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Recensione su , scritta da grog il 2010-10-01

Mentre seduto a quel tavolo aspettavo l'amico che mi avrebbe fatto compagnia, mi sono venuti alla mente migliaia di ricordi su questo ristorante, tutti ricordi belli. Cene, mangiate varie, festeggiamenti….perchè Gianni era un luogo così, uno di quei posti dove andare a sbaraccare, uno di quei posti dove poter mettere qualcosa sotto i denti senza spendere troppo e in fretta, uno di quei posti in cui ti sembrava di essere amico di tutti, uno di quei posti dove non dovevi chiedere permesso per entrare, uno di quei posti dove potevi andarci anche a mezzanotte…. I ricordi sono tantissimi, da studente del liceo, ci si andava in bicicletta arrancando poco, a quei tempi avevamo tutti più fiato, lungo il cavalcavia della Sacca, poi successivamente da universitario, dopo una serata passata a studiare o a cazzeggiare, ti presentavi lì a fine serata e ti abbuffavi, e poi ancora dopo, se avevi voglia di mangiare delle ottime paste asciutte e in quantità industriale e a poco prezzo, questo era il posto giusto. I primi tempi in via Gramsci, poi appena dietro l'angolo, in una palazzina nuova, per allora. Gran salone e saletta privata da quasi trenta coperti sul fondo del locale. Poi è stata tirata su una tramezza e sistemato da una parte e dall'altra un enorme buffet, con di tutto e di più. E poi adesso, ulteriore divisione degli spazi, nelle due stanze ricreate altre divisorie, ma questa volta fatte con mobili, credenze, a dare un aspetto più cupo ma più casalingo all'ambiente. Ovunque, su qualsiasi base d'appoggio, anche per aria su pensili, centinaia di vecchie bottiglie di vino e liquori, ormai introvabili o sparite dalla circolazione. Il cameriere è quello storico, quello storico dopo Tino, ovviamente. Ti accoglie col suo sorriso a 32 carati e quella sua vocina ambigua, ti puoi sedere dove ti pare, a mezzogiorno c'è poca ressa. Passa e ti chiede cosa vuoi da bere, Sorbara e acqua gassata. Arriva con una mezza di vetro e con una boccia di Bellei, quello per gli amici. Passa poco tempo e il giro comincia. Non mi sono avvicinato al buffet, voglio godermi solo i primi. Prime mestolate, risotto al parmigiano e a seguire gramigna alla salsiccia, gnocchetti ai funghi e tagliatelle ai piselli e prosciutto. Apro una parentesi, mentre mangio con calma le varie portate a nastro, mi viene da pensare a un mio vecchio amico. Venivamo qui i primi tempi quando entrambi eravamo iscritti a Modena, lui era di Urbino, venivamo ancora quando io mi ero trasferito a Pavia, e successivamente quando anche lui si era trasferito a Bologna e laureato in un'altra branca, quando si era sposato, quando aveva messo al mondo dei figli….. e poi abbiamo continuato, lui veniva a Modena per comprare il Lambrusco, andava da Messori Erio, lui lo chiamava “quello che urla” anche se adesso non urla più poveraccio, e poi ci ritrovavamo da Gianni a sbaraccare, lui aveva scaricato dal furgone a casa mia il Bianchello del Metauro di sua produzione, e lo aveva poi riempito di nuovo da Messori, e qui facevamo i conti e mangiavamo a quattro palmenti. Ricordo che lui era impressionante. Non era grande né grosso né grasso, un ragazzo normale, era impressionante la quantità di cibo che ingollava. Due o tre passaggi al buffet, poi bissava tutte le portate dei primi, ma della gramigna se ne mangiava un plateu completo, un vero pozzo senza fondo…. Abbiamo smesso di vederci quando è rimasto vedovo con due figli piccoli a carico, sua moglie morì poco più che trentenne…. E oggi mangiando qui mi sono ricordato di lui e ho cercato di ritrovare in questo cibo vecchi ricordi, purtroppo non è stato così, oggi la delusione del cibo è stata cocente: - risotto praticamente scotto, senza alcun sapore, scialbo; - gramigna cotta sì al dente, ma troppo affogata nella panna, e con un pomodoro troppo acido e anche i pezzettoni di salsiccia erano sunsi; - i gnocchetti di patate ai funghi non sembravano più loro, una volta erano sì fatti a mano, piccoletti e caratteristici, una linea spessa di pasta tagliata a pezzetti a coltello, adesso sono belli tondi e grossi e smoledeghi e troppo lisci, come se avessero una patina vellutata sul dorso, il sugo poi era troppo unto e troppo pannoso con i funghi tagliati a pezzi enormi e insapori; - le tagliatelle, che non erano fatte in casa come ho sentito alitare nell'aria, erano condite a una simil boscaiola, ma sempre con una quantità di panna esagerata. Per correttezza mangio tutto, ma a denti stretti, senza fiatare. Ho strani pensieri, tutto quello di bello che avevo rievocato si stava sgonfiando. Poi il cameriere ripassa e mi mette nel piatto un'altra cucchiaiata di gramigna, faccio per inforcarla ma mi passa la voglia. Guardo laconico il piatto pieno, mi piange il cuore, metto una forchettata in bocca, sento il sapore del pomodoro, è peggiorato rispetto a prima e non riesco a mandarlo giù, mio malgrado. Mi alzo, vado a pagare lasciando anche mezza boccia piena e scappo fuori, ho bisogno d'aria………. Pago 14 € e dò un solo cappello. È caduto un mito, si vede che Gianni sta diventando vecchio, a questo punto non so quando mai ci tornerò…..peccato, spero solo in una battuta d'arresto…. 12010-10-02 00:00:0014.001
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