Da quando più di un anno fa l’Infame a cambiato gestione, non ero più tornato, non per diffidenza, ma per mancanza di occasioni.
Il locale (purtroppo) è sempre lo stesso, con i soliti spazi ridotti, tavoli piccoli e, gioco forza, piuttosto ravvicinati, divisi in 3 salette.
Non ci sono più le due splendide e comode poltrone da barbiere nel tavolo all’entrata della seconda sala! Al loro posto ci sono ora due sedie normali, forse più gestibili, ma sicuramente meno originali.
A noi è toccato un tavolino da 2, in una zona piuttosto di passaggio, ma a parte qualche urto, non abbiamo subito troppi disagi. È andata sicuramente peggio agli occupanti del tavolo vicino alla cassa, che lasciava così poco spazio che era impossibile non urtarlo ad ogni passaggio, creando disagio non solo ai commensali, ma anche a chi sta pagando, a chi entra ed esce e soprattutto ai camerieri!
Non ci sono più le frasi “infami” appese alle pareti e sono spariti quei dettagli che rendevano questo posto unico.
Il menù ha perso quella sua geniale essenzialità, ma in compenso ha guadagnato piatti e proposte, elevando l’Infame a ristorante a tutti gli effetti, con una lista suddivisa fra antipasti, primi piatti, secondi, dolci, gnocco e tigelle con vari extra ed una sezione dedicata esclusivamente ai tortelloni (buona idea!).
È il momento di ordinare, mia moglie inizia con tortelloni di patate con ragù di pancetta e dopo optiamo entrambi per un servizio standard di gnocco e tigelle.
Manca la carta dei vini e delle bevande in generale, quindi la scelta del vino risulta un po’ difficoltosa, non avendo idea di cosa ci sia a disposizione. Usciamo dall’imbarazzo chiedendo un Lambrusco di Sorbara, che è disponibile in sole 2 etichette: Infame (prodotto da cantina di Formigine) e Giacobazzi Bollino oro, che scegliamo con l’aggiunta di 2 bottiglie d’acqua (Gas e Nat).
In poco tempo arriva il piatto di tortelloni di mia moglie, abbondante e ben condito e io nel frattempo aspetto gustandomi il Sorbara Giacobazzi che non è affatto male.
Quando mia moglie termina i tortelloni, con i giusti tempi, iniziano a portare i salumi (salame, coppa, mortadella, prosciutto crudo), i formaggi (stracchino e pecorino), le tigelle, i fagioli piccanti in umido, il lardo e il parmigiano. Il gnocco arriverà solo dopo nostra sollecitazione, con un po’ di ritardo e tante scuse.
Tutto buono, lode per il gnocco ottimo anche da solo, buone anche le tigelle, sostanziose e migliori di quelle della precedente gestione.
Le porzioni sono abbondanti, eventuali rabbocchi sarebbero stati possibili, con piccoli sovrapprezzi, ma noi non ne abbiamo bisogno, e anzi, non riusciamo nemmeno a finire tutto.
La cena termina con un amaro e un caffè.
L’infame è sempre un locale gradevole, ma ha perso buona parte della sua originalità e ha stravolto quell’idea iniziale di osteria essenziale, ma di qualità.
Ha allargato il menù aggiungendo molti piatti, ha ritoccato i prezzi e forse ha aggiunto qualche coperto alle già affollate salette.
Il servizio è cortese, anche se ha mostrato qualche difficoltà, soprattutto in altri tavoli vicini che hanno lamentato ritardi importanti dovuti a dimenticanze.
Alla cassa spendiamo 67 Euro. Corretti per quanto abbiamo ordinato, con un po’ di stupore per il vino che è stato prezzato 15 euro, forse troppi per un Lambrusco di fascia media.
I capelli sono 3, con soddisfazione per la cena, ma nostalgia per quella filosofia minimalista e un po’ matta, ma tanto gradita che è andata perdendosi con il cambio di mano.
06/01/2020
Bravo ! Concordo in tutto anche a me piaceva molto di più l'originalità della location precedente sedie da barbiere comprese !