Tavolo rotondo, siamo in 4, seduti belli larghi.
Silenzio, pace, luci soffuse, sedie comode, tovagliato di classe, colori tenui.
Stasera siamo ricchi, perché abbiamo deciso di trattarci da ricchi, come vorremmo fare una volta all’anno, ma gli impegni e la nostra poca organizzazione non ce lo permettono, visto che l’ultima volta qui e in posti come questo, risale a 3 anni fa!
Così, stasera, invece della solita e amata cotoletta in osteria, ci concediamo l’alta cucina dello Chef Marchini, uno dei vanti della nostra città (insieme alle cotolette in osteria).
Il locale è stato rimodernato da un paio di mesi. Appare un po’ più freddo, ma molto elegante e intimo allo stesso tempo perché le sale sono spezzate da tendaggi.
Lo Chef c’è, ma non si vede… è appena tornato da Toronto e si è precipitato alla sua scuola di cucina, nel locale in galleria a fianco al ristorante.
In sala ci sono ragazzi giovani, preparati, garbati e composti che si occupano di noi tenendoci i bicchieri pieni, compito che, vi assicuro, non è facile.
Come piace fare a noi, lasciamo che la cucina si esprima come meglio crede, e invece di consultare il menù, ordiniamo 5 piatti a discrezione del cuoco. Anche per il vino non ci prendiamo responsabilità e chiediamo al Sommelier di abbinare dei calici ai piatti che arriveranno.
Provo a descrivervi la serata… scusandomi della prolissità…
Amuse bouche
Panzerottino con crema di mortadella, frittellina di baccalà, hamburger di seppia con pane al nero.
Ormai una firma del locale. I tre bocconcini sono serviti su un piatto di ceramica bianca a forma di tegola, molto scenografico. Non essendo nuovo da queste parti, ormai non riesco più a provare lo stesso stupore per il sapore intensissimo della mortadella concentrata in un centimetro quadro di panzerotto e nemmeno a stupirmi per la leggerezza della frittellina di baccala. L’hamburger di seppia invece è sempre una sorpresa che non ti aspetti, sia per sapore che per consistenza sotto i denti.
Antipasto n.1
Ventresca di tonno, daikon, cavolo cinese con maionese aromatizzata.
Il piatto si presenta come un tocchetto di ventresca, la parte più grassa del tonno, appena scottato sulla piastra e servito con un paio di cubetti di daikon (una specie di rapa), il cavolo cinese (molto amaro) e una maionese meravigliosa.
A Marchini piace la maionese e mi trova d’accordo. E proprio la maionese risolve questo piatto che senza di essa risulterebbe molto grasso e dal sapore di mare fin troppo intenso. Non so se sia stata giusta la scelta di collocarlo come primo piatto del menù. Non mi è piaciuto del tutto, l’ho trovato comunque interessante e mi ha svegliato il palato.
Antipasto n.2
Fritto di pesce.
4 pezzetti di pesce fritto, appoggiati su una indivia alla liquirizia e, a lato, un’altra meravigliosa maionese, diversa dalla precedente (vi avevo detto che a Marchini piace la maionese!).
Tutto buono, niente di scioccante, ma molto equilibrato il sentore di liquirizia che si percepiva mangiando tutto insieme. Quest’ultima accortezza è molto importante: i piatti dell’Erba del Re sono fatti per essere mangiati unendo pezzetti di tutti i componenti nello stesso boccone. Così il tutto prende armonia e significato.
Primo
Raviolini (tortellini) ripieni di crostacei con uova di salmone, topinambur e rabarbaro.
I tortellini erano proprio buoni, chiaramente non centravano assolutamente nulla con la versione classica.
Il topinambur si presentava sotto forma di piccolissime chips con il tipico sapore che assomiglia molto al carciofo. Il rabarbaro era una specie di vellutata appena percettibile e le uova di salmone davano colore e sapore sopra il piatto. Buoni senza se e senza ma. Gran piatto anche scenograficamente parlando.
