Consigliatissimo!! Scritta da
carolingio Servizio:
Ristorante Spesa a testa:
13.00 Coperti:
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La visita dell’entroterra piceno è molto piacevole e rilassante. Il clima è mite, le colline si susseguono dolci, rigate dal giallo e dal rosso dei vigneti. Ogni tanto si incontra una cittadina fortificata, con un caratteristico centro medievale. Offida è una di queste.
Il suo nome deriva di Ophis, che in greco vuol dire serpente, perché gli antichi piceni, in epoca pre-cristiana, adoravano un serpente d’oro.
L’Osteria Ophis è in pieno centro storico, vicino ad un pregevole teatro del ‘700, non preventivabile per un paesone di 5.000 abitanti (o almeno non preventivabile secondo i nostri canoni attuali).
L’interno è particolarmente bello e curato: soffitto a volte incrociate di mattoni faccia a vista e arredo in stile medievaleggiante, pareti sul giallino, ambiente caldo e interessante… talmente interessante che ognuno di noi due vorrebbe stare seduto su una sedia particolare del tavolo… e quindi cambiamo posto due volte... e poi… decidiamo anche di cambiare tavolo… “questi sono fuori di ghianda” avranno pensato quelli che erano seduti vicino…
Mai capitato che questo non va bene, quell’altro non va bene, e quello prima era meglio… ecc. ecc.?
Va beh, siamo fuori di ghianda, ho capito.
C’è una giovane cameriera, che ci sembra subito disorganizzata e un po’ in difficoltà, anche se volonterosa. Nella nostra indecisione sulla scelta del posto e del tavolo ci aveva guardato veramente spaventata (a ragione, peraltro).
Raccoglie l’ordine nel tavolo vicino al nostro (una coppia più attempata di noi, che stava aspettando da prima di noi, un po’ impaziente), ma non lo raccoglie anche da noi. Abbiamo dovuto attendere un po’ per ordinare, ma questa specie di disorganizzazione, alla fine, si riveleràun vantaggio.
Un calice di Offida DOC da 14° della Cantina di Offida per me. Un calice di Pecorino se lo è scelto mia moglie, non so da dove provenisse. Una bottiglia di acqua gasata per entrambi, che ci viene portata con un cestino di pane senza sale, tipo toscano, tagliato a fette.
Non ho assaggiato il Pecorino perché non mi andava il vino bianco con i piatti ordinati, ma l’Offida era bello morbido, caldo, leggermente speziato e amarenato (si può dire?), simile ad altri rossi del centro Italia, come quello di Torgiano o il Cesanese. Aveva anche una buona dose di polvere di tappo il primo calice, ma la cameriera, alla mia osservazione, sempre più spaventata, ha provveduto a cambiarlo subito, dandomene un altro con ancora più vino (ma faccio così paura? ;) :) )
I due primi, che poi ci divideremo, sono: maccheroncini di Campofilone al sugo di carne e taccù con pomodorini freschi e guanciale. Arrivano dopo dieci minuti (il tempo di cuocere) in due ovali d’acciaio: quantitàabbondantissima per due persone e mezza ogni ovale, praticamente abbiamo mangiato ciascuno due primi abbondanti (e molto buoni, anche se leggermente indietro di sale secondo me). I nostri vicini di tavolo (sfigati poveretti) hanno ricevuto un semplice piatto, avendo ordinato la stessa cosa, e ci hanno guardato con sorpresa: avranno pensato che siamo raccomandati, invece no, semplice disorganizzazione anche in cucina, penso.
Fuori dal locale c’è un cartello che ricorda “slow food, no fast”, qui si mangia lentamente, e cibi “espressi”, cioè fatti al momento, ma anche un po’ “estrosi” diciamo così...
I maccheroncini di Campofilone sono degli spaghetti fini e quadrati, caratteristici di un paese lì vicino, e il sugo è fatto di carne di manzo brasata, cotta credo all’inverosimile con verdurine tritate, perché era tenerissima che si scioglieva. I taccù sono delle tagliatelle fatte con farina e acqua, senza uova, anche queste caratteristiche della zona.
Per secondo ci dividiamo un altro ovale pieno di olive ascolane e di cremini fritti: eccellenti, non lasciavano unto nella carta assorbente che li avvolgeva, fatti al momento. Particolarmente buono il ripieno delle olive, che io di solito guardo con un po’ di diffidenza. Il tutto accompagnato da un piatto di verze cotte, anche queste un po’ indietro di sale, ma comunque buone.
(i nostri vicini avevano ordinato dell’altro, ma lamentavano la scarsitàdei piatti...)
Nel frattempo la giovane cameriera è accompagnata e aiutata da una signora, e tutto si svolge in tempi accettabilissimi, considerato che il locale (nonostante fossimo di lunedì a pranzo) si era completamente riempito.
Rinunciamo al dolce, perché siamo belli pieni e arriva il conto: 26 euro. Allucinante! 26 in due! Guardo l’elenco e vedo che si sono dimenticati il vino e che non hanno segnato il coperto…
Poco comunque. Pago in fretta (prima che ci ripensino ;) :) ) e usciamo a visitare il museo locale, per l’occasione gratuito, dove abbiamo potuto ammirare le artigiane locali impegnate a fare pizzi meravigliosi col tombolo e i fuselli di legno, con un’abilitàed una velocitàincredibile. All’interno del museo, c’era anche una degustazione gratuita di confetti, perché i pizzi e i merletti erano accompagnati dalla mostra di vestiti da sposa.
Una ragazza che avevamo incontrato per strada, e che ci aveva indicato la via per Offida, ci aveva detto che era una “bomboniera”… e aveva ragione!
Fuori dal museo, la coppia attempata del tavolo vicino al nostro era ancora lì che discuteva sulla scarsitàdelle portate e sul conto salato… :) :)
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