Recensione su Alte Post Renon - Ritten
visitato da Heinrich-von-Trotta il 24.04.2011

L’Albergo “Posta Vecchia” (Alte Post) è uno dei più belli ed antichi dell’Alto Adige. L’imponente edifico ha una facciata dipinta in stile tirolese ornata con almeno una ventina di finestre molte delle quali protette da pregevolissime inferriate in ferro battuto, un magnifico grande sporto semicircolare ed un orologio da torre che vigila e scandisce le ore appena sotto lo spiovente tetto. Gli interni sono pressoché interamente rivestiti in legno di abete e cirmolo ed i soffitti sono tutti a volta. Il tutto risale al XII secolo… qui vi sostarono Goethe durante il suo celeberrimo viaggio in Italia nonché Wolfgang Amadeus Mozart che, nel dicembre del 1769, allora tredicenne, pranzò insieme al padre nella stupenda “Stube”. Tutto ciò è semplicemente incantevole perché la patina della storia si vede ed è palpabile… I pochi interventi di ammodernamento (quelli necessari ed inevitabili) non hanno fatto scemare il fascino dell’immobile nonché delle diverse strutture (cappella compresa) che lo circondano. Campodazzo (Atzwang) si raggiunge facilmente: una volta usciti dall’autostrada del Brennero a Bolzano nord, lo si incontra dopo una decina di chilometri proseguendo sulla strada del Brennero. In poco spazio scorrono l’A22, la Brennerstrasse, la linea ferroviaria nonché il fiume Isarco (Eisack). Non è la prima volta che a pranzo capito qui, anche solo e soletto come questa volta! Sono luoghi che mi appartengono - “anche culturalmente” - e di cui ne sono quasi geloso; qualche volta vi ho portato mia moglie, una volta sola mia madre. Si tratta, per i nostri abituali percorsi, di un luogo di passaggio dove occorre fermarsi appositamente… ;-) Vengo accomodato nella Stube, dove, alcuni turisti francesi sono intenti a mangiare speck e formaggi ed alcuni indigeni giocano a carte sorseggiando vino rosso alla luce di una finestra. Vino: opto per un rosso St. Magdalener della Kellerei di Kaltern (Cantina di Caldaro). Primo piatto: Schlutzkrapfen. Voglio ricordare (anche se non credo ve ne sia la necessità) che si tratta di ravioli ripieni di spinaci, ricotta e cipolla; per la pasta si utilizzano di solito un paio di farine… quella di frumento e quella di segale che, nonostante l’uovo, quest’ultima ne scurisce un po’ il colore. Burro fuso, formaggio grattugiato ed erba cipollina condiscono i 12 ravioli a forma di mezzaluna. Sono molto buoni, ben saporiti con gli spinaci che ti lasciano ruvido il palato! Nessuna critica mi sorge spontanea, anzi, li godo, uno ad uno, e finisco col fare scarpetta al burro (un po’ abbrustolito) con un morbido pane ai semi di finocchio. Secondo: Lesso di manzo con cipolle crude, all’olio e aceto. Questo è in assoluto il mio piatto preferito… è molto campagnolo nonché raro da incrociare, anche in sperdute Gasthof; si tratta di lesso tagliato a fettine molto sottili (tipo vitello tonnato) ma annegate in cipolla bianca lasciata macerare prima nell’acqua e poi nell’aceto di mela… ed il tutto condito con olio di girasole e sale ad libitum. Questo piatto ha il potere di mandarmi in visibilio… il lesso è servito tiepido (come dev’essere!) ed il combinato disposto con la cipolla è davvero meraviglioso (la cipolla essendo macerata in aceto risulta non cruda ma leggermente cotta, al dente!) Due patate saltate fanno da contorno e sostituiscono di fatto il pane. Sbafo tutto, sono pago, nonché felicissimo…! Salto il dolce, perché lo mangerò dopo qualche ora a Bressanone… Una doppia grappa alle pere Williams offerta dal Signor Kelder, il semplice e simpatico gestore di questo meraviglioso mondo, chiude questa ennesima riconferma.