E’ Venerdì mattina… appuntamento in Corso Canalchiaro… c’è un bellissimo sole… a pranzo ci vedremo con la Vciàza Maledèta… quindi tutto perfetto, no? Invece un particolare stona un po’… FA UN FREDDO CANE (ma cosa vuoi visto che siamo in pieno inverno???)!
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Visto che sono un po’ in anticipo cammino nel (vano) tentativo di scaldarmi le articolazioni periferiche ed in Piazza Grande mi soffermo sotto la Bunéssma pregandola di aiutarmi allo scopo… ma oggi non ci sono gatti per Trippa quindi mi tengo le dita di mani e piedi vetrificate nella speranza che la persona che devo incontrare non mi saluti con una stretta di mano o voglia proseguire con un “piedino” (pena il mio ritorno a Baggiovara nella solita camera vista parcheggio).
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Nel percorso che mi separa dal luogo dell’appuntamento sfilo Via Trivellari e mi si accende una lampadina (lentamente, è a risparmio energetico): perché ricordo Via Trivellari? Mumble… mumble… intanto che penso però capisco che forse è meglio spostarsi per evitare che un botolo mi scambi per una pianta quindi mi faccia la pipì sulla braga… quindi m’incammino nella via cercando una risposta al mio quesito.
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La risposta è proprio lì sulla destra: la Macelleria Ghioldi. Ora ricollego: ne aveva ben parlato Tranzollo (che considero uno di quelli non sordi nel naso) ed aveva citato la carne salada… essendo noi amanti di detta carne mi fiondo dentro senza il consueto stalking dalla vetrina (è piccolina e talmente murata di roba che si fa fatica a vedere dentro).
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Entro e si apre un bel quadretto: una vetrina ricolma di carne e derivati, salumi appesi, altri scaffali con varie preparazioni sistemate con cura… essendo l’unico cliente posso chiedere immediatamente cosa mi occorre.
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Entro subito in sintonia con il simpatico gestore: la nostra conversazione (per l’80% in dialetto modenese) si snocciola su qualche dettaglio della carne salada, suggerimenti… ed a breve si passa alle battute sull’universo femminile, piccate, con la solite ammissioni da parte di entrambi di resa incondizionata che tutti i maschietti fanno per evitare ulteriori conseguenze al proprio sistema socio-comportamentale.
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Fisso meglio quanto presente nella bottega, ci sono tante cose sfiziose ed è impossibile ricordarle tutte… ma comunque degno di nota vi è: delle cotolette di dimensioni veramente ragguardevoli (sono larghe come la schiena di mia nonna… visto che la cotoletta è l’unica carne che cuocendola cresce di dimensioni non voglio pensare cosa possa diventare), delle costolettine d’agnello talmente belle e perfette che dicevano “prendimi” (io ne faccio a meno, tuttavia st’altro giro le prenderò sicuramente per mio figlio che ne è ghiotto), zampetti, cotechi, una montagna di salsiccia, e tante tante altre cosucce originali (ricordo che a richiesta si possono avere i nervetti per fare la zuppa). Devo osservare che i prezzi, considerata la lavorazione di certe cose e la presunta qualità, non sono assolutamente elevati… anzi, direi più sul giusto rapporto q/p.
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Mi faccio sfettolare più di 4 etti di carne (si può acquistare anche in trancio intero con prezzo minore)… per la cena dei 2 ingordi saràsufficiente… ringrazio, saluto simpaticamente il titolare ancora con un paio di battute, metto la preziosa merce nella borsa di lavoro (tanto con il freddo che c’è arriveràa sera integra come i sedili dell’auto di mio suocero).
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A cena un drappello si riunisce vicino al cartoccio: la Vècia Ingurdàza, al Monèlo (che mio malgrado allontano siccome è ancora piccolino per la carne semicruda) ed al Cagnàz (che allontano con molta più fatica, pur avendo esso giàcenato).
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L’aspetto è invitante: fette né troppo sottili (non è un San Daniele!!!) né troppo spesse, colore rosso scuretto sintomatico di stagionatura corretta, un filinino di grasso giusto q.b. all’interno per mantenere la carne giustamente morbida e saporita.
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Al palato andiamo veramente bene: la carne è morbida ma non sfilaccia, il sapore della carne non è coperto dalle spezie (se si eccede con gli aromi la qualitàdella carne va a ramengo), sale non eccessivo, la stagionatura mi sembra ottimale sia dalla consistenza della carne che dalla commistione sapore carne/sapore aromi.
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Viene quindi tutto spazzolato in men che non si dica… dovremmo però aspettare qualche mese per ricomprarla dato che quello era l’ultimo pezzo e per un po’ il macellaio mi ha detto che non ne avràa disposizione.
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In abbinamento beviamo un buonissimo Teroldego “artigianale” giovane, no etichetta no altri dati, che mi ha regalato il mio amico Orazio da Frattamaggiore (!!!! Un vinello artigianale trentino da un napoletano doc… incredibile ma poi così tanto… giàin passato mi aveva stupito con qualche perla simile)… veramente azzeccato.
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Il prezzo della carne acquistata è assolutamente in linea con il mercato (direi sia 25,8 euri/kg) pur riservando un qualitàche definirei superiore.
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Per gli amanti della carne salada (ma non solo) direi che questa macelleria sia un posto da annotare… normalmente me la faccio portare dai miei amici di Bolzano quando vengono in visita perché nella grande distribuzione fino ad oggi ho trovato della carne salada abbastanza anonima. Raramente mi capita di recensire dei negozi, ma in questo caso lo faccio più che volentieri perchè penso che meriti ampiamente e che ti lasci qualcosa che va oltre il pacchettino con cui esci.
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Da annotare anche per tutte le altre cosucce e per l’atmosfera da “bottega di una volta” che si respira all’interno... e da tornarci per un’altra spesuccia golosa.
26/12/2012
Purtroppo per i macellai, da alcuni anni nutro una certa avversione quando mangio carne; però da Ghioldi ci vado volentieri perchè mi sembra di entrare in un mondo fantastico: il macellaio, infatti, sprigiona tradizione e amore da tutti i pori; le preparazioni artigianali, i suggerimenti che dà ai clienti, le ricette esposte, le fotografie in cui abbraccia la ciccia, la passione che usa nella descrizione dell'allevamento, sono tutti motivi che mi inducono ad acquistare e degustare con fiducia le sue proposte. Sono, quindi, assolutamente d'accordo con la valutazione di Zemian.