Recensione su La Vecchia Filanda Modena
visitato da fabiofer il 23.03.2013

Recensione su
La Vecchia Filanda
Modena

Visitato il 23.03.2013
Consigliatissimo!!
Scritta da fabiofer
Servizio: Ristorante
Contesto: baracca con gli amici
Spesa a testa: 24.00
Coperti: 13
3 commenti

 

Per un compleanno da cinghiali ci vuole una tana degna di tale nome: quindi, al momento di scegliere il luogo dove celebrare le 31 primavere la scelta è caduta facilmente su questo locale, il cui bigliettino mostra un cinghiale educato che sta per mettersi a tavola. Citazionismo giustificato o supponenza? 
Precedenti recensioni e ricerche varie non sono entusiastiche, ma dalla nostra c'è un amico fidato che ne canta lodi, quindi si va.
 
Il posto è nascosto dietro un rinomato angolo della via Emilia, la curva a gomito prima del ponte di sant'Ambrogio: a forza di sterzare è fin troppo facile quando basta tirare dritto, come in questo caso.
Dopo 800 metri e un'altra curva a gomito (sarà abitudine da quelle parti) s'incrocia l'osteria, marcata con la classica TdiTabacchi e il caffè Cagliari.
Dentro l'ambiente si divide su due sale a L illuminate a giorno, bancone da bar vecchio stampo e tavoli abbigliati semplicemente. Si punta tutto sulla sostanza insomma.
Il servizio è affidato a un solo cameriere, indaffaratissimo in mezzo alla decina di tavoli da servire.
Il menu, già scannerizzato telefonicamente, promette molto bene: specialità a base di funghi, cinghiali, cervo e paste fatte in casa, che avevano fatto propendere per non pre-contrattare un menu a monte, ma lasciare a una democratica consultazione  gli schieramenti definitivi.
Per Inciso, la nostra tavolata è di 13 (sic) forchette, di cui più di 2/3 terzi boccucce sante provette.
 
Dopo una consultazione allargata veramente partecipata - altri 5 minuti e partiva il sondaggio in rete su ogni singolo piatto - causata dall'appetitosità delle proposte su carta e dalla curiosità suscitata, si arriva a decidere la formazione definitiva: da bere lambrusco della casa - un grasparossa - che supererà bene la prova grazie al retrogusto di damigiana contadina, apprezzato.
 
Bando agli antipasti, si vada per un tris (il poker è stato più volte invocato da almeno un terzo dei votanti) composto da: tortelloni ai funghi, pappardelle al cinghiale e gnocchetti al cervo.
Iniziamo con 3 vassoi di pappardelle - bel gesto, ottime. pasta larga, sugo denso di foresta, con un cinghiale tenerissimo e abbondante. Squisite. Poi i tortelloni, che esprimono una "montagnesità" tutta loro, con pasta croccante, ripieno di ricotta freschissima e trifolata di porcini in accompagnamento, decisamente pieni d'amore.
Infine i gnocchetti, l'azzardo dell'ordinata: il cervo è ruspante, scalpita, degnamente tenuto a bada dall'impasto patatoso dei gnocchi, piccoli e con l'impronta del pollicione a ricordare la fattura amanuense. Un "fuori programma" forse non per tutti i gusti, ma come sopra: gli affamati da nutrire al tavolo non mancano e dei gnocchetti non rimane che un'impronta leggera sulla tovaglia. Sulle porzioni niente da dire: 1 vassoio abbondante ogni 4 persone non fa coppia con l'inappetenza.
 
Dopo una consultazione stavolta breve - il grosso delle alleanze è costituito - si procede ai secondi: convinti sostenitori dell'abbattimento programmato e del controllo delle nascite - dei cinghiali - continuiamo sulla strada della selvaggina: cervo e cinghiale in umido, contorno abbondante di funghi fritti e alla griglia con crescentine di accompagnamento.
 
L'umido non delude: il cinghiale ancora grugnisce, ma purtroppo per lui non siamo gente dal cuore tenero bensì dalla forchetta decisa e il cervo è scalpitante e degno.
I funghi poi, con rispetto parlando, spaccano: non è stagione, ok, e magari sono pure surgelati, ma spaccano. alla griglia poi sono una novità molto interessante, con un retrogusto amarognolo che accende un contrasto simpatico.
Crescentine leggere, buone.
 
Passiamo - non senza fatica ma ancora con slancio, ai dolci, sui quali la tavolata si spacca in tra coalizioni quasi uguali tra zuppa inglese, panna cotta con frutti di bosco e tiramisù, accumunati da una genuinità figlia del "fatto in casa".
 
Una non richiesta ma piacevole intromissione la fa il vin brulè, offerto dalla casa: non proprio stagionale, né da fine pasto (almeno per noi cittadini) ma deciso trionfo montanaro che lascia sempre contenti.
 
Si chiude, dopo il caffè, con una grappa figlia dei cinghiali: ruspante, aggressiva e soprattutto offerta.
 
Dopo aver speso 24 euro a testa usciamo coscienti di non aver certamente passato una serata all'insegna della nouvelle cuisine (e anche chissenefrega) ma di avere parecchi validi motivi per tornarci, dietro quell'angolo di via Emilia.
 

3 commenti

Jimi-Hendrix
18/04/2013
Comincia a incuriosirmi, questo nuovo locale.. bene! :)
Simop
05/05/2013
Scusate, sapete se fanno borlenghi?
fabiofer
05/05/2013
Ciao, dunque se non ricordo male si, ma una sera sola a settimana che non ricordo esattamente. Chiama e ti dicono tutto. Ciao
[wpuf_form id="14284"]