Secondo
Petto d’anatra affumicato, mela e lamponi.
il piatto di ceramica era vuoto (davvero). Sul piatto c’era una pellicola tipo “domopak” (davvero). Sulla pellicola c’era una specie di tagliata di petto d’analtra, con cubetti di mela e di lampone e delle cime di broccoletto.
Nel servirlo il cameriere ha bucato la pellicola con la punta di un coltello. Il piatto non era vuoto ma conteneva un delicato fumo di affumicatura. Così ad ogni boccone, nell’infilzare il pezzetto d’anatra, c’è la possibilità di “sbagliarsi” e bucare la pellicola, facendo uscire un leggerissimo fiato di affumicato. L’anatra era cotta perfettamente con un grasso croccante e meraviglioso. Il miglior piatto della serata, per la testa, per gli occhi e per il palato. Vale la cena.
Intermezzo
Boccone di cioccolato bianco al parmigiano.
Sembra impossibile, ma a questo punto della cena, un cioccolatino dolce-salato al parmigiano reggiano è un’idea grandiosa che ci ha fatto dimenticare l’anatra e ci ha preparati al dessert.
Dolce
Viaggio in Puglia.
Qui non sono preparato. Ho mangiato, ho apprezzato, ma non ho capito. Mi avevano parlato di un gelato ai capperi, delle meringhe ai lampascioni e una cialda alla rapa rossa. Il tutto componeva un dolce, poco dolce, ma tanto goloso da leccare il piatto.
Caffè + piccola pasticceria
Cioccolatini e biscottini con un buon caffè decaffeinato.
Vini e Bevande
Gli antipasti sono stati abbinati ad un Metodo Classico di Cantina della Volta “il Mattaglio”, l’unico di cui ricordo la cantina.
Con il primo piatto ci è stato portato uno .Souvignon (anche se alcuni di noi ricordano uno Chardonnay...)
Con il secondo piatto un Taurasi, vino rosso del Sud con una certa struttura.
Con il dolce un Sauternes di grande eleganza.
A fine pasto ci siamo dati il colpo di grazia con una grappa barricata da 45°.
Acqua gassata e naturale come se piovesse.
Avrete capito che siamo a livelli altissimi. La qualità si percepisce in tutti i dettagli.
Sarò banale, ma la stella Michelin si vede e si sente.
A fine serata Luca Marchini si è fermato a fare due chiacchiere e a prendere qualche complimento. Parlando con lui si è pervasi dalla sua passione. Tutto nella sua vita ruota intorno al cibo e il suo entusiasmo crea un’invidia positiva e profonda per chi ha saputo trasformare la propria passione in un successo.
Come ho già detto molte volte, per me queste cene sono uno spettacolo nel quale ogni commensale è il protagonista. Come in tutti gli spettacoli ci sono momenti che piacciono di più, altri che piacciono di meno, ma alzandosi da tavola i sorrisi sulle nostre facce parlavano da soli.
E adesso devo dare il voto, perché le regole di questo sito lo impongono: 4 cappelli, non 5 perché i due antipasti non mi hanno dato le emozioni ricevute dal resto del menù. Il voto per Marchini e per quello che ha costruito è 10 e lode.
Essere ricchi per una serata ci è costato 115 euro a testa. Constatiamo che ci è stato fatto uno sconto poiché il menù che più si avvicinava al nostro con l’abbinamento dei vini costava 125 Euro (80 + 45).
E adesso siamo pronti per organizzare la serata in Osteria a mangiare la cotoletta!
27/11/2018
Accidenti ilDeldo, ci ho impiegato almeno 5 minuti per capire l'assemblaggio e il funzionamento del piatto con l'anatra e l'affumicatura, ma io sono un diesel... ;) Mi sembra davvero (davvero) un'ottima trovata. Molto, molto interessante, e ti ringrazio per la dovizia dei particolari nelle descrizioni e per la fotocronaca (senza le foto, alcuni dettagli non li avrei nemmeno mai immaginati...) :yes: