Imperdibile!!! Scritta da
grog Servizio:
Ristorante Spesa a testa:
30.00 Coperti:
1 16 commenti Non potendo fare una recensione storico-architettonico alla mizoguccini, mi limiterò a darvi prima informazioni sullo strano nome di questa trattoria e poi informazioni su come ho mangiato (se avessi mangiato male non avrei perso tempo a cercare tutte le cosette che troverete, avrei tagliato corto). Utilizzerò il sistema a capitoli, così, se vorrete, potrete saltare di pala in frasca senza abbarbicarvi il cervello con nozioni di cui forse non ve ne fotte niente.
CHI ERA TIGRINTO BISTONIO
Sembra una parolaccia, ma in realtàè uno pseudonimo, col quale si celava tal Giuseppe Ferrari (1720-1773). Nato a Castelvetro da famiglia di modeste condizioni, può studiare, come lui stesso ricorda in un suo sonetto, grazie all'aiuto della famiglia Rangoni, di cui, compiuti gli studi, diviene segretario. Autore di numerose poesie di generi diversi, pubblica, in particolare "Gli elogi del porco", poema bernesco, che riscuote un notevole successo.
“IL MAIALE E I LUMI DELLA RAGIONE”
Recensione a cura di Antonio Mascello
La retta ragione ci mostra come il maiale sia, senza alcun ragionevole dubbio, l'architrave della civiltàoccidentale. Per questo quelli che, per le più diverse ragioni, sono di essa critici, non sempre gli sono benevoli, poveretto. Esiste, tuttavia, una schiera di studiosi che, attraverso i secoli, ne ha, con virtuosa tenacia, difeso il ruolo e decantate le virtù.
Fra questi certo non fu ultimo Giuseppe Ferrari. Nacque a Castelvetro di Modena nel 1720, quando ancora la terra era oppressa dal ‘Vecchio Regime' e sottoposta in feudo alla famiglia Rangoni.
Ebbe a madre Camilla Castagnini. Costei, siccome lo mise al mondo con l'ausilio specifico del proprio marito, fece sì che a padre gli fosse questi, che si chiamava Antonio Ferrari. Fu per tale circostanza che il piccolo Giuseppe si chiamò Ferrari pure lui.
Di intelligenza pronta e lucidissima vide subito come, fra gli abitanti di Castelvetro, non sempre, al tempo, in forma perfetta ed in impeccabile arnese, belli, fieri, vitali, onesti, si muovessero, in libertà, allora si usava, branchi di splendidi porci.
Non abbandonò mai queste sue prime osservazioni infantili e l'intuizione di come fra il porco che si ciba ai suoi piedi e la quercia, che incorona gli eroi, dovesse pur esserci una qualche corrispondenza.
Le alleanze migliori si fondano sempre su diete diversificate.
I tempi erano oscuri. Fu costretto a lasciare la casa dei genitori “povera gente, ma onesta assai” e la sorella, che di qualche tempo gli era maggiore, due fratellini erano morti subito dopo la nascita, per dedicarsi alla carriera ecclesiastica sotto la ‘protezione' della famiglia feudataria, che più tardi si servì di lui come segretario. Fu, insomma, un tipico ‘abatino' dell'Illuminismo.
Partecipò, come era costume, a varie ‘Accademie'. Col nome di ‘Licon Lapizio' lo troviamo accademico a Busseto. Abbiamo, in Modena, presso la Biblioteca Estense, un sonetto da lui composto in occasione del suo ingresso nell'Accademia finalese dei ‘Fluttuanti'.
Gli professò amicizia l'avvocato Carlo Goldoni, il veneziano che scriveva le ‘commedie nuove'. Insomma fece parecchie belle incursioni in quella ‘Repubblica delle Lettere' o ‘Dei filosofi', come si diceva allora, che fra inchini, profumi, corteggiamenti, villeggiature ed ambienti dello stile che si chiamava rococò coltivava e discuteva le idee che venivano di Francia e le novitàdel signor Voltaire.
Fu proprio grazie agli acuti strumenti d'osservazione fornitigli dal filosofo francese che comprese come varie espressioni che allora incipriate piccole dame rivolgevano di solito ai loro cavalieri fossero ingiuste ed immotivate.
Accadeva spesso che, nel sereno cicaleccio di qualche salotto, all'improvviso, fra agitar di ventagli, qualche signora sbottasse, rivolta a qualche gentiluomo, che fino ad un istante prima le era stato tranquillamente vicino, con espressioni come “Via! La finisca! Maiale! “, oppure “ Stia fermo! Porco! “, od anche, semplicemente soltanto “ Maiale! “.
Questo costume di associare un animale che tanto era onesto e rispettoso (scrisse in seguito in versi da cui traspare la dimestichezza coi testi di Rousseau e dell'Enciclopedia), ad atteggiamenti ufficialmente deprecati, gli parve sommamente ingiusto:
“Parlo di Te, mio rispettabil Porco,
Onor de la quadrupede Famiglia,
Benché di fuori impiastricciato, e sporco;
Che tu vivi alla buona, e senza briglia
Di moda, e servitù, che tanto annoja;
L'usanza tua di libertade è figlia”.
