Già la location è straordinaria, mi permetto di utilizzare il testo di Mario Iotti nella Sua “Storia del Formaggio di Grana Parmigiano Reggiano” che cita testualmente "Il casello a pianta ottagonale, raggiunge la sua massima espressione architettonica verso la fine dell'800, con il caseificio dell'azienda dei conti Spalletti, a S.Donnino di Languria, nelle vicinanze di Rubiera […]"
Il fatto che poi si chiami “Badessa” come la botte madre nella produzione dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia NON E’ un semplice dettaglio.
Prenotazione tramite internet confermata in tempi brevissimi e telefonata di ulteriore conferma poche ore prima della cena: ineccepibile.
Ampio parcheggio, illuminazione che fa risaltare la storica costruzione, ottima scenografia.
Veniamo fatti accomodare in tempi brevissimi, l’ambiente è fin troppo caldo, ma ben venga.
Ci vengono consegnati i menù e la carta dei vini ed in breve ci viene servita una entrée di spuma di ricotta e noci associata ad un flûte di ottimo Albore della Cantina Casali di Scandiano versato al momento.
Sul tavolo pane, gnocco e grissini di produzione propria … ed il gnocco era veramente ottimo.
Decidiamo di ordinare “ognuno per sé” partendo con:
Sformatino al Parmigiano Reggiano, radicchio in crosta di pancetta e pane con Aceto balsamico Tradizionale di Reggio Emilia
Tagliatella vegetariana verde doppia pasta “ajeda” sugo di noci, latte, erbe aromatiche, aglio senz’anima
Tagliatella verde doppia pasta al battuto di fresco guanciale, pancetta e lardo
Sui piatti “degli altri” posso solo dire impiattamento ricercato e piatti ripuliti alla perfezione (sinonimo di gradimento), mentre sulle mie tagliatelle mi dilungo dicendo che la doga era altissima, il gusto di aglio era predominante ma non eccessivo e, soprattutto, non è rimasto in bocca, porzione non eccessiva ma “giusta”, uno splendido piatto della tradizione reggiana leggermente “rivisitato” dall’aggiunta di noci.
E si passa ai secondi, che cito esattamente come riportati sul menu’
Stinco di maiale alla birra scura servito con marmellata di cipolle rosse, ne assaggio anch’io una “interessante” porzione, originale la cottura nella birra che dona un sapore leggermente dolciastro che si esalta maggiormente se mangiato assieme alla marmellata di cipolle;
Vegetariano Badessiano: hamburger di ceci, spinaci e maggiorana con ratatouille di verdure, pinoli e yogurt bianco
Sono una coscia di coniglio ripiena? Si in velo di culaccia su fondo bianco e verdurine, splendida idea la coscia ripiena, originalissima e delicata, grande piatto!
Abbiamo preso anche una porzione di Patate biologiche dell’appennino al forno, discrete e di qualità.
Di accompagnamento a tutto il pasto ci siamo orientati, da uve sangiovese sagrantino merlot e montepulciano su un MONTEFALCO ROSSO della Cantina Napolini di Montefalco, dal bel colore rosso rubino al limite del granata, dal gusto equilibrato che ben si è abbinato alle tagliatelle ed alle carni, se proprio gli vogliamo trovare un difetto è stato servito fin troppo caldo (colpa dell’ambiente).
E per dolce? io mi accontento di un “semplice”
Sorbetto Badessa, gelato, mele, saba e mentuccia fresca, essenziale ma gustoso nella sua freschezza ed originalità, ma le ragazze si lanciano su
Panna cotta effetto fiordilatte accompagnata da pistacchi di Bronte, fonduta al cioccolato fondente, mandorle dolci, servita in un vasetto in vetro stile “conserva della nonna”, è veramente buona e soprattutto non “soda”;
sono al limite ed evito l’assaggio di
Calda Torta di mele rivisitata: frolla al mais, mele spadellate al brandy affiancate da crema all’inglese, ma posso garantire che è stata spazzata via senza “aiutino”.
Mi permetto di aggiungere un caffè, oltre alle tre bottiglie d’acqua che non ho citato precedentemente.
Conto “importante” ma direi equilibrato ed equo rispetto al contesto generale.
Giudizio finale: location fantastica, organizzazione perfetta, servizio attento, personale presente ma non troppo assillante, battuta pronta ma non invadente, tutto molto professionale; piatti qualitativamente ottimi, se proprio vogliamo trovare un “difetto”, ambiente un po’ troppo caldo che si è riflesso sulla temperatura del vino.
13/03/2017
ci sono passato davanti non molto tempo fa e mi aveva intrigato, prima o poi lo proverò