Sulla via delle Abbazie della birra trappista - 1
Lasciate alle spalle le dolci colline dell’Alsazia… increspate dai vigneti a spalliera quando le osservi da vicino, morbide e sinuose se gli lanci un ultimo sguardo da distante… superiamo in lontananza il territorio industrializzato della Sarre, di Metz e Thionville.
La Lorraine, dopo Longwy, si fa brulla, brutta, architettura senza fisionomia, case sparse anonime, distese secche di grano da poco tagliato, paesotti con poca identità, abbandonati a se stessi… il sole d’agosto batte impietoso anche la Francia del nord…
La strada ora sale, sale su per una collina… entriamo in una foresta, improvvisamente bella e fresca, che sembra lanciarci in una dimensione diversa, farci dimenticare dov’eravamo un attimo prima… forêt de Gaume ho saputo (dopo) che si chiama… spazi scuri e slarghi soleggiati, case zero…
Non è una novità, a me piace andar in macchina, mi sembra quasi d’essere a cavallo, fuori dal tempo e dallo spazio con tutti che vanno in aereo... adesso errante per una foresta... solo la mia Dulcinea, debole di stomaco, ogni tanto tenta di riportarmi alla realtà, lamentandosi (anzi imprecando  ;) )… o perché taglio le curve, o perché le seguo troppo arditamente nella loro evoluzione…
Fuori da questa dimensione, appare fulmineo al bordo della stradina tortuosa un cartello blu, con tante stelline gialle e con scritto dentro “Belgie” … siamo in Belgio… la foresta prosegue noncurante, segno fisico di confine, di separazione, di complicato attraversamento, finchè… dopo alcuni altri minuti di curve e di vegetazione, di colpo, intravediamo in lontananza, silenzioso, un tetto bombato grigio scuro, e sotto, pian piano, emerge la sagoma di un edificio seicentesco fatto di blocchi di arenaria, tufo simile alla pozzolana… un largo stagno verde scuro, fermissimo, con le ninfee… e, in fondo, dal verde spunta un altro complesso di tetti grigi e di muri marron…una visione d’altri secoli (anche perché da una ventina di minuti non avevamo più visto macchine attorno a noi…): l’Abbazia di Notre Dame d’Orval.
Le uniche sei birre trappiste sono tutte belghe: Rochefort, Westmalle, Chimay, Westvleteren, Achel e Orval. Unicitàal mondo.
La birra trappista ha la caratteristica che deve essere prodotta all'interno delle mura di un'abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo. La produzione, la scelta dei processi produttivi e l'orientamento commerciale dipendono direttamente dalla comunitàmonastica.
Questo, soprattutto per la sua ristretta unicità, è il primo motivo che mi ha portato a questo viaggio.
Lo scopo economico della produzione di birra trappista è diretto al sostentamento dei monaci e alla beneficenza, ad opere di carità, non al profitto finanziario.
Questo è il secondo motivo, legato al primo, che mi ha portato a questo viaggio.
La Trappe sarebbe l’unica birra trappista olandese, fatta in un’Abbazia tra Eindhoven e Breda. Recentemente, risulterebbe abbia fatto un’unione con la Heineken, che, com’è noto, è una multinazionale che fa del profitto il suo scopo di attività. Per questo motivo non sarebbe più catalogabile come birra trappista. Uso il condizionale perché sul suo sito Internet non viene fatta menzione di questo passaggio e quindi, per intanto, parrebbe ancora birra trappista.
Orval… cioè, valle d’oro… L’Abbazia fu fondata nel 1070 da un gruppo di monaci benedettini provenienti dalla Calabria, ed è abitata da frati cistercensi che, oltre alla birra, fanno anche il formaggio. Pure il simbolo dell’Abbazia ha un legame con l’Italia. E’ una trota con l’anello d’oro in bocca ed è associato alla contessa Matilde di Canossa che, seduta sulla riva della sorgente che forniva acqua al monastero, inavvertitamente lasciò cadere il suo anello nuziale. La leggenda narra che implorò la Vergine Maria che glielo facesse ritrovare e una trota emerse in superficie portando in bocca il prezioso anello. Meravigliata la contessa esclamò: "Questo luogo è veramente una valle d’oro!” (bah… :) )
Bella anche dentro: la visita costa 5,50 euro.
Di birra, ad Orval, ne fanno un tipo solo, ambrèe. Fa 6,2 gradi ed è una delle più leggere in assoluto delle trappiste (la battono solo la bionda di Westvleteren, che fa 5,8 gradi e due tipi di Achel che di gradi ne fanno 5).
“Dalla scelta dei malti (ne vengono usate tre varietàdiverse), ai tipi di luppolo impiegati, fino alle particolari colture di lieviti autoctoni, nulla è lasciato al caso. L’obiettivo è "le goût d’Orval", a cui si arriva con tre fermentazioni, l’ultima delle quali avviene in bottiglia dando origine ad un deposito ricco di vitamine del gruppo B (rifermentazione naturale in bottiglia). Di colore rosato, con riflessi aranciati, l’Orval ha profumi intensi di frutta matura, in particolare susine e prugne bianche. In bocca è asciutta, fresca e morbida, fruttata, ricca di toni vegetali, con uno sfondo amarognolo di rabarbaro e china, e un tocco di liquirizia dato dai particolari processi di luppolatura. Ha una spuma cremosa, retrogusto fresco e lunga persistenza.”
Fin qui le diciture ufficiali.
Per me che non me ne intendo, è STRABBUONAA!, leggermente amarognola, sa effettivamente un po’ da liquirizia, ti riempie la bocca e ti rimane il gusto per tanto tempo, questo è vero (è vero anche con le altre trappiste). Non fa sudare molto (me ne sono accorto dopo aver bevuto le altre con una gradazione ben maggiore…).
Respinto il ristorantino turistico costruito (da laici) sul rettilineo per arrivare al complesso monastico, dove, sempre improvvisamente, ci era apparso un concentrato di umanitàschiamazzante, ci siamo appartati in un angolo, all’ombra della foresta, e la Orval ce la siamo bevuta mangiando formaggio di capra, gamberetti bretoni, una baguette, un pomodoro e una pesca, che in mattinata, previdentemente, avevamo comperato.
La birra si compra solo dentro in Abbazia: una confezione da sei costa 9 euro, una da dodici costa 15 euro. Le bottiglie sono da 33 cc. Noi ne abbiamo preso una da sei. La Orval non si trova nei supermercati e nemmeno nei negozi delle cittàvicine l’abbiamo poi trovata. Averlo saputo, ne compravamo di più. Il prezzo in Abbazia è molto onesto, al livello di quello di supermercato (come ho avuto modo di verificare poi per le altre marche), e questo mi garba parecchio. Così, abbiamo preso anche un bicchiere da degustazione, che a Bruges risultava poi costare più del doppio.
ÂÂ
30/08/2012
Splendida e corretta descrizione sulle birre trappiste ; una sola precisazione:la Trappe , uscita dal disciplinare diversi anni fa , già da 3 anni ne ha fatto ritorno . :jump: