Un cartello che si trova appena varcata la tenda che divide il bar dalla sala da pranzo, ricordando per certi versi le pensioni di una volta dove andavamo al mare da bambini, recita: Mariani dal 1963. Penso che da quella data di ammodernamenti e cambiamenti il locale ne abbia visti pochi, anche se l’elenco degli eventuali allergeni utilizzati in cucina e posto all'ingresso mi ha veramente sorpresa, in positivo. Una delle cose certamente più apprezzate e ormai introvabili è l’ampiezza dei tavoli: noi eravamo in 4 in un tavolo in cui saremmo potuti stare tranquillamente in 8, così hanno potuto prendere posto a tavola i dinosauri di plastica dei bimbi e il famoso Winnie the Pooh che si sono passati di mano in mano i nostri figli e che immancabilmente segue le nostre “missioni” da ormai 7 anni (lascio a voi immaginare lo stato in cui si trovi la sua pelliccetta nonostante, e anche a causa, dei ripetuti lavaggi!).
Ci sono alcuni tavoli occupati e alcuni devono essere dei veri habituée perché non si capisce se fanno parte della famiglia e stanno pranzando o sono ospiti.
Mentre aspettiamo che arrivi uno dei due figli per le ordinazioni (in sala era presente anche il papà e ad un certo punto è comparsa anche la rezdora) un inquietante tappeto con scena di corrida, incorniciato ed appeso a mò di quadro, ci osserva da vicino, insieme ad un orologio le cui lancette girano in senso antiorario e il numero 1 prende giustamente il posto del solito 11.
Tovaglia e tovagliolo bianchi di cotone, un bicchiere, posate, due formaggiere e cestino del pane sono già in tavola (avevamo telefonato per prenotare ed assicurarci che fossero aperti).
Per mamma e papà tortellini in brodo (secondo me non fatti in casa da loro ma da un pastificio, troppo uguali tra loro e pasta un po’ liscia, un po’ diversi dai nostri modenesi, nel complesso senza infamia e senza lode, il brodo era insipido e abbastanza anonimo), per i bimbi una tagliatella col ragù e una gramigna con la salsiccia, forse il piatto migliore dei tre (5€ ciascuno).
Per secondo una porzione di cotechino (bello grasso e morbido), una faraona arrosto con patate lesse e una cotoletta con fagioli e cipolla per me, tanto per star leggera. La cotoletta arriva ancora “friggente”, è ben impanata ma assolutamente insipida (deve essere una caratteristica della cucina o oggi la cuoca aveva la bocca salata di suo!). I fagioli sono i bianchi di Spagna, belli carnosi ma purtroppo di scatoletta, ed io non ci sono abituata, non mi piacciono e ne lascio (5€ i secondi e 2,50€ i contorni).
Per bere due bottiglie di naturale ed una da 350 ml di lambrusco Buccia amara delle cantine Lombardini che non mi è piaciuto (nutro il dubbio che fosse di un paio di vendemmie fa).
Due caffè chiudono il pranzo. Certamente consiglio di provare il locale per l’atmosfera veramente particolare che si respira, il pudore, che è quasi un timore di disturbare, che caratterizza i proprietari, un posto che è rimasto fermo mentre tutto intorno il mondo è andato avanti, come una tessera di un mosaico perduto. Per la cucina mi fermo a due cappelli e porto la media a tre perché mi sento comunque di consigliarvelo, almeno una volta nella vita.
PS Bagni con la turca e scopa annessa per le pulizie giornaliere, anche qui il tempo si è fermato!