Consigliato! Scritta da
Zemian Servizio:
Ristorante Spesa a testa:
45.00 Coperti:
1 3 commenti Con la famiglia passiamo le ultime 2 settimane di Giugno in (meritata) vacanza a Vasto.
Vasto e dintorni non sono solamente sole & mare, ma anche un caratteristico centro storico dal sapore angioino e delle dolci colline circostanti ove fare dei bellissimi giri in bici “auscultando” rumori, odori, colori, sapori: l’ombra dei pini marittimi, il profumo della macchia mediterranea, l’insistente frinir delle cicale, frutta e verdura con il sapore del sole, l’ordine composto delle basse vigne, le rughe degli onnipresenti vegliardi olivi….
Confidando in una (dicesi: una) serata di grazia da parte di Tempestino decidiamo di cenare al ristorante quindi ci facciamo consigliare.
Arriviamo alle 20 ed uno scenario incantevole si apre davanti ai ns. occhi: il ristorante è incastonato nelle mura medievali di Loggia Amblingh, bellissimo balcone perimetrale del centro storico, accanto al curato giardino di Palazzo D’Avalos. Vista eccezionale sull’intera spiaggia di Vasto al tramonto tra il lilla del cielo e l’azzurro del mare, sullo sfondo scorgiamo le Tremiti ed il Gargano.
Veniamo accolti da una giovane donzella di viso simpatico e poca favella, ci fa accomodare all’esterno in un tavolino in prima fila per cui possiamo apprezzare pienamente quanto sopra esposto. Il locale è piccolino, arredato con apprezzabile sobrio gusto.
Passa il titolare, un giovane operoso e cordiale, che ci propone le cibarie tra il disponibile ed il pescato del giorno: come spesso accade ci facciamo consigliare quindi partiamo. Le calorie da controllare con il 41-bis e la presenza della prole ci suggeriscono di non fare un nozze (sigh! sigh!) pertanto optiamo per un menu non esagerato.
Ante antipastum ci vengono serviti 2 (generosi) calici di Muller Thurgau cantina Caldaro: dovevano essere in abbinamento all’antipasto stesso ma, passando un po’ di tempo nell’attesa della prima portata, si sono trasformati in un post aperitivum comunque gradito.
L’antipasto è un mix servito in unico piatto: polpo con patate (semplice ma molto buono, polpo consistente e con gusto molto deciso), cozze ripiene alla vastese (buone, servite in ciotolina con loro sughetto al pomodoro), mazzancolle su letto di cous cous e pezzettini di pomodorino (molto buone, fresche, corpose), spiedino di pesce spada impanato con pistacchi di Bronte su letto di salsa ai peperoni (il pezzo forte… buonissimo, azzeccato l’abbinamento con la salsa che non copre il sapore del pesce).
Unico appunto che si può sollevare al piatto è la quantità, un po’ pochino… complice anche la bontàne faremmo fuori volentieri di più.
In abbinamento con il primo ci vengono versati 2 (molto generosi, tant’è che quello d’la Vècia lo bevo in pratica tutto io) calici di Trebbiano d’Abruzzo cantina Pepe: sulle tempistiche vale quanto detto per l’antipasto.
Sul vino una menzione particolare: normalmente non amo il Trebbiano (probabilmente perché ne ho assaggiato di qualitàscarsa, forse perché l’ho sempre visto come un vino da taglio, forse perché nella versione romagnola è meno caratterizzante…) tuttavia questo è decisamente piacevole: risalta il sapore ma senza essere invadente, profumo elegante e retrosensazione di “asciutto” (perdonatemi se il termine non è corretto ma non sono un sommelier)…. perfetto a mio gusto l’abbinamento con il primo di pesce.
Il primo è una mezza porzione (quantitàcorretta) a cranio di linguine, ben presentate ed ordinatamente arrotolate a chignon, con pesto e pescatrice: come linguine al pesto sono veramente molto buone ma il sapore deciso del pesto copre quello delicato della pescatrice….quindi povera pescatrice in questo piatto ci azzecchi come mio padre al Billionaire.
Passa ancora del tempo ed arriva il tonno ai 2 sesami, quello normale e quello nero. Il tonno è fresco, di bell’aspetto e consistenza, senza eccesso di olio e pepe, il sapore tostato del sesamo nero dona un sentore di nocciola al tutto. La cottura è da manuale, assolutamente perfetta: si scorgono 3 strati concentrici di colore ben distinti, frutto di una mano sapiente….mi ricorda una luminosissima e colorata ametista!
Anche in questo caso ne gradiremmo un pochino di più….sigh!
A completamento va detto che l’infante magna un piatto di pasta in bianco (gentilmente offerto), beviamo una boccia d’acqua, viene sempre gentilmente offerto un distillato alla genziana (solo assaggiato perché troppo floreale, effetto "mazzodifioridelcaroestintoingola"), ci viene applicato un gradito sconto di 3 euri sul totale.
Togliamo le tende in fretta perché al Monèlo è giàun po’ che è entrato in modalitàautogestione quindi inizia ad essere veramente molesto.
In conclusione posso classificare il locale come più adatto a coppie, i tempi dilatati suggeriscono una contemplazione della splendida cornice con calma, assaporando i piatti ed i vini con la giusta cadenza.
Gli ingredienti sono sicuramente di ottima qualità, il pesce è freschissimo e buono, le preparazioni sono ben realizzate… la valutazione corretta sarebbe 3 cappelli e mezzo ma, per effetto dell’ulteriore minus della voce quantità, arrotondato a 3 cappelli; posso tuttavia garantire che veramente con pochissimi dettagli questo ristorante potrebbe viaggiare sempre tra i 4 ed i 5 cappelli.
Ultima nota: quando sono in trasferta amo fare dello stalking culinario addocchiando cosa servono nei piatti altrui agli avventori locali e cercando di così di carpire usi & costumi, abbinamenti insoliti, curiosità.
In questo caso vedo che in quasi tutti gli altri tavoli di persone del luogo viene servito (addirittura con i crudi) un vino nero… chiedo lumi al titolare e mi spiega che è un Primitivo giovane, di prima spremitura, quasi come fosse un novello…. piuttosto curioso. La prossima volta proverò anche questo insolito connubio.
3 commenti
03/07/2012
complimenti, proprio bella. Cenetta interessante descritta alla perfezione.Il connubio pesce primitivo "bimbetto" non ancora tosto l'ho provato in Salento e per me non è stato niente male :)p.s. ahahah bellissimo! il 41-bis, la rana pescatrice e il distillato! :)