano gli ultimi sussulti di guerra in Vietnam :( . Le immagini che ci arrivavano erano sempre più sconvolgenti. Avevo comperato ed attaccato in camera mia il famoso manifesto “Why?” (e lì stette per anni). Era anche il periodo, quello, in cui di primo mi imbottivo di pasta e Stairway to heaven (brividi... anche adesso veramente... :) ). Di secondo pane e The great gig in the sky. Come dessert mi gustavo – che emozione! – Supper's ready, appena uscita (“Hey my baby, don't you know our love is true?” “Ehi bambina mia, non sai che il nostro amore è sincero?” :) :) :) ) The supper was ready e noi eravamo pronti per la cena. Solo che abbiamo dovuto slittare di un giorno rispetto alla data del 27, per altri problemi che non potevamo trascurare. Abbiamo scelto l'Antica Trattoria Cervetta a Modena per un motivo fondamentale, e cioè perché ho letto su questo sito che ha contribuito ad organizzare la cena di solidarietà per Haiti senza guadagno e senza rimborso spese. Quindi per me, questa cosa, in qualche modo va premiata. L'ho proposto a mia moglie e lei ha accettato con entusiasmo. Non ho sentito di locali nella ns. zona che abbiano offerto questa disponibilità. Spero che qualche altro locale raccolga questo testimone... Così, in barba anche a mie precedenti previsioni, mi son fatto i 115 km. per venire a Modena, cenare, festeggiare, e poi ritorno in Valpolicella. Il tutto – ma quanto son “gabiàn”? – seguendo chi scrive su questo sito GM e chi lo ha organizzato, tutta gente che non conosco o che conosco solo per quello che leggo qui... :) Come me, in quanto a parenti stretti, anche mia moglie è rimasta solo con una vecchia zia di 94 anni (non molto autonoma), che sta a Bovolone. Alla domenica, la badante fa festa e quindi con sua sorella vanno giù ad accudirla. Io vado alla partita del Chievo e, all'uscita dallo stadio, prendo per la bassa, raccolgo il mio falchèto e punto su Modena. Passeggiatina notturna nel centro di Modena, in mezzo ai portici rischiarati dai lampioni gialli, e poi arriviamo alla Cervetta. Cominciamo bene: nella stretta viuzza, sopra l'ingresso della trattoria si staglia una bandiera gialloblu, che ho subito “intuito” essere stata esposta per la vittoria del Chievo sul Cagliari... (ehm... ;) ) Entriamo, ambiente raccolto, con dei bei travi in legno restaurato nella prima metà della sala, luci soffuse. Bagni puliti e profumati. Non c'è nessuno, a parte il cameriere (poi il locale, pian piano si gremirà). D'altronde sono le 19,30 e noi volevamo mangiare entro una certa ora, per non tornare a casa troppo tardi. Accomodàti al tavolo riservato, assieme ad una minerale ordiniamo un Manicardi Cru, Lambrusco Grasparossa di Castevetro, da 11,5°: il vino è eccezionale, profumato, corposo il giusto, leggermente fresco come occorre. Molto buono, anche se non sono un esperto di lambruschi. Ce l'ha consigliato il cameriere, che è anche il proprietario, detto Coste. Prima delle bevande, ci viene portato un cestino con qualche mantovanina e alcuni grissinoni. Questi ultimi sono un po' particolari per noi, che così non li avevamo mai assaggiati: hanno un consistente gusto di fondo salato, come di carne di maiale (molto strutto?). Due tre sgranocchiate stimolano proprio l'appetito. Gradevoli. Di primo, per mia moglie i tortelloni verdi di patate aromatizzati al tartufo, per me turtlèin in brodo. Mia moglie mi assicura che i tortelloni sono una bontà, con un gusto delicato ed equilibrato, senza che il tartufo prevalga su tutto, perfetta la cottura dell'attaccatura della pasta. I miei tortellini, buoni, niente di particolare, ma mia moglie me l'aveva detto, “vieni qua a mangiare i tortellini in brodo, che te li mangi anche a casa?”. Ehhhh... avevo voglia di tortellini e di brodo... (però, mio padre mi diceva: le done le gà sempre rasòn :) ) La cottura l'avrei gradita un po' più avanzata, ma siccome il brodo era incandescente come una colata di lava, li ho lasciati “cuocere nel loro brodo” per alcuni minuti e ho risolto il problema. Uhhh, che buono il vino... Senza essere invasivo, ogni tanto Coste si ferma a chiacchierare con noi. Tocca ai secondi. Mia moglie ordina polentine con i funghi, mi dice porcini e chiodini, o simili. Io non potevo esimermi dal provare la cotoletta. In pochi minuti, favoriti anche dall'orario e dalle poche persone presenti, arriva tutto. La vista della cotoletta mi provoca, chiaramente percettibile, un episodio di extrasistole. “Pronto?” dico a voce alta al cameriere, guardando fisso l'enormità del piatto. Lui però non è più in linea e si sta allontanando con un sobbalzo di sorriso. La cotoletta (credo di vitello) era una cosa stratosferica, gigantesca, morbidissima, gustosa, con una crostina croccante ed una giusta proporzione di pomodorini, rucola, poche fettine di cipolla cruda e alcune strisciatine di aceto balsamico. Tra l'altro non l'avevo mai mangiata con l'osso, così alta; l'ha assaggiata e gradita anche mia moglie, nonostante ultimamente sia in guerra con i trigliceridi. Insomma, cotoletta veramente superlativa. :) :) :) Non mi addentro a riferire il commento (positivo) di mia moglie sulla polentina coi funghi, perché non mi piacciono e mi si rovescia lo stomaco solo a nominarli. Ordiniamo come dessert un tortino di cioccolato caldo, con zeste d'arancia e panna. Mia moglie se lo pappa, io lo assaggio solo: squisito. Le zeste mi vien detto che sarebbero le scorzette, ho imparato un'altra cosa nuova. Mmmmm... Che bontà! Non prendiamo altro e chiediamo il conto. Coste ci chiede se ci può offrire un nocino. Uno no, perché altrimenti, se mi fermano, faccio scoppiare il palloncino, ma un quarto ciascuno mi sembra gentile non rifiutarlo, anche perché siamo a Modena. Ci mette la bottiglia sul tavolo, perché ci prendiamo quello che vogliamo: Nocino Benincasa, Riserva Oro, ottimo, denso, gran boccato, (invece di un quarto per me diventa mezzo... :) ) Il conto: 73 euro in due. Bene. Se dovessi tornare a Modena città, non andrei in cerca di altro. Per la Cervetta proporrei sei cappelli, ma vedo che non si può e quindi mi limito a cinque. E' la prima volta che dò cinque cappelli, mi ci vogliono molti argomenti importanti (non solo di cibo) per darli e quasi nessuno di poco rilevante su cui sorvolare. Consuntivi e bilanci credo siano opportuni quando servono, non per forza al compleanno o alla ricorrenza. In questo momento mi viene solo da pensare che son più “vecio” de prima, però, per stare con i Deep Purple (visto che il mio debole per la musica qualcuno l'ha scoperto), con la testa spero sempre “child in time”. :) :) :) :) :) 52010-03-01 00:00:0036.501
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