Recensione su Antica Trattoria Cervetta Modena
visitato da g.falconline il 04.01.2008

Recensione su
Antica Trattoria Cervetta
Modena

Visitato il 04.01.2008
Consigliatissimo!!
Scritta da g.falconline
Servizio: Ristorante

Spesa a testa: 28.00
Coperti: 1
12 commenti
Quando mi immergo nelle stradine del centro storico, per andare a pranzo o a cena, mi sembra sempre di respirare aria di festa. Se poi si è a due passi dal magnifico spettacolo di Piazza Grande non si può fare a meno di considerare l'occasione come uno di quei momenti da ricordare. Come sempre carico di emozioni positive, e con la splendida compagnia di mia moglie e un nostra amica, abbiamo deciso che questo era il posto giusto per mangiare, stare in compagnia e sentirsi nel “ventre” di Modena. Il locale è in Via Cervetta, la prima traversa che, partendo dal cuore della città, unisce Via Francesco Selmi a Corso Canalchiaro. Antiche scritture sulla storia degli ebrei a Modena riportano la presenza, nell'attuale sede della Trattoria Cervetta e del vicino albergo, di una “ ...cantina di acqua vita…” (grappa) e all'angolo tra via Cervetta e Francesco Selmi, sempre secondo le stesse testimonianze, pare vi fosse una piccola sinagoga. Infatti, da documenti della metà del 1700, relativi a lasciti e conversioni, si impara che l'isolato era di proprietà della famiglia ebrea dei Sanguineti, quindi un luogo presumibilmente già allora deputato al commercio e alla ristorazione. L'Antica Trattoria è alquanto nascosta, e molto opportunamente un cartello all'angolo con via Selmi ne segnala la presenza. L'interno non è molto spazioso, tipico di un centro storico, ma accogliente e ben arredato, adatto ad ogni circostanza. I bagni sono moderni, confortevoli e ben tenuti. Trattandosi di un pranzo, abbiamo deciso di saltare gli antipasti, anche perché volevamo arrivare sino al dolce senza affanno. Come primo ho ordinato tortelloni con gorgonzola e aceto balsamico. Mentre le mie commensali tortelloni di zucca burro e salvia. I tempi di attesa sono stati piuttosto brevi, anche in considerazione del fatto che vi erano altri tre tavoli per un numero complessivo di altre dieci persone circa. Il mio piatto è risultato subito molto invitante, ben presentato, con righe a scacchiera di aceto balsamico ad ornare tortelloni ben ordinati e ricoperti di gorgonzola fuso… Confesso che ho esitato un po' prima di “disfarlo”, ma non me ne sono pentito :) :) . Naturalmente ho assaggiato anche i tortelloni di zucca, realizzati secondo la ricetta che propone anche mia suocera (tipica massaia modenese d'un tempo), con ripieno a base di zucca, parmigiano e noce moscata, senza amaretto. Entrambe le portate di buona qualità, anche se li avrei lasciati cuocere ancora un pò. Abbiamo continuato con due secondi identici: bocconcini di filetto con pancetta e verdurine sott'olio e due porzioni di patate al forno, avendo deciso le mie due accompagnarici che avrebbero fatto a metà. Naturalmente non ho molto apprezzato la loro scelta, dal momento che trattandosi della stessa pietanza non avevo scuse per un assaggio… solo per completezza d'informazione s'intende :) :) . Carne molto tenera, in un gustoso intingolo a base di salvia e rosmarino, mentre non ho apprezzato molto la presenza delle verdurine sott'olio. Alcune molto impregnate di aceto e in ogni caso, a mio giudizio, un accostamento poco felice. Le patate al forno, profumate al rosmarino e rigorosamente a pasta gialla, si sono rivelate impeccabili di cottura e saporitissime, tanto che avrei quasi rinunciato al dolce per ordinarne altre due porzioni. Altra nota positiva il pane, davvero fresco e molto buono. Non avendo intenzione di bere molto, ben sapendo che le signore non sarebbero state molto “solidali”, ho sorvolato sulla carta dei vini, apparsa comunque interessante e ben fornita, ordinando del lambrusco in caraffa che, compatibilmente con il tipo di scelta, è risultato niente affatto male, sicuramente il miglior lambrusco in caraffa che abbia mai bevuto. Abbiamo terminato con due porzioni di frappe e una zuppa inglese, dolci molto ben preparati. Il gestore della sala, mi ha poi gentilmente offerto un assaggio di torta di ricotta, visto che avevo manifestato una certa indecisione nella scelta tra zuppa inglese e torta di ricotta. A parte qualche piccola insoddisfazione l'esperienza è stata sicuramente positiva, con un conto finale di 86 euro in tre. Solo un modesto consiglio al gestore del locale, peraltro cortese ed efficiente: di essere più comunicativo, perché credo che sia interesse del ristoratore, come succede sempre più spesso, chiedere se il cliente è contento, se va tutto bene, se le pietanze incontrano il suo gradimento. In questo modo si costruisce anche un clima di maggiore fiducia e reciproca considerazione. Con qualche piccola miglioria in futuro i cinque cappelli non possono che essere pienamente meritati. 06-01-2008 - [g.falconline]

12 commenti

sangerronelmondo
07/01/2008
è sempre un grandissimo piacere leggere le tue esperienze culinarie caro falco :)
coste66
07/01/2008
ti ringrazio per la tua recensione positiva, ma soprattutto ti ringrazio per la qualità della recensione stessa che a mio parere è esattamente come dovrebbe essere nei dettagli e nel tono. Mi dispiace tanto di non essere stato comunicativo, di solito lo sono, anche troppo, forse ero ancora in fase di recupero a causa del molto lavoro tra Natale e Capodanno. Sarà un piacere in futuro avere ancora tue recensioni sperando di meritare 5 cappelli. un cordiale saluto Stefano
corpicino
07/01/2008
Mi associo a sangerro...caro falcon e' sempre un vero piacere leggere le tue recensioni precise, pacate con critiche(quando ci sono)sempre costruttive e qualcosa sempre di poetico di grande cultura...che spettacolo!!! inoltre mi e' piacuto molto come ti proponi caro Coste66...presto verro'a soddisfare il palato...anche perche' ho gia' acqualina dalla recensione...eh..eh..
Meittlos
07/01/2008
Complimenti Falcon, le tue recensioni rasentano sempre più spesso la perfezione per precisione e accuratezza ma in particolare per il tono giustamente bilanciato del giudizio mai dimentico della propria caratteristica imprescindibile, ovvero la soggettività. E proprio per questo, e anzi a maggior ragione per questo, sinceramente donato a mo' di ordinata descrizione di un'esperienza per il curioso utente nonché sincero e suggestivo consiglio per il probo ristoratore.
Meittlos
07/01/2008
questa della sinagoga invece mi giunge un po' nuova anche perché il ghetto, che prese forma sotto gli estensi nel 17° secolo era compreso tra via Taglio e via Emilia e ai lati tra vicolo Squallore e ...(l'altra non me la ricordo), ma piuttosto lontano da via Cervetta. Mi sembra curiosa la presenza di una sinagoga, seppur piccola, a distanza dal ghetto, cuore della vita ebraica citttadina dove poi è stato edificato il Tempio israelitico che tuttora permane in zona piazza Mazzini. Mi documenterò.
g.falconline
08/01/2008
Volevo ringraziare gli amici sangerro e Corpicino, e quanti hanno tratto interesse dal mio resoconto, apprezzandolo. Naturalmente una peculiare lettura rivolgo al commento di coste66, per il suo particolare coinvolgimento e per il modo serio ed attento con cui ha sottolineato il mio contributo, che confermo sinceramente positivo e costruttivo.
