Consigliatissimo!! Scritta da
bfontana Servizio:
Ristorante Spesa a testa:
Coperti:
1 3 commenti Non molto tempo fa si chiamavano handicappati…poi portatori di handicap…poi down…disabili…poi “diversamente abili”.
Handicappato…hand in cup ( mano nel cappello ), antico gioco irlandese dove si mettevano nel cappello tanti numeri ed il fortunato estraeva quello vincente.
Quindi ci si affidava alla sorte…già, la sorte.
Poi il tempo muta le cose, a volte anche il significato della parola, fino a stravolgerlo.
E l'uomo, compiacente, si adagia come sempre a questo mutare.
Una mia amica ( poliziotta ) mi lascia tra le mani un piccolo depliant, una pubblicitàdi un ristorante: “ Valli a trovare e poi fammi sapere”.
Il mangiare per me è una delle tante forme di sopravvivenza, non ho mai invertito l'ordine delle parole.
Non vivo per mangiare, in sostanza.
La mia amica insiste perché ci vada, il locale si chiama “La Lanterna di Diogene”, un vecchio casale lungo l'argine del fiume Panaro, a Solara di Bomporto, vicino Modena.
Mi meraviglia la sua insistenza ma poi capisco che ci lavora sua figlia.
Adesso ho capito.
Invece non ho capito niente.
Telefono per prenotare, la voce dall'altra parte del telefono è femminile, calda, suadente.
Rimango perplesso di fronte a tanta gentilezza, l'ultima volta che ho telefonato ad un ristorante per prenotare mi hanno risposto che erano pieni, sbattendomi il ricevitore in faccia.
La voce continua ad essere suadente, mi spiega in ogni dettaglio l'ubicazione del locale.
Una voce, a volte, è l'anticamera dell'anima: ho deciso, ci vado.
Devo chiedere aiuto al mio navigatore, il posto è abbastanza fuori mano, siamo nella “bassa” modenese.
E' buio, un casolare col bagliore discreto delle sue luci si stacca da quel blu intenso della notte.
Due ragazzi “diversamente abili” mi accolgono all'ingresso.
Uno dei due è Simona, la figlia di Maria, la poliziotta.
Una donna, non diversamente abile, mi accompagna al tavolo ed inizia con le portate.
Ho chiesto ad alcuni miei amici di farmi compagnia.
Antipasto, tre primi, due secondi, pane fatto in casa, vino biologico…Lambrusco.
E' tempo di vendemmia, Simona è accucciata in un angolo stanca per la tanta uva raccolta al mattino.
I suoi piedi bollono e lei mi descrive la sua fatica col candore di una vergine: Dignitàe sopportazione.
Le chiedo dove sia sua madre, poche ore prima l'avevo lasciata al comando di polizia avvolta da quella sua impeccabile divisa blu.
Simona sorride sorniona, invitandomi con lo sguardo verso la cucina.
Percorro il breve corridoio e mi lascio guidare dallo scroscio d'acqua che scorre sui piatti.
Maria è dietro al lavello, niente divisa…solo una maglia bianca, un paio di jeans e guanti per lavare.
È sudata dalla fatica, quasi prova un senso di vergogna nel vedermi.
La poveretta non sa che la vergogna, semmai, è la mia.
Ogni cosa è al posto giusto e tutto sa di pulito.
Tre ettari di bosco avvolgono la Lanterna di Diogene.
Paghiamo 20 euro a testa.( bevande incluse)
Abbraccio Simona.
di
Bartolo Fontana
3 commenti
14/12/2006
Un racconto davvero emozionante. Complimenti sinceri!