Recensione su Il Vulcanetto del Querciola Regnano di Viano
visitato da testapelata il 16.04.2015

Recensione su
Il Vulcanetto del Querciola
Regnano di Viano

Visitato il 16.04.2015
Consigliatissimo!!
Scritta da testapelata
Servizio: Ristorante
Contesto: baracca con gli amici
Spesa a testa: 27.00
Coperti: 7
3 commenti

Erano diversi anni che non tornavo al Vulcanetto, locale storico delle colline reggiane, si trova a Regnano  a cavallo delle valli dei torrenti Crostolo e Tresinaro e deve il nome ai vulcanetti dovuti alla presenza di idrocarburi gassosi che affiorano in superficie in conetti fangosi.

Il ristorante è esattamente di fronte al parcheggio del parco, ampia sala con grande camino/braciere, tovagliato in stoffa pesante, sempre un ottimo biglietto da visita.

Ci accoglie il gestore di sempre, il Signor Aldo, un personaggio, gli anni passano ma lui somiglia sempre a Stalin, ad ogni portata una battuta, una disquisizione, un suggerimento su come gustare al meglio i suoi piatti.

Siamo in sette, il menù questa sera è fisso, anche il prezzo della serata che comprende un discreto lambrusco locale dell’Azienda Agricola Reggiana.

Partiamo subito con un bis di primi che, con i continui rinforzi, avrebbe potuto già essere sufficiente e dire che sull’opuscolo veniva riportato “tortelli o cappelletti” ed invece la “O” è stata tramutata in una “E”.

Tortelli verdi, conditi con solo burro e parmigiano-reggiano, serviti in tavola dalla simpatica ragazza dell’est; forma classica a raviolo, pasta spessa, ripieno semplice, credo di averne mangiato tre piatti.

Cappelletti montanari ai funghi, anche qui siamo sul semplice, conditi in bianco con un mix di funghi, non abbiamo lesinato e ci siamo fatti onore.

Un breve intermezzo con indivia e pomodorini alla brace e si prosegue con:

polenta alla brace con lardo, marmellata ed aglio piacentino , il Sig. Aldo ci impone di non mischiare il lardo con la marmellata ma di gustare anche l’aglio al naturale, facendo fuoriuscire lo spicchio dalla camicia;

tuberi sotto la cenere, patate del trentino cotte con la loro buccia, qui il consiglio è di tagliarle in due, spalmarle di riccioli di burro ed aggiungere un generoso pizzico di sale grosso;

ed appare anche il “contorno”, salsiccia alla brace e costine, servite in quantità industriale;

cipolla pavese cotta con la buccia, digestiva, da mangiare con alcune gocce di limone.

Breve pausa ed arriva quello che, per definizione, è il “piatto principe”, Parmigiano-Reggiano della latteria di Tabbiano con le pere e il miele, il re dei formaggi è sempre buono, in qualunque maniera lo si gusti, scaldato sulla brace, gustato con il miele o semplicemente accostato alla pera, ricorda quei sapori che pian piano dimentichiamo, come ad esempio la crosta nel minestrone.

E a conclusione non poteva mancare la frutta alla griglia, tocchetti di banana cosparsi di cacao, una delicatezza “da gustare”.

Per finire un mix di torte della casa, al limone, crostata, ecc.

Mi permetto un distinguo, da anni, oserei dire da sempre, il menù varia di pochissimo, se non per la stagionalità dei vegetali proposti, ma la qualità è sempre la stessa: è proprio la continuità che ha fatto la fortuna di questo posto e soprattutto il rispetto di una tradizione che si perde negli anni.

E il Signor Aldo? Bisogna prenderlo com’è, forse non è simpaticissimo, forse è un po’ rustico, sicuramente un sorriso in più non guasterebbe, ma impersona una filosofia di vita diversa da quella cui ci stiamo abituando.

 

 

3 commenti

PIPPI
20/04/2015
bel posticino anche questo direi ... non ne sbagli una
nickmanofredda
22/04/2015
Ci andavo una ventina di anni fa...uguale!aglio sotto la brace,e il resto.chissa perché ho fatto passare così tanto tempo.mi hai fatto venir voglia di tornarci..
cicioun
24/04/2015
mangiato abbiam mangiato , anche abbondantemente !! sulla "simpatia" potremmo intavolare una discussione di ore :rofl:
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