g.falconline
08/01/2008
Carissimo Meittlos, avevo già preparato da tempo il mio intervento e leggo ora la tua graditissima considerazione, peraltro espressa in modo molto bello ed efficace. NB Qundo avremo il piacere di conoscerci personalmente sarò lieto, per l'interesse che dimostri, di ragionare sull'origine di certe mie conoscenze e passioni. In effetti parlo di isolato e non di ghetto di proposito, e non a caso scrivo "pare", che è la formula che correttamente usano gli storici quando attingono da una sola fonte. Puoi trovare comunque documentazione di quanto ho riferito, che prende le mosse da una mappa del 1622, (per passione della ricerca e della conoscenza e per quanto avrò modo di riferirti di persona -argomento che non riporto per brevità), ai seguenti indirizzi: http://www.nostreradici.it/Modena-ReggioEmilia.htm http://books.google.com/books?id=zMaaVbsqg60C&pg=PA126&lpg=PA126&dq=sanguineti+modena+ebrei&source=web&ots=LuYoZRmHa2&sig=0dbpoG-anAMJGd-78eyr7rAVLX8#PPA125,M1 Spero di esserti stato ultile. Grazie ancora di cuore per le tue belle parole Meittlos. PS Vivo a Modena da molti anni, e rimango profondamente legato all'identità della mia terra, ma devo confessarti che il mio amore per certi luoghi non conosce distinzioni e spero di riuscire a trasmetterlo.
g.falconline
08/01/2008
Scusami Meittlos, ieri sera era molto tardi quando ho scritto e forse non sono stato molto carino a fornirti solo degli indirizzi, perché magari prediligi altre fonti o non hai tanto tempo a disposizione, e anche perché altri leggono e vorrei anche per loro riportare (sinteticamente raccolte per dare un senso compiuto finalizzato al nostro argomento), le testimonianze che ho citato, ricavate da scritture private, atti notarili e cause di giustizia su eredità e commerci. (Fonte UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche in Italia) “….Aiutandoci con la mappa, partendo da Canalchiaro, troveremo a sinistra una strada denominata Via Cervetta: sul lato dell'arco del portico c'è un cotto rettangolare che reca la data in lettere romane di MDCXXII. Questa via si chiamava Via de' Sanguineti dal nome della potente famiglia di banchieri ebrei che possedeva tutto l'isolato. (Occorre chiarire che per banchiere allora si intendeva tenere un banco, un tavolo in piazza, per fare il cambiavalute o il prestito su pegno o su contratto). Percorrendo questa via, a destra troviamo le targhe G 634 e G 635 (ora n° 23): dove attualmente si trova l'Albergo ed il Ristorante era una grande Cantina di Acqua vita, ovvero la grappa, che vi si produceva ed era destinata all'esportazione per l'oriente. Proseguendo, alla confluenza con Via Selmi, è segnalata una Sinagoga proprio nel corpo del caseggiato che è più elevato: probabilmente non si trattava di un semplice oratorio, come era abbastanza diffuso nelle famiglie più abbienti, ma di una vera sinagoga, accessibile ai correligionari. Si ha notizia anche di una Sinagoga situata nella Cinquantina di San Salvatore, dove teneva il banco, nel 1463 viene citata dal notaio, in presenza del quale fu stilato il testamento dello zio e socio di Angelo. L'atto notarile autenticava in tal modo l'esistenza di una sinagoga, indicata come "Cappella in S. Salvatore" Lo Spinelli riferisce che nel 1458 alcuni ebrei modenesi furono condannati a pene gravissime, con processo del Santo Uffizio, per aver "osato" istituire una Sinagoga senza il consenso ecclesiastico. A quel tempo la Chiesa imponeva che in ogni località non potesse esservi più di una sinagoga e che non dovesse essere individuabile dall'esterno, tanto che spesso veniva eretta all'ultimo piano dello stabile o con l'ingresso da un cortile interno. Nonostante i severi divieti ecclesiastici, un altro oratorio non meglio precisato risulta fosse presso la Chiesa dei Servi, "in vicinanza delle Case Forni". Potrebbe essere quello dei Sanguinetti che si erano