#questa volta l’ultimo lo festeggiamo in Taverna#
απεριτίφ
Πίτα
Ντομάτα γεμιστη με ταμπουλε
ΦωλιÎς γεμιστÎς με τυριά
Μελιτζανα καπνιστή
Μουσακάς
Μοσχάρι κοκκινιστÏŒ με ρÏζι και σάλτσα μήλου γλυκÏŒ ΒασιλÏŒπιτα
εσπρÎσο
Capisco che il menù greco sia comprensibilissimo a “quasi” tutti, ma è proprio per quei pochissimi “quasi” che mi adopererò per una sintetica traduzione.
Arriviamo prestino, siamo i primi, d’altronde l’orario era 20.30-21.00, tavoli perfettamente apparecchiati con tovaglie rosse, doppio bicchiere, pane morbido in cassetta, tovagliolo blu con portatovaglioli che resteranno nostri, in più una lanterna volante di buon augurio.
Certi che dovremo attendere qualche minuto per partire tutti assieme ci facciamo portare una gassata ed una bottiglia di Makedonikos Rosso dell’Azienda Tsantali, un poco più che discreto vino a bassa gradazione.
In realtà, di lì a breve si parte con l’aperitivo di benvenuto, un gelatissimo drink molto fruttato dove spiccava il gusto dell’ananas, un paio di olive e due gustosissime tartine al salmone e limone.
A seguire, con tempistiche brevi, arrivano gli antipasti,
pomodori ripieni con insalata di tabulè: portata fresca e piacevole;
nidi di pasta filo con formaggi misti: fatto salvo che la pasta fillo mi mette sempre in difficoltà, è veramente ottima la crema di formaggi;
melanzane affumicate: classiche, si è abbondato in aglio e peperoncino, ma sono veramente stuzzicanti.
Non abbiamo ancora terminato gli antipasti che, in “trans-agonistico”, ci vengono servite le “considerevoli” porzioni di mussakas: uno dei piatti più conosciuti della cucina greca, in pratica un pasticcio di melanzane e carne macinata su cui viene posto uno spesso strato di besciamella arricchita con uova, a prima vista parrebbero lasagne, in realtà un piatto ben diverso, la decorazione di formaggio alla griglia dona quel qualcosa in più.
Arriva, oserei dire, finalmente, un piatto con pita, il classico pane greco che ricorda lontanamente una piadina spessa o, per dare l’dea, il naan indiano.
Breve, anzi brevissima pausa ed ecco arrivare lo spezzatino di vitello accompagnato da riso e salsa di mele: una originale portata che accosta il dolce delle mele al sapido della carne, peraltro tenerissima, l’accostamento con la cupola di riso completa il tutto alla perfezione.
Guardo l’orologio, sono le 21.15 , mancherebbe solo il dolce e mi azzardo a chiedere ad una delle ragazze in sala come faremo a fare giungere la mezzanotte, la risposta è sibillina, “piano piano”, ed inizio a preoccuparmi, e così la coppia al tavolo a fianco, e così altri tavoli.
Ci perdiamo un po’ in chiacchiere e verso le 22.30 arriva la vassilopita: classica torta di Capodanno tipica della Grecia e dei Balcani in generale; praticamente una torta soffice dove il succo d’arance dona una fragranza tutta particolare, la farcitura con crema d’arancia dona un po’ di morbidezza in più. In genere, nel dolce, viene nascosta una moneta, per augurare buona fortuna al ricevente.
Il caffè espresso chiude la cena, sono le 23.00 e, come altri commensali, toglieremo il disturbo ed andremo a terminare i festeggiamenti a casa, senza sapere se da lì a un’ora sarebbe successo qualcosa di “particolare”.
Ora mi trovo in seria difficoltà a commentare questa esperienza: nulla da eccepire sulle portate, siamo al limite del quinto cappello, ma non mi è mai capitato che in un cenone di capodanno non si sia cercato di portare tutti i commensali ad arrivare “quasi alla pari” alla mezzanotte per festeggiare tutti assieme il nuovo anno.
Addirittura trovarsi a poco meno di tre ore dai fatidici rintocchi ed avere già terminato di cenare mi è parso un “difetto organizzativo non indifferente”, probabilmente qualcosa non ha funzionato a dovere oppure è stata una scelta che, in tutta sincerità, non ho compreso appieno.
Riassumendo: fosse stata una cena normale, tutto perfetto, ma trattandosi del cenone di capodanno, mi permetto di dire che “poteva andare meglio” per le tempistiche adottate.
Nell’augurare a tutti quelli che mi leggono un #fantastico 2018#, mi accingo ad assegnare non più di due cappelli ………….. più per la “delusione” che altro.
καλή χρονιά