Recensione su Osteria delle Quattro Tette Mantova
visitato da carolingio il 28.05.2015

Recensione su
Osteria delle Quattro Tette
Mantova

Visitato il 28.05.2015
Consigliato!
Scritta da carolingio
Servizio: Ristorante
Contesto: con amici
Spesa a testa: 23.33
Coperti: 1
16 commenti

Maggio è stato proprio bello, caldo, quasi estivo, con un’esplosione di caprifoglio e di altri profumi che il mio olfatto da decenni non sentiva bene, coperto dall’allergia che quest’anno è improvvisamente, e senza spiegazioni, sparita. Prendiamo la macchina sotto un bel sole, con qualche nuvoletta in chiaro scuro che sembra dipinta dagli impressionisti.

“Quattro tette” a me ne ricorda due di grandi, sfocate come i ricordi delle primissima infanzia, quasi doppie, morbide, e con uno strano sapore di mamma. Cose essenziali per vivere in quel periodo, quando ero lungo mezzo metro o poco più. Ma, ovviamente, non solo quello... Non è un caso che nel locale vedo quasi esclusivamente maschietti, chissà, magari vanno in cerca di etimologie… ach pies i pir, ach pies i pomm, ach pies la roba che ga’ cal don…

Siamo a Mantova, in centrissimo. In un vicoletto con i caratteristici ciotoli tondi color grigio nebbia scuro, resi brillanti dal sole, sul prosieguo di un portico vediamo, dietro una vetrina senza altre insegne, un piatto agganciato ad una panàra di legno, con un disegno dorato raffigurante proprio una femmina, in forma mostruosa, con quattro tette. Sensazioni burlesche nazional popolari, confermate all’interno dell’ambiente, molto spartano, con tavoloni di legno, dove in alcuni si mangia assieme ad altre persone. Soffitto d’ingresso a volto, muri bianchi, tovagliette e tovagliolini di carta, quadretti minimal alle pareti, qualcuno un po’ bruttino. La curiosità di tutti sul perché quattro, invece di due, è presto soddisfatta da un cameriere rasta: le fondatrici della trattoria erano due cognate particolarmente prosperose, e anche “sportive” direi… tanto da suggerire, o consentire, quel nome al locale.

Senza allergia, collegato all’olfatto, si sa, c’è anche il gusto che migliora, gusto di mangiare e bere. Poi c’è anche il gusto di scrivere e raccontare, che non c’entra con l’allergia, ma è preceduto da dei principi, in questo caso quello estemporaneo di soddisfare la richiesta di un amico/utente che, a due anni dal mio ultimo resoconto su questo sito, mi scrive e mi chiede (essendo anche lui stato assente per molto tempo, e non avendo evidentemente partecipato a discussioni…) perché non può più leggermi. Colpito da questo ricordo a parecchia distanza di tempo, per una volta lascio da parte la coerenza personale, che pure ritengo importante, perché occorre anche un po’ di tolleranza, sperando di far cosa gradita, senza dietrologie, e che nessuno se n’abbia a male.

L’occasione arriva da quattro miei amici del bar del Chievo (più un loro conoscente aggiunto), uno dei quali lavora a Mantova e ha deciso di pagare, lì dove spesso va a mangiare, una scommessa prima ancora d’averla persa, cioè che il buon Paloschi avrebbe raggiunto la doppia cifra di gol fatti: invece, guarda un po’, è fermo ancora a 9, manca una partita e noi siamo lo stesso qui a mangiare, felici come dei bambini.

