Per un compleanno da cinghiali ci vuole una tana degna di tale nome: quindi, al momento di scegliere il luogo dove celebrare le 31 primavere la scelta è caduta facilmente su questo locale, il cui bigliettino mostra un cinghiale educato che sta per mettersi a tavola. Citazionismo giustificato o supponenza?
Precedenti recensioni e ricerche varie non sono entusiastiche, ma dalla nostra c'è un amico fidato che ne canta lodi, quindi si va.
Il posto è nascosto dietro un rinomato angolo della via Emilia, la curva a gomito prima del ponte di sant'Ambrogio: a forza di sterzare è fin troppo facile quando basta tirare dritto, come in questo caso.
Dopo 800 metri e un'altra curva a gomito (sarà abitudine da quelle parti) s'incrocia l'osteria, marcata con la classica TdiTabacchi e il caffè Cagliari.
Dentro l'ambiente si divide su due sale a L illuminate a giorno, bancone da bar vecchio stampo e tavoli abbigliati semplicemente. Si punta tutto sulla sostanza insomma.
Il servizio è affidato a un solo cameriere, indaffaratissimo in mezzo alla decina di tavoli da servire.
Il menu, già scannerizzato telefonicamente, promette molto bene: specialità a base di funghi, cinghiali, cervo e paste fatte in casa, che avevano fatto propendere per non pre-contrattare un menu a monte, ma lasciare a una democratica consultazione gli schieramenti definitivi.
Per Inciso, la nostra tavolata è di 13 (sic) forchette, di cui più di 2/3 terzi boccucce sante provette.
Dopo una consultazione allargata veramente partecipata - altri 5 minuti e partiva il sondaggio in rete su ogni singolo piatto - causata dall'appetitosità delle proposte su carta e dalla curiosità suscitata, si arriva a decidere la formazione definitiva: da bere lambrusco della casa - un grasparossa - che supererà bene la prova grazie al retrogusto di damigiana contadina, apprezzato.
Bando agli antipasti, si vada per un tris (il poker è stato più volte invocato da almeno un terzo dei votanti) composto da: tortelloni ai funghi, pappardelle al cinghiale e gnocchetti al cervo.
Iniziamo con 3 vassoi di pappardelle - bel gesto, ottime. pasta larga, sugo denso di foresta, con un cinghiale tenerissimo e abbondante. Squisite. Poi i tortelloni, che esprimono una "montagnesità" tutta loro, con pasta croccante, ripieno di ricotta freschissima e trifolata di porcini in accompagnamento, decisamente pieni d'amore.
Infine i gnocchetti, l'azzardo dell'ordinata: il cervo è ruspante, scalpita, degnamente tenuto a bada dall'impasto patatoso dei gnocchi, piccoli e con l'impronta del pollicione a ricordare la fattura amanuense. Un "fuori programma" forse non per tutti i gusti, ma come sopra: gli affamati da nutrire al tavolo non mancano e dei gnocchetti non rimane che un'impronta leggera sulla tovaglia. Sulle porzioni niente da dire: 1 vassoio abbondante ogni 4 persone non fa coppia con l'inappetenza.
Dopo una consultazione stavolta breve - il grosso delle alleanze è costituito - si procede ai secondi: convinti sostenitori dell'abbattimento programmato e del controllo delle nascite - dei cinghiali - continuiamo sulla strada della selvaggina: cervo e cinghiale in umido, contorno abbondante di funghi fritti e alla griglia con crescentine di accompagnamento.
L'umido non delude: il cinghiale ancora grugnisce, ma purtroppo per lui non siamo gente dal cuore tenero bensì dalla forchetta decisa e il cervo è scalpitante e degno.
I funghi poi, con rispetto parlando, spaccano: non è stagione, ok, e magari sono pure surgelati, ma spaccano. alla griglia poi sono una novità molto interessante, con un retrogusto amarognolo che accende un contrasto simpatico.
Crescentine leggere, buone.
Passiamo - non senza fatica ma ancora con slancio, ai dolci, sui quali la tavolata si spacca in tra coalizioni quasi uguali tra zuppa inglese, panna cotta con frutti di bosco e tiramisù, accumunati da una genuinità figlia del "fatto in casa".
Una non richiesta ma piacevole intromissione la fa il vin brulè, offerto dalla casa: non proprio stagionale, né da fine pasto (almeno per noi cittadini) ma deciso trionfo montanaro che lascia sempre contenti.
Si chiude, dopo il caffè, con una grappa figlia dei cinghiali: ruspante, aggressiva e soprattutto offerta.
Dopo aver speso 24 euro a testa usciamo coscienti di non aver certamente passato una serata all'insegna della nouvelle cuisine (e anche chissenefrega) ma di avere parecchi validi motivi per tornarci, dietro quell'angolo di via Emilia.
18/04/2013
Comincia a incuriosirmi, questo nuovo locale.. bene! :)