Essendo il responsabile della proposta di fare tappa qui per il Palio della Tagliatella mi sono sentito in dovere di andare a conoscere il locale. Non ero mai stato qui, anche se ne sento parlare da molti(ssimi) anni.
Domenica, ora di pranzo, con mia figlia Amanda (gli altri membri della famiglia continuano a preferire la cucina di casa), sfidiamo la buriana e ci presentiamo dalla Cesarina.
Il nome viene dalla vecchia rezdora fondatrice di questa storica trattoria.
Oggi la gestione è in mano alla figlia Luciana, che in cucina continua la tradizione di famiglia, con il marito Franco, ottimo padrone di casa che ci accoglie e ci fa accomodare al nostro tavolo, che avevamo provvidenzialmente prenotato.
Il locale non è molto grande: una piccola sala all'ingresso, di fronte al banco bar, e una seconda sala lunga e stretta, che confina con l'ingresso della cucina.
Sui muri disegni che raffigurano l'urbanistica della Mirandola dei Pico e foto della civiltà contadina della bassa modenese.
Il tavolo è apparecchiato con un bicchiere per l'acqua e un calice per il vino, tovagliolo di stoffa, due forchette, coltello e cucchiaio, che ci suggerisce fin da subito che tra le proposte troveremo anche i tortellini in brodo.
La gentile ed efficiente cameriera ci elenca il menù a voce. Non è difficile da ricordare in quanto è l'elenco fedele di tutti i primi piatti più tradizionali di questa zona: tagliatelle, maccheroni al pettine, tortelloni di ricotta e spinaci, tortelloni di zucca, lasagne al forno e tortellini in brodo (credo ci fosse anche un risotto ma non ho memorizzato con cosa fosse condito).
I tavoli mi sembrano corretamente distanziati, e non essendoci lunghe tavolate, la mobilità mi sembra ottimale. Forse la nostra prossima visita, con annessa lunga tavolata, porterà la gestione a ingabbiare qualcuno dando ragione alla teoria di Norby e di Delfo. Vedremo.
Partiamo con un assaggio di tortellini in brodo per entrambi, Poi Amanda sceglie i tortelloni di ricotta e spinaci conditi con burro e salvia mentre io mi butto sui maccheroni al pettine col ragù. Da bere un buon Sorbara dell'Azienda Agricola Garuti.
Devo dire che eravamo molto tentati anche dalle lasagne, che da quel che ho visto avevano un aspetto molto invitante, ma abbiamo rinunciato perchè le avevamo mangiate a casa pochi giorni prima.
Dimensioni e forme diverse di ogni pezzo testimoniano che la pasta è sicuramente fatta in casa.
Molto buoni sia i tortellini che il brodo. Ad Amanda sono piaciuti molto anche i tortelloni. io ho molto apprezzato i maccheroni al pettine che ormai si trovano sempre meno nelle nostre trattorie perchè la loro preparazione richiede tempi più lunghi rispetto ad altri tipi di pasta.
La proposta dei secondi è limitata ad alcuni tipi di arrosto: pollo ripieno, coniglio, faraona, maiale.
Anche a casa mia, quando c'era la nonna che cucinava, il pranzo della domenica era proprio questo: un primo piatto della tradizione e un arrosto. (solo in periodo di pcaria l'arrosto veniva sostituito, o affiancato, dal cotechino col purè)
Dividiamo una porzione di faraona con patate arrosto. tutto ottimo.
Del lungo elenco di dolci mi restano nella memoria solo la zuppa inglese e la torta di tagliatelle (ne sarà felice Vejo), che sono la nostra scelta. Sia io che Amanda abbiamo molto apprezzato.
Chiudiamo con un buon caffè Pelè, piccola ed ottima torrefazione di Medolla.
Concludo dicendo che qui ho ritrovato il vecchio pranzo della domenica che ormai anch'io avevo perso di vista "inquinandolo" spesso con piatti meno tradizionali. Un piacevole ritorno ai pranzi festivi in famiglia a casa della nonna, che era una grandissima cuoca.
Le emozioni mi porterebbero ad assegnare i 5 cappelli ma, si sa, la nonna è sempre la nonna e credo che 4 cappelli siano il giusto.
04/03/2018
Interessante mi intrigano molto questi posti semi sconosciuti che mantengono le tradizioni culinarie locali. Villafranca l’ho sentita nominare ma mai stato.