Il locale alle una è pieno zeppo, non accettano prenotazioni, però aspettiamo in piedi solo pochi minuti, e poi abbiamo una mini salettina tutta per noi. La nostra “sedia”, per tre persone da un lato del tavolone, era un vecchio banco da chiesa, in parte scrostato.
In tavola arriva subito un bottiglione da 1,5 lt. di lambrusco mantovano DOC della cantina sociale di Viadana (tappo a vite sigillato, che ci apriamo da noi  :)  ), e due bottiglie di acqua minerale, anche queste sigillate. Pane ordinario nei cestini.
Il lambrusco, nessuno se la prenda, non è notoriamente un vino di vertice, per via di aromi, lavorazione, gusto e grado, ma ha una sua dignità, e in passato ne ho bevuto di ottimi. Colore rosso rubino intenso, molto corposo, questo la dignità l’aveva, senza essere il migliore dei lambruschi. Un po’ riusciamo ad avanzarne, forse era anche tanto, perchè due dei nostri amici non bevono vino e si beccano un “noi abbiamo visto cose che voi astemi non potete neanche immaginare”.

Il primo è uguale per tutti: tre crêpes arrotolate in una mousse di zucca, saltate nel vino cotto, cucinate bene, con limitatissimi bordi bruciatini, che io separo dal resto. Un sapore particolare, dato dall’unione dei tre gusti, direi molto buone.

Mangiare e bere in compagnia, prima e dopo la “partìa”, è, per l’esterno, lo stile “Ceo”, stile che spesso è costretto a confrontarsi con lo stile “Hellas” (l’altra squadra della città di Verona), caratterizzato da aggressioni squadriste a sostenitori avversari con cinghie e bastoni, insulti costanti, disprezzo razziale, disprezzo anche per i morti attraverso cori vergognosi, e tralascio altre cose, perché questa è una recensione sul mangiare, e non vorrei far vomitare. Naturalmente non tutti i sostenitori dell’Hellas sono così. Questi decerebrati sono una minoranza, anche se non proprio quattro gatti. Ma molti che non sono così, cioè la maggioranza, spesso coprono e giustificano questi comportamenti… Anche amici e parenti che sembrano persone intelligenti, quando si parla dell’Hellas non capiscono più niente… Poi si sa, in Italia la colpa è sempre degli altri, come è facile dedurre anche da buona parte degli interventi su Facebook. Così, essere troppo tranquilli ed usare il fair play diventa anche una colpa implicita, perché sull’altra sponda dell’Adige, ahimè, per questo si sentono automaticamente incolpati (e, di fatto, lo sono).

La conversazione a tavola diventa intensa, mentre arrivano i secondi con una tempistica perfetta, senza farci aspettare più di tanto, portati da gentili camerieri e cameriere non in divisa. In quattro prendiamo trippe in bianco con le fave e il pecorino, gli altri una battuta di cavallo ai ferri. In tavola un paio di terrine di lattuga regina dei ghiacci e pomodori, che ci condiamo, con un olio ed un aceto non proprio memorabili, e ci dividiamo.

Più una discussione di etica e di costume, che non di sport, in una sorta di convivio che finisce con l’assomigliare al tema controverso del film “Youth – La giovinezza”: cioè, si vorrebbe parlare di “giovinezza”, ma si finisce per parlare di “vecchiezza”… dato anche che i nostri ragionamenti credo vengano presi in considerazione soprattutto da una certa età in su, per essere in gran parte ininfluenti da una certa età in giù. D’altronde se il calcio ufficiale in Italia è rappresentato ai vertici da gente che si esprime con “Optì Pobà mangia-banane” o “quattro lesbiche” riferito al calcio femminile (e non parliamo della FIFA internazionale…), si può ben capire come sotto la piramide la situazione possa anche essere peggiore, esteriormente e nel profondo, e che, in ragione dell’età, il futuro non prometta niente di buono.

Le trippe con le fave sono buone senza eccellere, forse un po’ indietro di sale, pensavo a qualcosa di più deciso, il pecorino non incide troppo. Buona la bistecca di cavallo, mi dicono. L’insalata curata abbastanza bene.
I miei amici concludono con una crostata di cioccolata, arancio e ricotta, di cui non si sono per nulla lamentati. Io mi sono tuffato in un bicchierone di fragole, naturali, solo con un po’ di zucchero e di limone, come le faceva mia mamma, profumate, semplici.

