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elenco completo recensioni Recensione su , scritta da carolingio il 2010-03-29
Finalmente ci siamo tutti e cinque. E in più c'è anche Corrado, che da un anno sta insieme con la Giulia, ottimo ragazzo.
Finalmente, sì, perché i figli crescono, e riuscire a trovarci noi cinque, insieme, contemporaneamente, non è più tanto facile.
Ma dobbiamo festeggiarla la Giulia, la mia bimba più grande, perchè ha avuto un nuovo contratto di lavoro, di una certa rilevanza. Di questi tempi, non è poco riuscire a trovare da lavorare. Fare anche il proprio mestiere, quello per cui si è studiato, per i più giovani è il massimo.
Siamo davanti al Porticciolo, a Lazise, ci andiamo una o due volte all'anno da parecchio tempo. E' alla fine del lungolago del paese, in una casetta anni 60-70 un po' bruttina, con le tapparelle di plastica, dentro un discreto giardino dove d'estate si può mangiare. Ma è sera, col buio non si vedono case bruttine, solo gli splendidi lampioncini della camminata specchiarsi nella tranquillitàdel lago.
Dentro, siamo accolti dall'enorme caminone sempre acceso, dove vengono messe su le grigliate, e da un cortese cameriere, che ci fa accomodare al nostro tavolo prenotato, bello ampio. C'è sempre gente, anche se siamo di lunedì sera. L'interno del locale è assai semplice e sobrio, colori chiari, quadri alle pareti, tavoli ben distanziati con tovaglie bianche. Servizi puliti, anche se il sapone era finito. Avere sempre le mani pulite è un mio cruccio. Ho un po' ovviato con acqua caldissima, che io sopporto bene.
Visto che siamo sul Lago, da bere ordino un Lugana dell'Azienda Agricola S.Cristina (Famiglia Zenato di S.Benedetto di Lugana), da 13°, leggermente mosso e bello limpido. Poi due minerali, una liscia e una gasata. Una cameriera mi presenta la bottiglia e me la stappa lì davanti.
Non si può che cominciare con un cincìn. Assaggio il vino e me lo tengo in bocca (anche se tende a scivolare giù bene), guardandomi attorno. L'UNHCR ha programmi di intervento, in questo caso svolti tramite l'UNV, per assegnare lo status di rifugiato politico (e relativo sussidio economico per tre mesi, poi trovano asilo: Australia, Nuova Zelanda, USA i più gettonati) ad immigrati che sfuggono a persecuzioni nei loro paesi d'origine. Toccheràancora alla Giulia svolgere questo ruolo, stavolta in Egitto, con interviste agli interessati, verifiche della loro situazione e approfondimenti. Una responsabilitàda far tremare. Ma lei è coraggiosa.
Il Trebbiano di Lugana ha un buon aroma, secco, un po' salinato e con lontani sapori di agrumi.
Conosciamo il ristorante e non abbiamo dubbi da risolvere: si comincia con l'antipasto di pesce e di verdure, che è a buffet e si può tirar giù da mangiare a volontà(non scherzo: a volontà, purchè ci stia dentro al piatto). Un cameriere, sempre gentilmente, indica e spiega, su richiesta, i vari tipi di pesce presente sul tavolone del buffet: storione, pesce persico, cavedano, tinca, sarde di lago, trota. I pesci (a parte le sarde) sono lessati e poi saltati, o composti in carpione sfilettati e deliscati, con varie salse alle verdurine, con capperi, olive, vinaigrette, salsine a base di maionese e senape (mi è sembrato), prezzemolo, scorzette di limone, olio extra vergine. Una squisitezza. Non saprei a quale dare la palma del migliore. Le sarde sono messe giù anche “in saòr”, piatto credo proveniente da Venezia, poi estesosi in tutto il Veneto. Ottime. C'è anche il bacalà, ma non di provenienza del nostro Lago. Questo non ce la faccio proprio.
Tutto benissimo. Mia moglie, la vedo, è raggiante e sembra che spacchi il mondo quando ci sono queste occasioni ed ha l'opportunitàdi pensare con orgoglio ai suoi figli e di guardarseli lì. Oddio, tra un po' per lei subentreràla fase della preoccupazione stabile e, per me, quella della bolletta telefonica, perchè Il Cairo non è proprio dietro l'angolo... ma comunque sempre meglio di Bangkok dove la Giulia era stata la prima volta, o Kathmandu dove avrebbe potuto anche andare. Poi, per fortuna adesso c'è Skype, che un po' almeno mi solleverà.
La seconda parte del buffet riguarda le verdure: zucchine e melanzane grigliate sul caminone (molto gradevoli), cipolle lessate in agrodolce (molto buone anche quelle), patate lesse al prezzemolo (normali, buone), rape rosse lesse, carciofi lessi (freschi, si sente) e saltati in olio. Ci viene anche portata la polentina abbrustolita sulle braci. Tutti prendiamo più o meno le stesse cose, in quantitànotevoli, a piacere. Nel cesto del pane degli ottimi grissinetti all'olio, da sgranocchiare tra una ciàcola e l'altra.