trasferiti in quella Contrada, spostando anche la sinagoga di Via Cervetta. Altra sinagoga viene segnalata in Contrada S. Giorgio e precisamente in Via del Taglio: mancano indicazioni che consentano di individuarne almeno la posizione. Teoricamente potrebbe essere stata della famiglia Sacerdoti. La difficoltà di individuare con esattezza l'ubicazione e l'epoca degli antichi oratori o sinagoghe è anche dovuta al fatto che, al momento della segregazione nel ghetto, gli ebrei furono obbligati ad inserirvi anche i luoghi di culto per cui, essendo per lo più a carattere privato, se ne son perse le tracce. Pur restando tassativo l'obbligo di una sola sinagoga anche all'interno del serraglio (come veniva chiamato il ghetto quasi che i rinchiusi fossero bestie feroci), tuttavia i sefarditi, o iberici, onde poter conservare e tramandare i loro rituali e le loro tradizioni, organizzarono una sala oratorio all'ultimo piano del caseggiato di Via Coltellini, ora al n°25, di proprietà della famiglia Rovighi. La struttura è rimasta la stessa di tipo tardo-medievale: l'accesso è da un cortiletto, ora protetto da un cancello collocatovi nel dopoguerra, in luogo di un antico rustico portone; sul fondo del cortiletto, sulla destra e seminascosta, una ripida scala buia conduce ai piani. La sinagoga sefardita funzionò sicuramente fino agli ultimi anni del 1800. Da notare che quel tratto di Via Coltellini conserva ancora gli sparti medievali; sul lato sinistro della cancellata, seminascosto da uno sparto, è tuttora al suo posto la targa K/948 in terracotta, della numerazione del 1786. Si comprende che più di una sinagoga non dovesse essere individuabile dall'esterno, tanto che spesso veniva eretta all'ultimo piano dello stabile o con l'ingresso da un cortile interno. Anche gli askenaziti ebbero un proprio oratorio situato, pare, nella cosiddetta piazzetta, cioè il vicolo che congiungeva, all'interno del ghetto, le due vie Coltellini e Blasia, e precisamente nel caseggiato che fronteggiava l'attuale sinagoga e che fu abbattuto nel 1903. A questo punto ci sarebbe da chiedersi se sia mai esistita, dove fosse e chi la frequentasse, una sinagoga di rito italiano prima di quella grande attuale. Nel 1869 si iniziarono i lavori per abbattere alcune vecchie case e far posto alla nuova Sinagoga che doveva essere, quasi per rivalsa, orgogliosamente imponente e, in un certo senso, eguagliare la sontuosità delle Chiese cittadine. Nonostante le difficoltà economiche, la Sinagoga era già pronta per l'inaugurazione nel dicembre 1873. Per la costruzione dell'edificio sinagogale la spesa fu di 130.000 lire, escluso il costo delle case di proprietà ebraica che vennero abbattute. Non bastò l'elargizione di Moisè Isacco Sacerdoti, ex banchiere del duca, non coniugato, che lasciò tutto il suo patrimonio per la costruzione del tempio: vi concorsero decine di famiglie che sottoscrissero un prestito con cedole ad interesse per una somma complessiva di 40.000 Lire…” Spero di aver rimediato, e di aver dato modo a tanti amici di ritrovare in queste testimonianze qualcosa che riguarda l’identità della città, quelle radici di cui vorrebbero forse parlarci le strade che attraversiamo, i muri dove ci appoggiamo per conversare, e che vorrei tanto guardare con occhi più rispettosi e consapevoli. Anche per questo amo nelle recensioni parlare dei luoghi e della loro storia, perché tutto concorre a dare più “sapore” alle cose che facciamo e che viviamo, anche le più apparentemente insignificanti. Rimane di certo il piacere, quando sarà, di vedersi e dialogare ancora su queste ed altre cose, magari anche molto meno "pese" (non vorrei dare l'idea che dobbiamo favorire la crescita di riccioli e barbe lunghe :)) davanti a un piatto di tortellini in brodo e del buon lambrusco ;)
Meittlos
12/01/2008
