All'Oca Bianca ci andavo qualche tempo fa quando c'erano i vecchi proprietari, e mi sono sempre trovato bene, sia per il menù tradizionale, che per quello che comprendeva gnocco e crescentine. Da qualche tempo i proprietari sono cambiati e allora mi è sembrato giusto testare la nuiova gestione. Arriviamo con mia moglie alle 20.30 dopo aver prenotato. Per fortuna! il locale si sarebbe riempito da lì ad una mezzoretta, nonostante la crisi. Evidentemente la gente, nonostante i tempi grami non rinuncia una tantum, e mi sembra giusto, al piacere del ristorante. Il posto è rimasto identico a quello che mi ricordavo, ambiente rustico-elegante, curato e molto accogliente. I titolari ed il personale di sala sanno metterti a tuo agio e sono molto professionali. Io comincio con un antipasto, i crostini dell'Oca Bianca, a base di funghi, radicchi trevisano e formaggio fuso, asparagi e pancetta affumicata, molto buoni anche se non abbondanti. Mia moglie invece sceglie un primo di tagliatelle alle spugnole, veramente ottime, pasta fatta a mano, ruvida e spessa come dovrebbe essere ed ottimamente amalgamata col sugo di spugnole. Di secondo io ordino costolette impanate di agnello con cuori di carciofi fritti, buone, anche se il gusto dell'agnello era un filino forte, ma a me sono piaciute ugualmente. Angela invece ha scelto un carpaccio di chianina affumicata : per la verità aveva intenzione di ordinare la tartare di fassona piemontese battuta al coltello, che è uno dei piatti che amiamo particolarmente, ma purtroppo ieri sera non era possibile. Comunque il carpaccio di chianina era buono, originale come sapore per la leggera affumicatura data alla carne. Ordiniamo come contorno due porzioni di papate arrosto, la nota stonata di un'ottima cena, di sapore dolce, "more solito", ma ormai ci siamo abituati, e un po' bruciacchiate. Oltre ad una minerale abbiamo scelto dalla lista dei vini, non particolarmente abbondante ma discretamente rappresentata tra lambruschi, rossi fermi e bianchi fermi, un San Patrignano Rosso Colli di Rimini del 2008. E' un vino che non avevamo mai assaggiato, prodotto assieme ad altre etichette dalla Comunità di San Patrignano, e ricavato da un blend di Sangiovese (60%), Cabernet Sauvignon (20%), Merlot (20%) : veramente di livello,profumato, con personalità, tannico al punto giusto e di costo ragionevole (20 euro). Terminiamo con due caffè ed un nocino. Una bella serata, senza dubbio, ed il locale, anche con la nuova gestione mi pare che meriti una visita.