Cenare con la TV accesa su un canale cinese non mi era ancora capitato, prima.
Di ritorno da un mercatino del riuso a Reggio Emilia, stanchi morti e infreddoliti, decidiamo di fermarci a mangiare un boccone per non dover cucinare ma rilassarci sul divano appena arriviamo a casa. Ormai sono anni che incrociamo questo ristorante con tante lanterne cinesi accese fuori, e dal momento che è un po' che non mangiamo cinese e non vogliamo spendere tanto è giunta l'occasione per testarlo. Sono le 19.30, un pelo prima, e solo un paio di auto nel parcheggio ci fanno pensar male, ma appena entrati il timore iniziale si stempera. Atmosfera rarefatta, luci soffuse, una cameriera in camicia bianca dal fondo della sala si affretta per venirci incontro e ci fa accomodare in una sala dove altri due tavoli erano già occupati. Il locale è elegante, le tovaglie in porpora e giallo, con piatti italiani decorati da delle bordure di limoni, assenza di bacchette, che però si possono chiedere. Noi ne facciamo a meno, abbiamo voglia di fare presto e andare a casa...e così sarà. In un attimo ci vengono portati i menù e due flute con un aperitivo offerto. Al primo sentore sembra di bere un vino passito, però è molto più dolce e vagamente frizzante, alcolico, nel complesso da provare e anche da ripetere, anche se non sono riuscita a finirlo.
Il nostro menù: involtini primavera per me (2, grossi, ben fritti e ustionanti - ma come fanno nei ristoranti cinesi a servire le pietanze così calde? - , con verdura un po' al dente, buona, serviti con la salsa) e ravioli al vapore per mio marito (4, buoni, spazzolati in un attimo).
Una porzione di spaghetti di soia con verdure, piccanti. Negli spaghetti si sente leggermente il dente, diversamente dal solito, e a noi sono piaciuti, le verdure sono tagliate alla julienne, molto lunghe e non stracotte, carote peperoni e germogli di soia; sono molto piccanti, ma edibili, un giusto compromesso per chi vuole mangiare piccante senza morire.
Poi due secondi, anatra in salsa piccante e manzo alla piastra con verdure. L'anatra è un mezzo petto tagliato a fettine ma ricomposto, cottura perfetta, leggermente rosata all'interno, con la pelle croccantissima nonostante sia ricoperta da una salsa con verdure a pezzi (cipolle e peperoni, gialli e rossi) e arachidi, non tanto piccante in verità; si sente il gusto tipico del volatile, dolciastro, un gusto con più carattere rispetto al manzo. Questo viene servito nella solita piastra di ghisa a forma di bovino che sfrigola: sono straccetti di carne tenerissima, con tante verdurine a pezzetti non troppo cotte, buono ma con un gusto più europeo del precedente.
Un caffè e una bottiglia d'acqua naturale le nostre bevande.
Per tutta la cena la TV, due in verità, sintonizzate sullo stesso canale, gigantesche, tenute a volume molto basso, hanno proposto paesaggi di una Cina a me sconosciuta, fiumi, grotte, cascate...proprio bello! e una sorta di lezione di cucina dove cuocevano degli spiedini tipo arrosticini e delle verdure, spettacolo interessante. Uscendo ci accorgiamo che entrando abbiamo calpestato un acquario sotto il pavimento, enorme ma ora vuoto e che c'era anche un bellissimo guardaroba a forma di casetta a sinistra dell'ingresso, che ci avrebbe risparmiato di cenare con le giacche dietro la sedia. Un ultimo sguardo ai draghi cinesi, con gli occhietti formati da piccole lampadine rosse, accese, e alle enormi lanterne appese al soffitto e ci dirigiamo alla cassa. Il proprietario ci fa il conto, 24,50 €, scontati a 24€. Chiediamo informazioni per l'anatra alla pechinese, che avevamo letto in menù e che fanno, ma va richiesta con 24 ore di anticipo (mio marito l'ha mangiata in Cina e dice che è spettacolare ed indimenticabile). Ci riferisce che ci si mangia in 3-4 persone, ora non ci resta che trovare 2 amici che abbiano voglia di venire a provarla con noi!
Questo è il nostro conto:
Coperto 1,50€x2, ravioli al vapore 3€, involtini primavera 2€, spaghetto soia e verdure 3,50€, manzo alla piastra 4,50€, anatra in salsa 5,50€, caffè 1€, acqua 2€
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