Della serie “a volte ritornano”, dopo un annetto torniamo in folta compagnia alla Lumira dove ci trovammo piuttosto bene e, per una volta, apriamo gli inviti anche a qualche donna (rapporto 13/5), poche ma buone anche se in genere hanno un difetto…mangiano poco.
Partiamo da una nota negativa, l’acustica: a locale pieno si sono confermati i timori: un disastro.
Per il resto invece, fatto salvo un po’ di attesa fra antipasti e primi, tutto perfetto.
Di bell’impatto i taglieri già pronti con frittata, bruschetta, spiedini di mozzarelline e olive per fermare gli affamati.
Da bere …di tutto un po’, ho visto birre, acqua, ma soprattutto ho gradito l’Otello di Ceci.
Il menù è, a grandi linee concordato, tris di primi, solo tortelli:
verdi, non classici reggiani, tanta ricotta, conditi con burro fiso e mandorle, si confermano ottimi;
patate, speck e porro, delicati “il giusto”, la croccantezza del porro ha fatto fare un salto di qualità al piatto;
con brasato di angus, conditi con brasato di angus, un piatto forte, a mio avviso un grande primo.
Per proseguire degnamente la cena un bell’assortimento di gnocco fritto e culaccia (entrambi da appalusi) e polenta fritta in accompagnamento a taglieri di formaggi, magari non proprio una dieta da atleti, ma ogni tanto qualche sgarro si può fare.
Qualche dolce e diversi caffè concludono la cena.
Complessivamente il locale si conferma una sicurezza, servizio sufficientemente rapido, essenziale, piatti che non hanno tradito le attese…peccato l’acustica.