L’Appennino lo percepisco sempre lentamente. Non è come le mie Prealpi, che ti si parano davanti veloci, da qualsiasi parte tu le avvicini, e devi arrampicarle giàcon lo sguardo. Quando è settembre poi, la foschia lo nasconde, sbuca qua e là, con piccole protuberanze che sembrano una cosa da niente, perché c’è il sole, credi di vederci bene, alla curva successiva sembra che tutto torni nella liscia normalitàdella pianura, invece, dopo la visione di una rocca viscontea che spunta dalle case di un paese, sparisce il paese e scopri che ti ha giàavvolto.
Giallo, verde, verde chiaro, verde scuro, marron, sono predominanti nel bosco di noci che circonda ed accompagna una stradina tutta curve su e giù. E’ asfaltata, ma io la immagino ancora bianca (ed è ancora bianca per mezzo metro ai lati della lingua d’asfalto), come dev’essere stata non molto tempo prima, attorcigliata nell’odore di malli che cominciano a marcire per terra, in mezzo alle foglie.
Quando arriviamo nella corte isolata in cima ad uno dei tanti poggi, dopo due piccoli tornanti, sembra che non ci sia nessuno, solo il sole e l’ombra degli alberi di noce, una piccola barchessa chiusa, con scritto “Acetaia”, e, a fianco, una casa di campagna ristrutturata. Invece, scopro due uomini silenziosi, seduti all’ombra su scranni posticci, che fumano sigarette fatte a mano. Contadini dall’abbronzatura e dall'abbigliamento di lavoro, "laorenti" si recita nel mio dialetto, cottimisti forse.
Quello con i baffi mi dice, e fa cenno col dito, che c’è una donna in casa e mi invita ad entrare. Dentro non c’è nessuno, ma le luci sono accese. Ci rincorriamo, faccio il giro dalla parte opposta e una voce femminile si fa sentire dalla parte dove ero entrato prima. Finalmente ci incrociamo, giusto il tempo di salutarci, prendere il sacchetto di plastica con dentro due nocini Riserva S.Chiara e consegnare due coupon da 15 euro l’uno.
Il nocino non è un nocino, per me è una crema. L’avevo giàbevuto in passato con le stesse sensazioni. Denso, per gli anni di deposito credo, con un aroma profondo, intenso, del frutto di quei boschi addensato in una sorta di sciroppo zuccherino, sale per il naso e ti resta in bocca. Che non sia una produzione industriale è facilmente desumibile dal posto.
Gente di poche parole, giusto per farmi spiegare da quello coi baffi come arrivare prima a Settecani, perchè a volte il Tom Tom fa scherzi da liceale. L’altro uomo sempre in silenzio, sorride ascoltando (come chi capisce poco e finge di capire), tirando allo spasimo il cicchino... dev’essere straniero. La signora è giàsparita in casa. Ma il navigatore stavolta aveva fatto bene il suo dovere e ritorniamo verso la bassa per la stessa strada.
ÂÂ
28/09/2012
bellissimo racconto,bellissime sensazioni.grazie