Fu così che, più tardi, quando Arcade ed Accademico Ducale dei Dissonanti – l'Accademia era stata fondata da Francesco II nel 1678 – col nome di Tigrinto Bistonio si accinse alla sua maggior opera, essa non poteva che riguardare il tema del riscatto del porco dalla condizione di oppressione, di servitù, di sottovalutazione nella quale giaceva.
Nei suoi ‘Elogi del porco', che qui sottoponiamo per la cura e le attenzioni delle edizioni del Fiorino di Modena, naturalmente, cittàche fu sempre, sin dai tempi descritti da Livio “patria ad innumeri schiere di porci “, ai lettori, si fece paladino di un'appassionata difesa dell' animale sul piano storico, artistico, culturale, poetico e della mitologia religiosa.
Speriamo che i lettori ne apprezzino interi la passione ed il coraggio, vero ‘sdegno repubblicano' ante litteram , che lo scaglia contro i preconcetti di cui il Vecchio Regime circondava il nobile animale che, da modenese, chi scrive questa nota, si vanta chiamare ‘concittadino'.
Bellissimo e profondo, a questo proposito, un passaggio che il nostro (Tigrinto Bistonio, alias l'abate Ferrari, non il porco), rivolge alla nostra e sua città“Vanta il tuo cotichin, Modena mia, del Popol di Quirin Colonia Antica”.
Memorabile è l'apoteosi del Cotechino:
"Ah cotichin, null'altra a te somiglia
in fragranza e in sapor vivanda eletta!
Quando tu giungi inarca ognun le ciglia.
I grati effluvi ad assorbir in fretta
si spalancano i tubi ambo nasali
e un Oh comune il godimento affretta.
E tosto in bocca e giù per li canali
dalle gole bramose l'acquolina
si sentono venire i commensali"
Gli ‘Elogi del Porco' di Tigrinto Bistonio che, in Modena, per la prima volta videro la luce per i tipi degli ‘Eredi di Bartolomeo Soliani Stampatori Ducali' nell'anno MDCCLXI, (1761, per chi non mastica troppo la numerazione romana), restano una lettura necessaria ed un capitolo fondamentale nella storia della comprensione di un personaggio, il maiale, senza il quale i passaggi fondamentali della storia umana sarebbero mancati.
Chi scrive presume di aver visto il mondo dall'alto delle spalle di umanisti ed illuminati come il Tigrinto Bistonio e di essere andato oltre rispetto alle loro teorie. Dobbiamo alla buona volontàdello studioso D. Carlo Antonio Giardini se questa splendida opera è giunta sino a noi. Infatti l'autore, preso da un accesso di modestia, (abbiamo rischiato qualcosa del genere anche con l'Eneide di Virgilio), voleva condannarla all'oblio.
Fu Carlo Antonio Giardini, che frequentava gli stessi ambienti illuministi dell'autore, che si impose ed ottenne la salvezza dell'opera per “offrirla ai dotti e saggi amadori della poetica novità“.
Per completezza dobbiamo anche registrare come, in tempi abbastanza oscurati, il canonico don Luigi Rinaldi, in ‘Appendice V' al suo ‘Castelvetro e le sue chiese', Tipografia Ferraguti in Modena, (1909), scrivesse dell'Abate Ferrari “facile e grazioso, segnalatamente nel genere burlesco, in cui sdrucciolò alquanto dimenticando la gravitàdel suo ministro; della qual colpa si dàfacile perdono per ragione dei tempi in che visse, … etc… etc… “. Il Rinaldi o era contro gli illuministi o era vegetariano. Non abbiamo notizie in proposito. Non è questa sede per ulteriori divagazioni. Collochiamo l'Abate Ferrari nel suo secolo, consideriamo di quali strumenti di analisi e di lettura delle situazioni la sua lucidissima mente potesse godere, apprezziamone dunque l'impegno e le attualissime intuizioni.
SE VOLETE POTETE SCARICARE DA QUI L'OPERA COMPLETA
Gli elogi del Porco di Tigrinto Bistonio in Modena MDCCLXL - Prima parte: http://www.ilmaiale.it/testi/Purcit_1.ZIP
Gli elogi del Porco di Tigrinto Bistonio in Modena MDCCLXL - Seconda parte: http://www.ilmaiale.it/testi/Purcit_2.ZIP
LA TRATTORIA
La trattoria si trova in Via Santa Lucia 7/a, a Montale Rangone, circa a metàstrada tra Montale e Castelnuovo, un po' nascosta perché in leggera curva su una strada a scorrimento veloce (sono quattro mesi che faccio quel tragitto per andare al lavoro, ma l'ho notata solo tre giorni fa….), si legge TRATTORIA di più venendo da Castelnuovo che non dall'altra parte, il cartello col nome esatto è doppio e grande, ma essendo un nome complicato, fai fatica a leggerlo, anche perché è scritto in rosso scuro su fondo rosa su un muro di mattoni di una vecchio cascinale.
