Una cena di lavoro è l’occasione per provare il menù proposto da questo ristorante nell’ambito della rassegna dei Piatti della Bilancia.
Come concordato, per le 20.45 arriviamo al locale, un bel rustico ristrutturato, ampio e curato.
I tavoli sono distanziati, l’apparecchiatura curata, l’atmosfera tranquilla. In tavola viene portato un cestino con pane e due tipi di grissini artigianali, di cui uno con sesamo, e le bottiglie d’acqua, una naturale ed una frizzante; il vino viene servito al calice: ad ogni portata un vino diverso, abbinato al cibo.
Partiamo con l’assaggio di antipasti, serviti in un unico piattino: involtini su speck con polenta concia, sfogliatine di finferli e bombetta di cipolla fritta. La cipolla era ripiena di carne macinata, tipo polpettina, poi perfettamente impanata, fritta e servita bollente, l’antipasto che ho gradito di più, mentre ho trovato eccessivamente sapido l’involtino di speck. Vino in abbinamento un pignoletto.
Seguono passatelli saltati con culaccia e zucca su una crema di cavolo nero: detta così potrebbe lasciare perplessi ma il cavolo nero risultava veramente delicatissimo e smorzava il gusto deciso della culaccia; è il piatto che ho preferito tra tutti quelli presentati, anche se i passatelli, a voler essere pignoli, potevano avere un po’ più di Parmigiano nell’impasto. In abbinamento un vino rosato, se non ricordo male un lambrusco.
Il secondo invece, mini costoline di “nero di Parma” in crosta di sesamo, è servito tiepido e la carne non risulta tenera; buono lo sformato di patate viola e cavolfiore. Da bere un bicchiere di Gutturnio.
Siamo ormai sazi ma quando arriva il dolce un posto si trova e tutti spazzoliamo i piatti: l’aspic di arance pulisce in bocca, pur non essendo aspro, lo zabaione sul quale è adagiato è molto delicato, quasi una crema inglese e la panna montata a guarnizione sa effettivamente di anice, come era indicato nel menù. Il vino servito è un moscato. Finiamo con 3 caffè e un orzo.
Nel complesso siamo stati bene, i tempi di servizio sono stati perfetti ed io personalmente ho gradito la presenza di molta verdura in menù, cucinata in abbinamento o in modo non usuale.
Lo reputo un ristorante solido, senza voli pindarici, ma con spunti interessanti; il voto più appropriato sarebbero 3 cappelli e mezzo, ma ne assegno volentieri quattro da incoraggiamento per i figli, che in seguito alla recente e prematura morte del papà hanno deciso di affiancare la madre nella gestione del ristorante.