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Recensione su , scritta da Gerry il 2010-09-14

Martedì 14 settembre 2010: all'ultimo istante mi rifilano l'incombenza di portare a pranzo due “ospiti” dell'azienda. Faccio l'errore di non valutare il fatto che siamo di martedì e, si sa, di martedì la ristorazione modenese, e non solo, tende concedersi un meritato riposo. Supero la tentazione di lanciare una riflessione collettiva sul concetto di “meritato”, riferito al riposo della ristorazione, e supero, pure, la tentazione di raccontare in dettaglio come la mia improvvida dimenticanza mi abbia fatto girare a vuoto per circa mezz'ora, tra ristoranti chiusi e ristoranti scartati a priori. Ormai rassegnato a dovermi scusare per l'ospitalità improvvisata e, quindi, inadeguata, mi sovviene il fatto che l'80° Miglio sia ad un tiro di schioppo – vabbè, facciamo tre tiri! – dall'ufficio, e ci provo. Per una serie di coincidenze non ci sono mai “entrato” e mi affaccio timoroso alla sala. Il personale è giovane e, scoprirò poi, anche competente. Non che le due cose non possano stare assieme, ma alla mia età si tende ad essere indulgenti con se stessi, e con coloro che condividono il medesimo status anagrafico, e meno condiscendenti, molto meno, con coloro che hanno meno esperienza. Come se competenza ed esperienza fossero sinonimi: … l'umana debolezza! Una graziosa cameriera ci fa sedere con composta partecipazione, ascolta la nostra “tirata” sulla necessità di fare presto, ché il lavoro ci attende (lo faremo, poi, attendere più del dovuto ma, senza alcuna vera sorpresa, nessuno al lavoro pare accorgersi della mancanza) e ci porge la “carta”. I miei commensali, un uomo e una donna a cui farò, nel corso del pranzo, un invadente resoconto delle eccellenze alimentari di Modena, quasi ad avvalorare l'idea che la scelta fatta, del ristorante intendo, sia l'esemplificazione di quanto andrò dicendo (è una tecnica di “marketing” rischiosa, ma che da spesso buoni risultati), si lasciano consigliare. In verità, mi scaricano addosso ogni responsabilità, ed io mi cimento nel ruolo di navigato mentore del luogo e dei piatti che “quivi s'ammanniscono”. Cerco d'essere più sintetico. Dopo breve consultazione (“… e cavolo! Va là che ti faccio complice d'un eventuale buco nell'acqua!”), ho scelto tre antipasti, lo stesso per ognuno di noi: un plum cake col culatello e marmellata di fragole con aceto balsamico. Così mi aprivo la strada (che stratega delle pubbliche relazioni) per una dotta presentazione dei pregi e dei fasti dell'oro nero (“Meglio scegliere un'altra similitudine per introdurre l'aceto; ci penserò!”): mezz'ora di soliloquio era garantita. Poi un tris di minestre, uguale per tutti: tortelli di ricotta e bietole conditi con burro fuso e salvia; tortellini alla panna serviti in una “cialda” di parmigiano, a sua volta fuso e sagomato; tagliatelle col ragù. Da bere: acqua naturale ed un grasparossa di antica “tradizione”, nel senso che non è uno di quelli che hanno acquisito un tale corpo, rotondo, da essere, al di là di quanto scritto nell'etichetta, molto più simili ad un lambrusco reggiano o mantovano che ad un “modenese”. E poi, una domanda: “Perché per fare un lambrusco di qualità è necessario arrotondarlo e smorzarne le acidità sino a farlo sembrare tutto fuorché un lambrusco?” Qui mi son lasciato guidare dalla competenza della cameriera, dopo averle spiegato cosa andavo cercando. E andavo cercando quello, proprio quello, per fare capire ad uno dei commensali, Livio, l'uomo, se vogliamo abbondare nei dettagli inutili, la differenza con i lambruschi mantovani e quelli modenesi. Ma non volevo un sorbara. La scelta fatta è stata perfetta, spero non casualmente. L'etichetta mi sfugge, ahimé! L'età, che dire! Tre caffè e il conto. Antipasto un poco pretenzioso, mangiabile, ma un ingrediente alla volta. Vuol dire che l'assieme manca. Il meglio del tris di minestre sono i tortelli di ricotta, con sfoglia di giusto spessore, per me, come ovvio, e ripieno in cui le bietole si fan sentire, non si limitano a fare colore. Tortellini discreti, forse buoni, ma alla panna. La scelta mi è stata “obbligata” dal poter mettere nel medesimo piatto anche un tortellino, in nome di un'ospitalità votata al sacrificio. Le tagliatelle, forse ho parlato troppo (dopo il balsamico, il prosciutto di Modena, il nocino e gli amaretti di Spilamberto, … e per fortuna si è fatto tardi!), erano ormai fredde e, capisco, questo influenza un giudizio non totalmente positivo. Comunque, poco condite. Conto di 69 euro e 50 centesimi. Nessuno sconto, peraltro non chiesto. Il tutto non meriterebbe più di 2 (due) cappelli. Arrivo a 3 (tre) a mo' di incoraggiamento per il personale giovane, gradevole e, come detto, competente. Speriamo che il cuoco non sia vecchio e becero come me. 32010-09-15 00:00:0023.151
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