Bourgogne – 5
A Tonnerre, sosta in questo ristorante, scelto sempre sulla base di altre recensioni, per l’ottimo rapporto qualità/prezzo.
E’ in centro, in una casetta piccola, molto vecchia, non molto curata dall’esterno, completamente ricoperta d’edera.
Dentro, appare più come una trattoria paesana, con una maitre ben in carne, molto caciarona, se così si può definire, che intratteneva simpaticamente tutti gli ospiti, in particolare quelli che si fermavano a bere un bicchiere di vino al banco bar, dalla parte opposta alla sala da pranzo, e a fumarsi una sigaretta (con lei che rideva a raffica).
I coperti sono pochi, non più di una quarantina, in due sale, una grande e una piccola. La piccola era deserta. La sala grande, vecchiotta come l’edificio, era “normale”, andante, tranne che per una parete piena di macinini per il caffè degna di nota; l’ambiente sapeva di stufato e aveva tre quattro tavoli occupati da persone di ceto medio popolare, almeno a giudicare dall’abbigliamento e dall’atteggiamento.
Un camerierino circa sedicenne, che mia moglie inquadra subito come studente dell’alberghiero (e a ragione, perché poi gliel’ho chiesto), ci porta subito, come mise en bouche, un piccolo tagliere di legno con due bignè al formaggio, due tartellette di pasta sfoglia croccante con un battuto di salmone affumicato, cubettini di pomodoro freschi e basilico, con sopra delle uova di storione rosa, due piccoli flan alle erbe, ricoperti da una crema al formaggio e due grani di pepe rossi. Buonissimo tutto.
Acqua naturale, un calice di rosso Tonnerrois. Il rosso è abbastanza buono, da pasto, ma non particolarmente limpido (segno di genuinità, ma anche di poca attenzione). In tavola un cestino del solito pane borgognone, tagliato a fette.
Dopo una decina di minuti arrivano le nostre due entrèes, ciascuna con 12 escargots alla bourguignonne bollenti, con la loro salsina di prezzemolo, aglio e olio, serviti nel tradizionale piatto d’acciaio, con apposita pinza per tenerli fermi e miniforchettina per estrarli dal guscio. Ottimi. Questo piatto “è” la Borgogna, credo ne sia la rappresentazione migliore.
Tonnerre è famosa, oltreché per il vino Tonnerrois, anche per la fossa Dionne, una sorgente che sgorga a 37 metri di profondità e forma un laghetto simile a quello di Fontaine Vaucluse, ma parecchio più piccolo (avrà avuto un diametro di una dozzina di metri). Il laghetto, qualche centinaio di anni fa è stato contornato da un profilo di pietra, da una serie di percorsi d’acqua circolari in pietra bianca, utilizzati come lavatoi, sotto un pergolato di legno, pure circolare, con tegole in cotto. L’acqua, dopo alcune cascatelle, prosegue poi verso il centro del paese e diventa un fiumetto. Molto bello e particolare.
Il mio piatto principale è composto da un enorme filetto di manzo, adagiato su uno strato di patate saltate col formaggio e poi cotte in forma con una coppa pasta, ricoperto da una panna bianca cotta col vino. A fianco, spinaci saltati al burro, una mini quiche lorraine e qualche altra bella cosina che però adesso non ricordo. Piatto parecchio buono, anche se la carne, molto alta (e con cottura media, come da mia indicazione al camerierino che me lo aveva chiesto), bisognava tagliarla a pezzetti molto piccoli se si voleva masticarla bene.
Il piatto di mia moglie è arrivato in una pirofilina di porcellana bianca con coperchio, e dentro c’era uno stufato di manzo Charolais, cotto nel vino, assieme a patate, carote, spinaci, radici amare, funghi champignons e pancetta, e assieme al suo brodo di cottura. Tenerissimo, squisito, l’ho assaggiato.
Abbondantissimi i piatti principali.
I due desserts ce li dividiamo. Crème brulèe aromatizzata al liquore di coqueliquot (semi di papavero con la wodka) il primo. Mousse di panna e cioccolato con all’interno ciliegie al liquore, servita con salsa di ciliegie per metà piatto e crema inglese per l’altra metà, guarnita con foglioline di menta, il secondo. Deliziosi.
Molto bella anche la presentazione, pur in considerazione del posto alla mano.
Il conto è stato di 45,50 euro in due. Sarebbe un po’ più di quattro, ma, anche per l’ambiente, non si può dare a questo locale la valutazione massima, stavolta devo arrotondare il giudizio per difetto.
Scopro, chiacchierando con la maitre che, guarda caso, come capitò due anni fa di ritorno dalla Bretagna quando incrociammo la festa della Route du Champagne… siamo capitati nella due giorni della festa “Les Vinèes Tonnerroises” (vini di Chablis, Tonnerre, Epineuil…) e quindi, a stomaco ben pieno, pensiamo di andare in piazza ad assaggiare qualcosina…