Quando la Giulia era a Bangkok, ci ha spiegato che giungevano làper lo più profughi provenienti dal Nepal (con la Birmania avevano appena chiuso provvisoriamente l'ingresso per il troppo afflusso), ma venne anche alla luce un traffico di ragazzini somali. Le si presentavano infatti davanti, soli e allo sbando, bambini provenienti da Mogadiscio, di etàdai 10 ai 14 anni. I genitori (o, se erano morti, i loro parenti) avevano venduto la loro misera casa per costruirsi poi una capanna di legno nella baraccopoli di periferia e per pagare 4.000 dollari a dei trafficanti che, con passaporto falso, facevano salire sull'aereo i bambini e li portavano a Bangkok. I bambini venivano allontanati dal pericolo (a Mogadiscio si può morire in qualsiasi momento, per un nulla), ma fuori dall'aeroporto thailandese, con una scusa, erano regolarmente abbandonati in un bar. Questo mercimonio è stato fermato (ma mi chiedo se per loro ci fosse un'alternativa migliore tra il restare a Mogadiscio e trovarsi, da soli, a 6.000 km. di distanza da casa...) e i ragazzini sono stati inseriti in un programma di affido ed integrazione (“extended mandate” rispetto al rigido protocollo, trattandosi di minori, che non prevede asilo politico a chi fugge “semplicemente” da guerre o carestie), un po' come Valentino, quel bambino del Darfur che ha dettato il bellissimo e sconvolgente libro “Erano solo ragazzi in cammino” e che ora vive negli States.
Quando sono a tavola e si chiacchiera, mi ingolfo sempre con mille pensieri e ricordi, che mi prendono e che in parte riporto, anche se non strettamente legati al fatto tecnico della recensione. Spero di non tediare nessuno.
Dopo l'abbordaggio al pesce del lago, avendoli giàordinati all'inizio, ci dedichiamo ai primi. Il risotto con la tinca l'avevo mangiato lì più volte e quindi sia io che mia moglie ci siamo orientati sul risotto mantecato con il cavedano. I ragazzi pappardelle con lo storione e con la tinca. Nel tempo che noi ci siamo rimpinzati col corposo antipasto, i primi sono pronti e quindi ci vengono portati quasi subito. Siamo quasi sazi, non è ancora il mese di maggio, ma facciamo tutti un “fiorèto”...
Il mio risotto dal colore giallo sembra a base di zucca, ma invece è pomodoro fresco, cotto col vino e le verdure tagliate fine fine. Il gusto del cavedano è veramente delizioso e particolare, la cottura perfetta; l'esofago è un elastico, prima si era un po' stretto, adesso mi si riallarga pian piano. Assaggio anche le pappardelle allo storione della Giulia. Squisite. E porzioni tutte abbondanti.
Esiste un “acuerdo” tra il governo di Bogotàed una ong veronese, con cui la Giulia collabora per predisporre progetti volti a prevenire e limitare la violenza sociale, che in Colombia sta raggiungendo massimi storici. A metàprimi, ordino una bottiglia di Custoza Superiore da 13,5° dell'Azienda Agricola Cavalchina di Giulietto Piona di Custoza (conoscevo una parente… per averlo giàassaggiato sapevo che il vino era strabuono), e nuovo brindisi, perché, cosa non da poco (l'ONU dàinizialmente solo incarichi a tempo determinato), la Giulia è riuscita a mantenere anche il suo attuale lavoro con l'America Latina. Il brindisi è anche l'augurio che l'intervento riesca ad essere d'aiuto in qualcosa.
Il Custoza, non me ne vogliano le aziende della zona di Sirmione, per me è ancora meglio del Lugana (che non era per niente male): mescolando la Garganega con Trebbiano e Trebbianello e con la Fernanda (un clone tipico di Custoza), diventa più strutturato, più aromatico, con un boccato bello rotondo. Uno spettacolo.
Giro e rigiro lo squisito risotto con la forchetta, mi fermo, guardo fisso il piatto e penso di essere fortunato. Non appartengo alla categoria delle madri per un fatto fisiologico, ma un po' d'orgoglio me lo sento addosso anch'io. Tutti e tre i miei figli stanno facendo un qualcosa che a me sarebbe sempre piaciuto fare, e che ho anche fatto o che sto facendo, anche se come volontariato o passatempo, non come lavoro. Tutto, senza che io abbia mai cercato di influenzarli direttamente, anzi spesso mettendo davanti più i contro che i pro. Indirettamente, però, credo di averli un po' influenzati. Beh... non è questo il sale della vita? Fare e lasciare qualcosa di buono, qualcosa in cui si crede?
Niente secondo, ovviamente, anche se il salmerino alla griglia attira gli occhi, ma ci mancherebbe... potremmo scoppiare.
Mia moglie mi stupisce, perché si arrende anche alla voglia di dolce. Sono io stavolta che suggerisco un sorbetto al limone e liquirizia. Ne prendiamo quattro ed io, ovviamente, ogni tanto rubo la cannuccia a mia moglie (che si arrabbia, ma non è una novità), per tirar su un po' di sorbettino fresco. Delizioso anche questo.
Chiedo il conto, che arriva dopo poco: 183,50 euro, scontati a 180,00. Da sottolineare il prezzo veramente concorrenziale (13 euro!) del singolo antipasto di pesce e verdure assieme, considerata la qualitàe la quantità.
Giulia è nata quattro anni dopo che ci siamo sposati. Da poco avevamo visto il meraviglioso film “Giulia”. Prima di alzarci da tavola mi viene in mente e lo rievoco alla famiglia.
Assassinata dai nazisti, perché vi si opponeva cercando di aiutare gli ebrei, lasciava una figlia piccolissima cui non sarebbe stato dato modo di ricordare e di riconoscersi nella sua mamma. A me quella storia è rimasta impressa in modo indelebile, il nome era bello e piaceva, così abbiamo fatto come la sua amica Lillian: alla nostra prima figlia abbiamo dato il nome di Giulia, dentro di me per non dimenticare.
Usciamo fuori e passeggiamo insieme alcuni minuti fino alle macchine.
Lazise è bellissima, piccolo porto spalancato verso il grande lago, e mura fortificate, ma aperte in più punti verso l'entroterra.
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