Imperdibile!!! Scritta da
vejo Servizio:
Ristorante Spesa a testa:
42.21 Coperti:
1 4 commenti Il ristorante è a ben più di un tiro di schioppo dalla Ghirlandina ma, seguendo l'esempio di recensori molto più autorevoli del sottoscritto, ho pensato di scriverne, a beneficio dell'eventuale (Gusta)modenese che passi da quelle parti.
Apricale è una borgata medievale arroccata su una collina dell'entroterra ligure, poco più all'interno della celebre Dolceacqua, nota per il magnifico vino ‘Rossese' e per l'olio d'oliva.
L'itinerario è tortuoso ma l'impegno nella guida è presto ripagato dall'atmosfera particolare della borgata, specie di sera grazie al gioco di luci ed ombre del centro storico che si raggiunge salendo una ripida stradina pedonale lastricata di pietra.
Ovviamente anche “la Capanna da Bacì” ( ) è situata all'interno di un edificio medievale restaurato con gusto, lasciando ben in evidenza le pareti di sasso e le travi di legno al soffitto.
Un gentile cameriere ci accompagna al tavolo senza fare obiezioni sul fatto che eravamo in tre mentre la prenotazione (fortemente raccomandata) era stata fatta per quattro.
La saletta che ci accoglie ospita giàdue tavolate di sei + quattro persone: entro breve si aggiungeràuna coppia dotata di due enormi cani neri che, dal momento che il locale li ammette, vengono fatti sedere sotto al tavolo (e si comporteranno educatamente per tutta la serata, salvo un paio di gutturali bau bau).
Il nostro tavolo è apparecchiato con cura e, aspetto non trascurabile, giàimbandito con quattro salamini, una ciotola di paté di olive e un cestino di pane molto fragrante.
Mentre le nostre attenzioni sono rivolte a quanto sopra, comincia la processione degli antipasti che ci vengono portati “d'ufficio” (risparmiandoci anche la fatica di ordinarli).
La serie è lunga e, nonostante l'impegno, ne ricordo solo alcuni:
crostini con 1) mousse di ricotta e basilico 2) mousse di ricotta e olive taggiasche
frittatina alle verdure
cipolla ripiena
crocchetta di polenta fritta
una sorta di mini calzone fritto ripieno di verdure e formaggio
una formina di pasta di ceci
poi non ricordo più ma abbiamo contato una decina di portate, tutte gustosissime e (quelle fritte) caldissime e fritte al momento.
Come primo i miei due soci optano per dei ravioli di borragine (una verdura tipica della Liguria che viene tradizionalmente utilizzata per il ripieno di ravioli, pansotti e cannelloni). Più che ravioli sembrano dei fagottini di pasta verde chiaro, evidentemente fatti singolarmente a mano. Ottimi e delicati.
Io invece mi faccio lusingare da un timballo di riso ai sapori locali: in pratica uno sformatino condito da una salsa con pomodori secchi, olive taggiasche, pinoli e basilico: il tutto adagiato su un letto di salsa di pomodorini e screziato di pesto alla genovese. Veramente squisito e ben presentato.
Come secondo siamo invece unanimi sullo “Stoccafisso brandacojon” (non abbiamo chiesto ragguagli sull'etimologia…), in pratica uno stoccafisso mantecato con patate, aglio e prezzemolo: saporito e leggero nonostante gli ingredienti che per taluno possono rivelarsi “impegnativi”. Il tutto servito sotto forma di due palle (ah, ecco, forse…) all'interno di foglie di radicchio rosso e guarnito dalle immancabili (per fortuna) olive taggiasche.
Superata anche questa prova il solerte cameriere ci propone i dessert (che io, non essendo appassionato del genere, gentilmente rifiuto). I miei degni compari si dedicano invece a:
- sorbetto al limone (attenzione però: non quella brodaglia lattiginosa che funesta talvolta la fine pasto, ma tre palline di una specie di gelato servito in coppetta e guarnito dal striature di frutti di bosco sciroppati).
- coppa di zabaione (dichiarata specialitàdella casa) nel quale intingere le “pansarole” (palline fritte di una pasta molto leggera che ci vengono recapitate in grande quantità: nonostante gli sforzi non sono state finite…).
In entrambi i casi le espressioni estasiate testimoniavano l'apprezzamento di quanto gustato.
Il bere: trascurando due bottiglie di minerale gassata ci siamo dedicati ad un piacevolissimo Rossese (cantina Foresti ) che si sposava con le pietanze locali non meno bene che il lambrusco con lo zampone: totale due bottiglie. Da sottolineare che la carta dei vini offriva spunti anche di peso ma la nostra scelta si è rivelata validissima e dal prezzo equo (14.50 la bottiglia).
Al termine, dopo il conto, ci viene offerto il digestivo che accetto solo io (il dolce non mi interessa, ma una grappa morbida…).
Il conto dicevo: beh mi pare che per una cena in cui non ci si è fatto mancare ne l'indispensabile ne il superfluo, di ottima qualitàe ben servita in un ambiente molto curato, la cifra di 126,65 Euro in tre sia adeguata.
Volendo proprio cercare il pelo nell'uovo potrei dire che la scelta delle preparazioni non era vastissima (cinque o sei primi ed altrettanti secondi) e che la presenza di cani all'interno di un ristorante può non essere condivisibile.
I cinque cappelli, comunque, ci stanno tutti e lo stesso voto do anche al paese, che abbiamo visitato dopo cena: se a qualcuno può interessare segnalo anche il seguente sito
che da un'idea più precisa del posto.
Ciao a tutti i GustaModenesi e grazie a chi ha avuto la pazienza di leggermi fino a qui.
P.S.: l'etimologia esatta di brandacojon si trova qui:
4 commenti
26/05/2008
ciao vejo, il motore di gestione delle recensioni ti ha "mangiato" i link, quindi l'ultima frase rimane un po' appesa. Gli utenti potranno cercare con google "apricale"