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Quando penso a un agriturismo penso sopratutto a un posto bello. Un posto che certamente abbia gli animali, gli orti e gli alberi da frutta, le stalle ristrutturate e i mattoni a pietra vista, tanti vasi pieni di fiori e qualche insegna in legno intagliato. E di solito quando penso a posti cosi' mi viene subito fame, perche' so che nella cucina in angolo sicuramente qualche mamma di una volta sta impastando come si deve la sfoglia per i tortelli. In effetti mi reputo un cacciatore di agriturismi, e - davvero - quando esco scontento da un agriturismo rimango proprio triste, perche' e' come se qualcuno mi avesse infranto un sogno.. Ca' Penelope era nel mirino da un po'. Lo puntavo da parecchio, lo avevo studiato. Era segnato sulla mappa del Risiko come obiettivo di queste vacanze. Quindi, alla proposta del padre di un pranzo di famiglia con fidanzate al seguito in occasione della Befana non ho aspettato il parere di tutti, ho semplicemente chiamato, trattato il menu, preso cosciienza del prezzo - 23 euro a testa piu' il vino - e comunicato ai parenti la meta. Per inciso: Ca' Penelope ha 15 coperti, e la domenica a pranzo è chiuso. Ma per noi sei Fabrizia fa un'eccezione e ci apre apposta: può esserci miglior inizio?? Il posto è delizioso: una fattoria a tutti gli effetti, con mucche e galletti che scorrazzano allegramente e asini che ragliano ridendosela spassosamente. E' in fondo a una valletta alle pendici della collina di Gorzano, fuori da Maranello, quasi a creare un angolo di provincia modenese che non si discosta troppo dalla contea degli hobbit di tolkeniana cronaca contemporanea. La sala da pranzo e' ricavata da una vecchia stalla ed è arredata alla contadina ma con gusto ed estro, con una porta-finestra che  illumina permettendo alla vista di spaziare sulla collinetta restrostante. C'è una bella energia a Ca' Penelope. Dopo i saluti e la presa di possesso della tavola, accompagnati da una serie di cover di De Andre' - a volume giusto senza interferenze per la conversazione - si sceglie il vino: vada per il grasparossa biologico della casa. Cominciano poi subito i gentili assalti delle portate.. Si parte con antipasti dell'orto: preceduti da un cestino di pane caldo fatto in casa, arrivano gambi di sedano con crema di formaggio, crostini con crema di melanzane e menta, bruschette alla salsa giardiniera, zucchine sott'olio con dadini di prosciutto e un pecorino stagionato con confettura di rose. Tutto fresco, tutto ottimo, con un encomio di riguardo per la crema di melanzane e il pecorino, il quale grazie al felicissimo matrimonio con la signora confettura può permettersi di girare un po' il capo a guardare i colleghi dietro di sè, ma giusto un poco. Tocca poi al piatto forte del giorno, le loro maestài tortelloni verdi. Si presentano ruspanti, fieri, abbondanti, quasi a provocare il coraggio della fortunata forchetta omicida. Perchè mangiarli da un lato è peccato, ma dall'altro un passaggio obbligato, un macchiavellico male minore..prelibati, ottimi, entrano a pieno titolo nella top 5 del rrinomato concorso "I believe in tortellone forever". Intanto la prima bottiglia di grasparossa ci ha lasciat e incapaci di consolarci per la sua assenza ne ordiniamo subito un'altra. Il ricordo del tortellone è ancora fresco, quando Fabrizia ci porta una "variazione sulla giardiniera" a base di carote, sedano e semi di zucca oltre ad abbondanti lenticchie, per traghettarci verso i secondi. Grazie a questo bel gesto la malinconia per i tortelli cala, il ricordo rimane saldissimo. SI aprono poi le danze dei secondi, scandite dai cestini di tigelle integrali servite dalle gentilissime ragazze di Ca' Penelope, che ci spiegano ccome l'agriturismo sia anche meta di percorsi di studio internazionali per ragazzi da tutto il mondo che vogliano fare esperienze all'insegna del biologico. Ma torniamo alle cose serie. Vere crescentine montanare col diametro non inferiore ai 9 centimetri, le tigelle colpiscono per la loro leggerezza: in contro--tendenza per un pasto di fine ferie, tendenzialmente sobrio, le tigelle si chiamano tra loro, scatenando uno scavo forsennato verso il fondo dei cestelli. Sono poi accompagnate da ottimi salumi, tutti freschi e profumati, e un battuto che da tempo non sentivo: il rosmarino e l'aglio equilibrati alla perfezione con una cremositànon eccessivamente dedicata allo spalmaggio ma con la giusta dose di resistenza. Buono anche lo stracchino, che solitamente non considero. Poi una vera chicca: grazie a una soffiata di un conoscente ero a conoscenza dell'unicitàdelle marmellate caserecce. Chiedo quindi, subito accontentato, un vassoio di marmellate locali, per concludere la strage di crescentine. Pera e cannella, Prugne al Savor, Amarene, Fragole, Zucca e Vaniglia. Le maiuscole ci stanno per un motivo.. Senza parole, semplicemente vanno provate tutte. Noi abbiamo disquisito mezz'ora per incoronare la preferita, che però non rivelerò per non far torto alle altre. Chiudiamo, satolli ma incapaci di rifiutare, con un elegante budino di cioccolato e ricotta su fettine di arancia caramellate. Delizioso. Caffè e nocini della casa, tante chiacchere e una passeggiata intorno a Ca' Penelo per per farci ridere ancora in faccia dagli asini, probabilmente divertiti dalla nostra espressione beata.  Quando ripartiamo, alle 5, la sensazione predominante è quella di una grande armonia. Perchè quando oltre a mangiare benissimo si è anche stati benissimo, forse neanche i 5 cappelli rendono del tutto l'idea. Spero di avervi convinti.
08/01/2013
Non so se mi hai convinto di più per cosa hai mangiato o come me lo hai raccontato... comunque sia convinzione sia.:-) Questo è uno dei posti che tante volte sfili in bici, lo osservi, pensi... ma come si mangerà??? Il dubbio ti fa perdere la pedalata... pensi... pensi... e poi, quando meno te lo aspetti, arriva chi te ne parla...:-) Certo è che la sensazione di farsi ridere dietro dagli asini deve essere unica... questa mi manca. :chuckle: