Recensione su Taverna Al Canevon Grado
visitato da carolingio il 07.03.2011

Recensione su
Taverna Al Canevon
Grado

Visitato il 07.03.2011
Consigliatissimo!!
Scritta da carolingio
Servizio: Ristorante

Spesa a testa: 26.50
Coperti: 1
2 commenti
Ariis è un nucleo di antica origine, in fase di ristrutturazione, costruito attorno alla bellissima, tortuosa, doppia ansa del fiume Stella, in mezzo ad un boschetto, a fianco della strada... vicino ad un ristorante risalente al 1400, il Principato (che m’ispirava, ma era chiuso), in una casupola quattrocentesca ricoperta di edera... Una chicca architettonica di potenzialità turistiche enormi, quando sarà finito il lavoro... assieme a Cordovado, un altro stupendo borghetto medievale incontrato nel nostro peregrinare (mirato) per la pianura friulana, parzialmente cinto di mura in mattoni, appena sistemate, con chiesa romanica 500 metri fuori, circondata da cipressi, porta dell’anno mille suppergiù, restaurata divinamente, villa veneta annessa... gioiellini, veramente. Così come un gioiellino è Grado. E di notte, con le luci gialle, ancora di più. Direi... più bello ancora di Caorle, se fosse possibile fare una superficiale graduatoria solo su base estetica ed emotiva... in particolar modo l’insieme della chiesa di S.Maria delle Grazie, della Basilica di S.Eufemia (con il più famoso campanile dell’anzolo, diventato il simbolo dell’isola di Grado - isola ora non più isola, perché collegata con le strade e i ponti alla terra ferma) e del Battistero, edifici protoromanici risalenti ai primi secoli dopo la nascita di Cristo, tutto riunito in una serie di campi (piazzette) e slarghi adiacenti l’un l’altro, collegati da calli antiche, con case dove i mattoni, abbandonata la pianura veneta ed avvicinandosi alle colline rocciose della Slovenia, cominciano nuovamente a mescolarsi alle pietre. Tutto bello pulito in giro. In una di queste “caète”, a ridosso dei monumenti più importanti, in un ambiente da favola, con due scalette di pietra vicino ad un campiello addobbato di fiori, si apre la porta del Canevon. Una vecchia foto di fine 800, inserita nel menu dei vini del ristorante, rappresenta il campiello con la calle che vi sfocia dentro e tante mule coi cotolòni, robe destèse in pingolòn dale finestre... Meraviglioso! L’impatto iniziale è oltremodo positivo. Anche dentro è bellino, ambiente soft, tavoli bianchi, cassettonato lavorato sul soffitto, musica di sottofondo, poca gente... e... porca trota... niente mule... solo il proprietario cameriere, occhiali con montatura nera grossa, occhi stretti da alieno... simili a quelli dei Grigi Alti, provenienti da Zeta Reticoli, vicino alla stella Barnard, che fa parte del sistema di Orione... bruto come el pecato (per me, naturalmente :) ), ma assai simpatico, disponibile e preparato. I bagni sono al piano di sopra, molto belli e puliti. Da bere ci facciamo portare una Plose gasata e, per me solo, un quartino di Tocaj friulano (che ora, da qualche anno, mi sembra si chiami solo “Friulano”... gli ungheresi avrebbero vinto la battaglia sul nome...), un IGT della cantina Scolaris nella valle dell’Isonzo, a S.Lorenzo. Fermo, fa 12° ad impressione mia e profuma un po’ da mandorla. Buono, seppur non eccezionale (ma sono anche io che non amo troppo i vini completamente fermi). In tavola, il nostro amico alieno (che ha comunque assimilato una marcata cadenza triestina... :) ) ci porta un cestino di pane fatto in casa, mi sembra con una leggera spolverata di polenta, molto morbido e leggero, assieme a dei grissini tozzi ai semini di qualche cereale, belli croccanti. Occorre dire che non avevamo una gran fame, perché il pranzo a Caorle era finito alle due e mezza, e lì erano le sette e mezza di sera, ma abbiamo dovuto entrare e sederci, perché fuori faceva un fredo vigliaco. Ordiniamo quindi due secondi a base di rombo: per me “borèto” di rombo in umido con tre fette di polentina bianca grigliata, per la Marta rombo alla griglia con patate al forno e radicchio rosso. Assieme, separatamente, una terinona di insalata: molesini, rucola, bionda da taglio, pomodori e carote. Roba fresca, tagliata al momento e lavata bene (io sono un po’ patito per la verdura fresca lavata bene, senza segni marron di ossidazione). Il borèto (brodetto in italiano, ma non è un brodo) è una specialità di Grado: due grosse sleppe di rombo (ma può essere qualsiasi altro pesce carnoso, o più pesci) vengono cotte in acqua, aceto, sale, un po’ d’olio, e tantissimo pepe. Alla fine risulta una saporitissima sbobbetta di colore grigio, melliflua, ottima, e ottimo anche il gusto del pesce, leggermente piccante, il giusto per me. Molto buono anche il rombo alla griglia, cotto alla perfezione, le patate al forno, ugualmente strabuone. Tutti i pezzi di rombo avevano uno spessore di cinque sei cm., più che di rombo parevano pezzi di una razza, enorme. Le due pietanze ci sono state servite in due raminette stagnate a forma ellittica, con i due manici alle due estremità. Molto bella la presentazione. Stavolta occorre un sorbetto al limone, per concludere la giornata di pesce: buono anche questo, si sentiva che aveva la vodka dentro (almeno, il liquore pareva vodka). Il servizio è stato eccellente e gentile, il conto di 53 euro in due. Il giudizio finale non è colpa del gestore, ma è colpa della nostra poca fame e del fatto che non abbiamo testato altri piatti particolari, a parte il borèto, eccellente peraltro. La prossima volta che torneremo a Grado, perché ci torneremo, proveremo qualcos’altro e sono certo che, viste le premesse, ci sarà lo spazio per dare la valutazione massima anche a questo locale.

2 commenti

Lucy...ah
11/03/2011
Boooooono il rombo!!!! ma sta sbobbetta da come l'ha descritta non mi ispira per niente, sai?
carolingio
11/03/2011
Forse è anche il nome scelto (sbobbetta) a renderla oggetto di sospetto... :) , ma, credimi, è semplice e molto gustosa :)
[wpuf_form id="14284"]