Siamo nel centro del mondo… non tanto del riso, perché ci sono posti sia in Italia che in Asia dove se ne produce certamente di più, ma… del risotto. La strada per arrivarci si imbocca all’inizio della stretta provinciale che da Isola della Scala porta ad Erbè, e sono due km. non asfaltati in mezzo ai campi, con fossi parte per parte e risaie sterminate.
La Palazzina è una vecchia casa padronale, con la facciata a nord annerita dal muschio, e posizionata all’incrocio di due pioppeti, uno giàadulto, l’altro piantumato da poco, entrambi che sfumano nella nebbiolina e nella pioggerellina fina di questa prima domenica di novembre.
Anche se ai più forse non interesseràe la tradizione va spegnendosi (a dir il vero, nessuno più si ricorda nemmeno in famiglia), io festeggio il mio onomastico, S.Carlo. Una volta, mia mamma, a S.Carlo mi faceva il salame di cioccolato con i biscotti vecchi.
In una parte degli annessi rustici laterali è situata un’unica sala da pranzo, ristrutturata, molto bella e grande (saranno un’ottantina di coperti), con soffitti alti e tanti travoni di legno tondi, di un colore caldo, terra di Siena bruciata, anche incrociati tra loro. Sul fronte della sala verso il cortile, i pilastri che dividono le finestre sono di mattoni faccia a vista, mentre tutti gli altri muri sono bianchi, con piante e fiori secchi appesi, assieme a quadretti sparsi.
Il nostro coupon prevede due antipastini, tre risotti a scelta, dolce fatto in casa, un bicchier di vino, acqua, caffè e amaro. Il tutto per 29,99 euro in due. Un piccolo inciso per segnalare come anche questa volta Groupon ipotizzi un prezzo pieno di 77 euro in due, quando, guardando i costi delle singole portate sul menu, il prezzo pieno sarebbe di 56 euro. Una scelta di esagerazione nel mostrare uno sconto non veritiero, che non riesco a comprendere. Comunque, il coupon ti fa spendere di meno, anzi, diciamo pure che l’importo è decisamente irrisorio.
Da bere non ci viene data scelta: ci spetta un quartino di rosso IGT veronese di Colognola ai Colli, che io (grazie anche alla gentilissima cameriera-proprietaria) baratto subito in cambio dei caffè che non beviamo, e lo trasformo d’incanto in mezzo litro… … potrei superare Mago Forest che ha scritto “Come diventare maghi in 15 minuti” … :) Poi un litro di acqua gasata. Il pane nel cestino è abbastanza ordinario. I bagni sono molto belli e puliti. Il locale è pieno zeppo di gente e c’è parecchio rimbombo.
Nel primo antipasto ci sono due fette di soppressa della bassa, due fette di cotechino freddo, tre fette di prosciutto crudo, una fetta di polenta alla brace, un peperoncino sott’aceto. Nel secondo antipasto, con una ciotola di polenta molla, viene portato un piatto di funghi (solo per mia moglie, io avevo declinato).
Il vino è un po’ tristo… vin de vassèl (di vascello), come si dice qua… un sorso che trafigge il palato, scendendo non senza una certa difficoltà, sottile e tagliente… poi un finale elettrico, come se avessi succhiato un filo di rame, arricciato attorno a un brivido freddo, ma va giù…
La soppressa della bassa è eccellente. Molto più grassa di quella della Valpolicella, mi ricorda le salamelle di mio suocero (che era di Bovolone), conservate in mezzo allo strutto, tenerissime e friabili nella loro untuosità. Che buona! Le due fette di cotechino… a parte che erano fredde e a me non piace il cotechino freddo… erano molto scure… impaccate… piccole… una cosa veramente scadente. Il prosciutto era tagliato grosso, come fanno di solito fuori dall’Italia, ed era molto salato, un po’ troppo per i miei gusti. Polenta e peperoncino sottaceto normali. Funghi trifolati, parevano champignons… cucinati col pomodoro… la Marta li ha lasciati quasi tutti.
Alle pareti molti quadretti hanno le foto delle mondine… “Alla mattina appena alzata / o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao / alla mattina appena alzata / in risaia mi tocca andar…” … il ricordo va al mio parroco di quando ero ragazzo giovane… lui era stato partigiano, e quando ci portava sulle Dolomiti in pullman intonava sempre “O bella ciao”, spiegandoci che era una canta delle mondine, trasformata in canto della resistenza.
Primo risotto col tastasàl: favoloso. Ci viene portato in una ciotola enorme e dentro ci sono almeno quattro porzioni se non di più. Cotto e mantecato alla perfezione, fatto con il vialone nano, ottima la ciccia. Il tastasàl è l’impasto di carne di maiale usato per fare il salame, insaporito con sale e pepe nero grosso frantumato. Le massaie della bassa veronese usavano preparare il risotto col tastasàl per assaggiare la pasta dei salumi prima di insaccarli.
Secondo risotto con la zucca: strepitoso! Stessa ciotola enorme e profumo inebriante di zucca, presente in gran quantitàcon erbette indecifrabili, polverizzate. Anche questo cotto e mantecato alla perfezione. Sentiamo dal tavolo vicino che la cameriera invita i clienti a portar a casa quello avanzato. Così facciamo anche noi, e saranno porzioni per pranzo e cena del giorno successivo per due.
Terzo risotto con la carpa e il pesce gobbo: così così. Sempre buona la cottura, ma il risotto stavolta ha poco sapore. Forse saràanche perché era il terzo ed eravamo giàabbastanza pieni. Il riso avanzato di questo non lo portiamo via.
Il dessert è un piatto con pezzetti di tre torte: la prima è di mele mescolate a pane vecchio. Buonissima. La Marta si ricorda che la facevano le sue zie della bassa. La seconda è una pasta frolla molto simile alla sbrisolòna senza frutta secca. Buona, non di più. La terza è una torta al cioccolato, che sa molto di surrogato e sulla quale è meglio sorvolare.
L’amaro non è un amaro, ma una “bottiglietta” (ci saranno stati dentro almeno setto-otto bicchierini) di liquore fatto in casa con l’erba luigia. Non era male, ma devo dire che mia moglie lo ha fatto meglio in passato.
Servizio molto gentile e veloce. Picchi di eccellenza e scadimenti su alcune cose, i lati positivi superano però, a mio giudizio, quelli negativi. Lo vorrei consigliare assolutamente per andare a mangiare alcuni risotti tradizionali, quello al tastasàl e quella alla zucca (che sul menu costano 6 euro).
ÂÂ
05/11/2012
La descrizione del cotechino mi ha fatto un po' impressione ... :sisi: Mi sono venuti gli "sgrisor", cioè ho provato le stesse perdibili sensazioni di cui sei stato oggetto (vittima?!?) quando hai assaggiato il vino. Bella la descrizione del esterna ed interna del locale ... sembra di vederlo ... e di sentire i cori delle mondine ... :yes: