E' proprio vicino al parcheggio interno del Policlinico, per me è comodissimo, sistemo l'auto lì, come faccio tutti i santi giorni e dopo una cinquantina di metri sono già arrivato. L' Hosteria del Pozzo è ricavata in una vecchia dependance a due piani che faceva parte di un'unica proprietà che comprendeva anche la casa padronale, ora a dibita a scuola materna, ed una grande area verde, trasformata in parcheggio e in parco pubblico. Ci fanno accomodare al piano superiore, i tavoli al pianterreno sono già tutti occupati. Ambiente un po' confusionario per i soffitti piuttosto bassi, camerieri veloci e ed efficienti. Si mangia alla modenese, piatti della nonna dove il maiale la fa da padrone, senza tralasciare naturalmente il gnocco fritto e le crescentine con affettati e quant'altro : una cucina rustica ma di successo, a quanto pare, dato che anche i tavoli del piano dove siamo noi dopo le 21.30 sono già esauriti. Lista dei vini essenziale, qualche lambrusco e poche altre etichette di altre regioni.
Cominciamo con due antipasti, frittelle di baccalà, buone, non unte, belle croccanti, ed antipasto del pozzo, un bel tagliere di salumi (prosciutto crudo e cotto, salame, ciccioli, mortadella) accompagnati da piccoli gnocchini fritti : buoni e di qualità i salumi, belli soffici e ben fritti i gnocchini.
Di primo ordiniamo maccheroni al pettine con sugo di coniglio, discreti e maccheroni al torchio con ragù di costine, idea interessante, ma le costine non mi sono piaciute moltissimo, ne ho sentite obiettivamente di migliori e poi il piatto mi è sembrato uno strano ibrido, dove le costine stavano assieme al ragù di maiale e alla fine il tutto, se si può dire in questo caso, non era nè carne nè pesce.
A questo punto punto ci siamo fermati, tanto gli antipasti che i primi erano abbondanti come porzioni, ed il secondo proprio non ci stava. Di vino abbiamo ordinato un discreto Lambrusco reggiano Tirelli.
Giusto per concludere mia moglie ordina un sorbetto al limone, normale ed io una zuppa inglese, non cattiva per la verità, ma con una crema ed cioccolata di un colore smorto, quasi malaticcio come purtroppo capita sempre più spesso di mangiare al ristorante. Ma dove sono finite quelle zuppe inglesi della nostra gioventù, dove la crema era di un colore giallo carico e la cioccolata quasi nera? Polvere di stelle...
Infine due caffè offerti dalla casa.
Il locale merita sicuramente una visita, forse più per il gnocco e le crescentine, che abbiamo visto passare in continuazione, che per gli altri piatti, il rapporto qualità prezzo non è nè troppo alto nè troppo basso. Penso sia adeguato un giudizio medio di tre cappelli.
06/10/2013
Ciao Tranz, mi sa che il giallo carico della zuppa inglese se n'è andato insieme alla possibilità, per i locali, di utilizzare uova fresche per le preparazioni come creme e cose del genere...