L’ultima parte della nostro pranzo  è dedicata a quattro pensieri sulla riconoscenza, che qui in Italia, di solito viene riservata, con panegirici anche eccessivi, solo ai morti. Darsi da fare per un progetto, macinare km. su km., contribuire in modo abbastanza importante, anche con idee, dedicare il proprio tempo in modo gratuito e poi sentirsi anche traditi nei principi, e per quattro soldi, non è il massimo della gioia. La mancanza di riconoscenza è una peculiarità che hanno più persone, e spesso chi la dimostra reagisce pure, dando ad intendere di sentirsi offeso. Chi sembra ti capisca e ti promette soluzioni, poi non mantiene e si appiattisce. Nemmeno lo stile “Ceo” è esente da queste anomalie. Tra i proverbi, “mal comune mezzo gaudio” per me è uno dei meno azzeccati.

A fine pranzo, la felicità dei bambini lascia spazio ad un filo di amarezza, che cerco di confondere con un amaro Braulio, fatto con erbe, fiori, radici e bacche alpine, provenienti dal parco dello Stelvio, buono, sufficientemente amaro, non l’avevo mai assaggiato prima. Gli altri prendono il caffè e un altro anche la correzione con un grappino. Il conto recita 140 euro in tutto.

Non riesco a confermare la regola del quattro che ricorre più volte nella descrizione in questa recensione.
I tre cappelli sono leggermente abbondanti, ma restano tre.
Per chi si trova a Mantova e vuol mangiare semplice (ci sono anche altri piatti della tradizione locale), in modo tutto sommato piacevole, a pochi soldi, il posto vale una sosta. La dicitura corretta è "Osteria delle Quattro Tette".

16 commenti

Reginalulu
30/05/2015
Bentornato alle recensioni :)
lukeforever
30/05/2015
Bentornato anche da parte mia:-)
testapelata
30/05/2015
TOH !!!!! MANCAVA PROPRIO DA TEMPO QUESTO TIPO DI RECENSIONE :yes:
tata
30/05/2015
Complimenti e ben tornato :clap: :)
maurig
30/05/2015
è un piacere rileggere tue recensioni
Lisus
30/05/2015
Mi fa piacere rileggerti! ben tornato
gi
30/05/2015
ciao carol, bentornato alle recensioni! :) :cheers: corretta la denominazione, grazie della segnalazione :)
d.d.
30/05/2015
Bentornato Carol è un piacere rileggerti :yes: :yes: :yes: :yes:
joy
30/05/2015
Complimenti Carol , sempre un piacere leggerti
mauribe
31/05/2015
Bentornato, e bravo per una recensione ben scritta. Speriamo di risentirci ;)
norby
31/05/2015
Beh, non per fare il bastian contrario, bella rece ma la avrei preferita più concentrata sulla degustazione che su altri argomenti,troppi, che nulla hanno a che vedere con la qualità del cibo e del servizio. Non me ne vogliate se sono un po' diretto!!! :sun: :cheers:
lo zio
31/05/2015
Una bella sorpresa :yes: :) :wine:
Rolando
01/06/2015
bentornato :cheers:
nickmanofredda
02/06/2015
Un bel leggere!poi da applausi le considerazioni sui Decerebrati ultrà? Dell Hellas. Clap Clap. Applausi!!sul posto..beh a Mantova, c'è di molto meglio.ma ,appunto,la recensione mi pare ,lo evidenzi.al piacere di rigellerti
nickmanofredda
02/06/2015
Pure su Sorrentino,concordo.a me poi è parso una bella cornice con..nulla dentro.mai che parli ,che ne so,di un operaio Fiat o di un artigiano...
carolingio
03/06/2015
Grazie a tutti :)
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