Oggi ci sono andato un po' presto, erano le 11.45 un po' per non trovare casino, un po' per poter osservarlo con calma. Il locale è tenuto magnificamente, le pareti in muratura sono dipinte di rosso lambrusco, le pareti in mattone sono dipinte di bianco e quelle a sasso color nocciola, il soffitto è originale con le sue travi ben tenute. L'ingresso piccolo e discreto, con tre tavolini e bancone-cassa, a sinistra si affaccia sul salone principale, con molti tavoli, enorme bancone bar, camino in un angolo e scaffali pieni di bottiglie, in prevalenza Lambruschi. Dall'ingresso proseguendo in avanti si può raggiungere il salone posteriore, direi da cerimonie, con un grande lampadario a sfere enormi e alcuni grandi tavoli rotondi al centro, assai luminoso. Ho buttato anche un occhio dentro la cucina, cosa che mi piace sempre fare, l'ho trovata ordinatissima e pulitissima. Ho visitato anche il bagno, perfetto, da manuale, addirittura il bagno per handicappati, con porta scorrevole di 120 cm, lavandino apposta e water regolare con barre per aiutarsi. E' la prima volta che vedo una locale col bagno ‘ad hoc' per i disabili. Ci siamo accomodati (io e la mia signora) nella sala principale, dopo pochi minuti il titolare ha acceso lo stereo che trasmetteva musica soft non invadente tipo jazz-fusion. Sul tavolo apparecchiato di bianco, con quattro bicchieri a calice per due posti, spiccava la carta dei vini. La qual carta dava un'idea ben precisa di quello che era meglio bere col cibo cucinato dalla trattoria, prevalenza decisa di Lambrusco, grasparossa, salamino, sorbara, etc .., modenese, reggiano, parmense e mantovano. Loro la chiamano Lambruscheria, tante etichette per tutti i gusti, e poi anche una piccola scelta di altri vini per chi non ama troppo le bolle nostrane.
IL CIBO
Per bevande acqua minerale gassata e bottiglia di Lambrusco di Sorbara Zucchi (contento Corpicino?). Ordiniamo giro di antipasti freddi e caldi, taglierino con salamino casereccio - coltello e scaglie di grana con balsamico, piattone con affettati misti, coppa - coppa di testa - prosciutto, polpettine di maiale e infine cotiche e fagioli. Che dire, senza parole, ammutoliti. I salumi erano squisiti, le polpettine buonissime, le cotiche indescrivibili, erano anni che non le mangiavo, impedibili. Si passa al primo, io spaghetti all'amatriciana, mia moglie tortellini alla panna. Gli spaghetti molto buoni, pancetta dolcissima, cottura perfetta, un po' più piccantini non avrebbe guastato, i tortellini buoni (io li mangio solo in brodo), anzi, fatti in casa di sicuro, da quelle parti usa così. Gli altri primi che proponeva la casa erano tortellini in brodo, tagliatelle al ragù, lasagne e pennette all'imbriaca (ovviamente saltate nel lambrusco). I secondi. Ecco, qui la scelta è assai difficile. Ci hanno proposto arrosto al latte, un'altra carne alla gaucha, non ricordo bene, prosciutto al forno a legna (mia moglie) e maialino da latte (io), e forse qualcos'altro che la memoria non trova più. Mia moglie era giàpiena ed ho dovuto aiutarla, che peccato…. Il prosciutto al forno era eccezionale, con patate arrosto mondiali, il titolare ci ha detto che l'aveva comprato fresco ieri e lo aveva cotto nel forno a legna per 12 ore. Il cosciotto di maialino da latte, una zampa completa, con cotica morbida e gustosa, all'interno cotto alla perfezione, una apoteosi, talmente buono che nonostante fossi pieno, l'ho finito tutto, contorno di finocchi gratinati al forno stra-teneri. Unica nota negativa i caffè….lasciamo perdere….ma so il perché. Lavorando a Castelnuovo ho scoperto che l'acqua del rubinetto è schifosa ed imbevibile, quindi non penso che nei bar o nei ristoranti possano usare acqua minerale naturale per fare il caffè, quindi con qualsiasi miscela verràschifoso. Niente dolci, pieni come degli otri, le porzioni sono decisamente abbondanti. Grande nota positiva, la gentilezza dello staff, la precisione e la velocità. Ti viene voglia di tornarci.
IL PREZZO
Direi che il prezzo sia decisamente giusto e corretto, 58 eurini in due.
2 euro coperto, antipasto 7, primo 8, secondo 9-10, vino 9 più il resto.
Minimo 5 cappelli.
16 commenti
26/04/2008
ciao grog. Devo dire che se non ci fossi gia' stato, dopo la tua descrizione ci sarei corso questa sera stessa. Hai ragione su tutto, si mangia molto bene