Sinceramente non saprei dove partire, dal descrivere il locale, dal signor Pasquale che lo gestisce... Mah, provo ad avere una cronologia logica, prenoto x le 20, 30 siamo in via Nicoli una laterale di via Luosi, la locazione è propio sulla strada ben visibile, la serata è molto calda, e qui prima delle tante sorprese, climatizzatore non pervenuto, movimentazione aria con un vecchio ventilatore da casa, e uno a pale nel soffitto!
Tralascio la descrizione del locale descritto benissimo da chi ha scritto l'ultima reecensione, posso aggiungere oltre alla ( spartanità del locale) la conduzione stretttamente famigliare del medesimo, oltre al citato e caratteristico Pasquale, è presente la moglie, la figlia, il genero, e i 2 nipotini.
Ci accomodiamo al tavolo che cortesemente Pasquale ci indica, subito ci vengono poste sul tavolo 2 bottigliette di pet da mezzo litro gas, e liscia, oltre una bottiglia di vino bianco leggermente frizzante della cantina Castelvenere di Benevento, ciò l'ho notato dalla piccolissima etichetta posta sul collo.
Il particolarissimo ristorante dispone di circa 25 posti a sedere, con noi 2 eravamo 13 commensali, e tali rimarremo x tutta la serata, il menù è fisso, composto da antipasto, primo, secondo, dolce, limoncello, caffè, oltre i liquidi, mentre attendiamo la prima portata, ci siamo messi a leggere i vari cartelli scritti a mano con leggerissimi errori grammaticali, alla Checco Zalone, e qui sono partite le prime risate mie e della mia compagna, arriviamo all'antipasto servito da Pasquale un piatto unico che comprendeva, 1 cozza semigratinata, una fettina di salmone affumicato, una alice marinata, 2 frittelle di bianchetti, una bruschetta con pomodori in fricassea e tonno, polipo con patate, 1 millefoglie di parmigiana bianca di melanzane, tutto buonissimo.
Mentre il sudore aveva il sopravvento su di noi un leggerissimo profumo arrivava a nord est, che erano poi i contenitori ecologici posti di fronte al locale, ha ragione chi mi ha preceduto in questa rece, sembrava di essere al porto di Napoli!
Poi arrivano i primi, serviti da Pasquale con tanto di burrazzo multiuso sulla spalla, tagliolini al sugo di pomodoro con cozze, vongole, e polipo,buonissimi e saporitissimi, poi fuori programma ci viene servita in una ciotolina di coccio il piatto forte a suo dire di Don Pasquale, zuppa di minestra cozze, fagioli canellini, prosciutto cotto, con vari tipi di minestra che mal si abbinavano tra di loro, cioè spaghetti, boccolotti, penne rigate, corallini, un pourpurri di sapori stranissimo con pasta esageratamente tanta, da noi non particolarmente apprezzata, anche perchè non era invitante alla vista.
Pausa sigaretta, soprattutto x prenderci una boccata d'aria, vediamo all'esterno il dettagliato menù rigorosamente scritto a mano, con altri errori sempre alla Checco Zalone, rientramo e partiamo con il secondo, orata, e gamberone cotti alla piastra decisamente buoni, poi arriva la paranza come la chiama lui, 3 anellini di totano e una decina di una specie di pesce puttanino, che a noi sinceramente propio non è piaciuto x niente, x me la frittura di pesce è altra cosa, ma vabbè siamo da don Pasquale!
Poi arriva il dolce fatto dalla moglie un rotolino di pan di spagna con una leggerissima crema bianca al limone buona.
Don Pasquale passa tra i tavoli con il limoncello che noi gentilmente rifiutiamo, aspettiamo il vero caffè naoletano,che dopo poco arriva proposto vista la serata caldissima freddo, da originalissimo barman lo serve scecherandolo a mano dentro una bottiglia di coca cola, passando tra i tavoli e servendolo dentro bicchierini di plastica.
A fine di questa x me e la mia compagnia, inusuale serata, vediamo che esce dalla cucina la moglie che si mette a parlare con i commensali, mentre Don Pasquale si siede a un tavolo a raccontare un aneddoto.
Conclusione, sono una squadra fortissimi, fatta di gente fantastici! Locale sicuramente non di tendenza, molto originale e in via di estinzione, infatti ho notato che è in vendita, da evitare nei mesi caldi, perchè privo di ogni confort che oramai noi non possiamo più fare a meno, locale forse troppo caratteristico , e non adeguato ai nostri tempi.