Sono senza parole e per la tua cortesia e per la tua competenza ed erudizione. Ho letto con moltissimo interesse il brano da te riportato, anche se solo ora e con ritardo (anzi scusa se non ho risposto prima) e ti ringrazio. E preciso che certo non me la sarei presa per la sola indicazione degli indirizzi, anzi l'avrei considerata una modalità di comunicazione ovvia e comunque gentilissima da parte tua, ma distinguendoti e andando oltre hai fatto notevolmente di più. Sposo in pieno la tua linea di pensiero fortemente legata alla connessione tra luoghi e sapori e credo sia anche fonte di curiosità e interesse per i visitatori di questo sito per cui trovo i tuoi interventi sempre correttamente mirati. Grazie e davvero complimenti. Ciao
g.falconline
12/01/2008
Carissimo Meittlos, ti sono infinitamente grato per la tua squisita cortesia, e per aver condiviso e apprezzato il mio sforzo di renderti partecipe di questa particolare sensibilità che avverto rispetto ai luoghi e alla memoria, e che leggo essere anche profondamente tua. Sono felice di aver trovato su questo un sentire comune e devo anche confessare che lo speravo davvero. L'argomento è particolare, e ho sentito il bisogno di metterti a disposizione ogni elemento utile e non solo le strade da percorrere per poter raggiungere le fonti. Per di più sono stato io a proporlo e a suscitare il tuo interesse, e ho ritenuto giusto ed educato non "delegare" l'approfondimento. I documenti e le testimonianze in questione sono molto più "copiosi" e articolati, e mi sentivo male al pensiero che ti ci avevo "spedito senza scrupoli" :( . Avendone io una buona conoscenza ho così raccolto gli elementi più significativi per metterli a tua disposizione... ma potevi anche giustamente non essere così interessato, e temevo di aver esagerato. Leggo quindi con sollievo e gratitudine la tua risposta ricca di contenuto e di stile. Grazie di cuore a presto. NB Mi è capitato spesso, nelle mie letture e/o studi, di scoprire come i luoghi della nostra memoria: piazze, case, mura, strade... testimoni apparentemente passivi della nostra vita, abbiano avuto straordinarie identità passate. Io credo che ciò dia un senso diverso alle nostre sensazioni e alle nostre vicende, anche solo al pensiero che altri, prima di noi, ne hanno avuto memoria e forse la nostra stessa nostalgia.
mizoguccini
27/05/2008
Partendo dalla polemica di oggi sulla Trattoria Cervetta ho ripescato questa splendida recensione, risalente a circa un mese prima che iniziassi a frequentare il sito. Solo una puntualizzazione, carissimo falcon: tu scrivi che "A quel tempo la Chiesa imponeva che in ogni località non potesse esservi più di una sinagoga e che non dovesse essere individuabile dall'esterno, tanto che spesso veniva eretta all'ultimo piano dello stabile o con l'ingresso da un cortile interno." Vero, ma occorre notare ancora una cosa: qualora sia ospitata in un edificio a ciò non espressamente ed esclusivamente adibito, una sinagoga DEVE essere costruita all'ultimo piano del medesimo, perché nulla (a parte il tetto) deve frapporsi tra "l'alto dei cieli" e la sinagoga stessa. Come si capisce facilmente un appartamento civile o un negozio sopra una sinagoga sarebbe considerato dissacrante. Per esempio nel ghetto di Venezia (in qualche misura il ghetto originario, la parola ghetto viene da "campo da getto", perché pare che prima ospitasse una fonderia, quindi getto per la gettata di metallo fuso), dove si trovano parecchie sinagoghe di rito diverso, queste sono tutte all'ultimo piano dei rispettivi edifici, sebbene non per motivi di mascheramento, giacché la Serenissima era discretamente benevolente nei confronti della comunità ebraica, e permetteva che ci fossero più sinagoghe in ghetto.
g.falconline
27/05/2008
Caro mizo, ti ringrazio per aver tratto spunto dai commenti alla recensione per questo utile ed interessante contributo di conoscenza sull'argomento . :)
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