Grazie a un evento letto su facebook nominato "aperitivo e berlenghi dalle ore 17" al rifugio Lago della Ninfa, io e altri quattro pazzi scatenati decidiamo di metterci in viaggio da Modena a Sestola tra il traffico e il ghiaccio per terra.
Per una serie di sventurate vicissitudini, arriviamo al Lago con un forte ritardo. Entrando, chiedo timidamente se è possibile avere ugualmente dei berlenghi, e il mitico Piuma (il cuoco e gestore) ci fa accomodare con un sorriso ed esclamando "accendo le cotte!". Ci sediamo e ordiniamo un giro di birre: due rosse non filtrate, una weiss, una Bud e una Beck's. Iniziano ad uscire i primi berlenghi, soffici, morbidi, ben farciti insomma ottimi! Dato che con noi c'è anche Pamela, un'amica siciliana, chiedo di poter affacciarci alla cucina per farle vedere come vengono preparati i berlenghi. Piuma ci illustra in modo chiaro ed esaustivo tutto il procedimento, dalla preparazione dell'impasto alla cottura. Pamela è esterrefatta di come un semplicissimo impasto possa diventare una pietanza così buona.
Durante il primo giro di berlenghi decidiamo che questi si sposano meglio con il vino rosso, quindi buttiamo giù la birra rimasta e ordiniamo un Lambrusco Manicardi. Al secondo giro di berlenghi siamo tutti d'accordo sul fermarci a cena lì al Rifugio. Chiediamo quindi lo stop ai berlenghi ma la tentazione di Piuma di far scoprire sapori nuovi alla siciliana è troppo forte, e ci prepara un terzo giro con lardo, formaggio e pancetta che durante la cottura si arrostisce leggermente. Non li avevo mai provati i berlenghi fatti così, erano davvero squisiti!
Ci spostiamo al ristorante, nella sala verandata che ci fa vedere tutto lo splendore della neve all'esterno. Dato che il lambrusco precedente non ci aveva convinto a pieno, ordiniamo un Rosso Fosco per andare sul sicuro. La proposta della casa per quanto riguarda il menù è: quattro antipasti, due primi, tre secondi. Data la mangiata di berlenghi fatta poco prima, decidiamo di saltare i primi piatti per concentrarci sul resto.
Di lì a poco arrivano: cime di cicoria saltate, pecorino toscano alla piastra con aceto balsamico e cipolla, due tipi diversi di bruschettine con funghi (una piccante, l'altra no), carne cruda a fettine con olio rucola e grana a scaglie. Standing ovation per il pecorino fuso, caldo ma croccante, con quella giusta dose di cipolla per renderlo ancora più saporito.
Giusto il tempo di pulirsi la bocca e sparecchiare che ecco arrivano i secondi. Tagliata al Chianti e uvetta, quel misto agrodolce che fa sempre piacere, bavetta all'olio con pan grattato (un po' bruciacchiato per la verità), bavetta alle mandorle saltate. Non avevo mai sentito parlare della bavetta, quindi chiedo alla cameriera che tipo di taglio sia. Quando lei va ad informarsi, dalla cucina esce un fiero Piuma che ci spiega che la bavetta, o bavette, è un taglio che viene dalla pancia del manzo, praticamente il diaframma. E' in effetti una carne molto particolare, tenera e gustosa, ottima. "La bavetta alle mandorle la mangi solo da Piuma!", esclama.
Concludiamo i secondi ed iniziamo a sentirci un po' pieni. Il cuoco torna a farsi vedere con un dolce della casa: colomba grigliata con aceto balsamico. Non pago, qualcuno ordina anche panna cotta con cioccolato fuso, panna cotta semplice, zuppa inglese.
Tre caffè, tre amari. Per me è la volta del Nocino, buonissimo e corposo, immancabile a fine pasto.
Chiediamo il conto un po' intimoriti, tra aperitivo e cena entrambi abbondanti avevamo paura di spendere più del previsto, invece 30€ a testa ci è sembrato un buon prezzo.
Che dire, la strada fatta fino ai piedi del Cimone in una serata gelida di metà dicembre è valsa tutta la calda accoglienza e il buon cibo abbondante del rifugio. 5 cappelli!
16/12/2013
Certo che per smaltire tuutto questo ben di Dio avreste dovuto fare la strada a piedi, e non fino ai piedi del Cimone! Complimenti agli intrepidi!!! :clap: