Ce l'aveva consigliato il nostro padrone di casa a Calvi. Noi eravamo arrivati il giorno prima e non conoscendo ancora l'ambiente avevamo chiesto informazioni a lui sui locali che meritavano una visita. "Andate a Calenzana - ci aveva detto il nosrro amico francese - fanno una cucina casereccia e locale, ma buona". Decidiamo allora per Calenzana, un paesino nell'immediato entroterra di Calvi, ad una decina di chilometri dalla cittadina. Siamo in una zona collinare adibita alla produzione vinicola AOP, il DOC francese. Calenzana sono due case in tutto ed il locale si trova subito oltrepassata la chiesa. Un'osteria modesta, interni rustici ed un dehors esterno con qualche tavolo che dà sul marciapiede e sui gradini di un'ampia scalinata che porta al piazzale della chiesa. Ci serve una cameriera di colore, qui tantissimi extracomunitari sono integrati da anni, che rapidamente viene a prendere le ordinazioni. Due zuppe alla Corsa tanto per cominciare, un minestrone locale composto da legumi, cavolo, carote, patate e da abbinare a crostini : discreto ma pur sempre un minestrone. Di secondo un filetto al Roquefort per Angela, buona la salsa al formaggio, meno la carne, un po' duretta. Io sto sul sicuro e ordino il cinghiale in salmi, un piatto tipico della tradizione corsa : questo veramente buono, di gusto per niente forte e cucinato a dovere nel vino rosso e nelle spezie. Di contorno patate arrosto per due. Di vino abbiamo scelto un rosè locale, Alzipratu AOC 2014 domaine Acquaviva, ottenuto da uve Sciacarellu, buonino. "Tutto bene?" -ci chiede la cameriera di colore al termine. "Sì, grazie - rispondo io senza stare a far polemiche sul filetto che poteva essere meglio, visto il prezzo non indifferente di 23 euro. "Strano - continua lei - voi italiani quando venite a mangiare da noi prendete sempre le stesse cose, zuppa, cinghiale - ma qui abbimo anche maialino al forno con gli spaghetti, pesce...". "Guardi - gli dico - volevamo assaggiare piatti di terra caratteristici, e poi gli spaghetti, non se ne offenda, preferisco mangiarli a casa mia che sono meglio". "Non è vero - riprende lei - sono buonissimi anche da noi". Stavo per chiedergli se era mai stata in Italia per capire la differenza tra gli spaghetti nostrani e quelli loro, che in poassato ho avuto la malaugurata idea di assaggiare, vera colla da attaccarci i manifesti, quando mia moglia con un cenno mi dice di lasciar perdere. Così finiamo la serata con un caffè, orribile come al solito, e due mirtini, questi invece buoni, molto simili a quelli apprezzati in Sardegna. Giudizio finale : posto molto alla buona, cucina semplice ma con prezzi uniformati ai locali, ben più curati, della costa, e poi cameriera un po' invadente. Insomma, è stata l'unica vera toppata delle vacanze. E vabbè, ci poteva stare.