Poteva andare meglio.. Scritta da
grog Servizio:
Ristorante Spesa a testa:
20.00 Coperti:
1 3 commenti Approfittiamo del ponte per farci una gita l'ultimo giorno utile, gli altri pioveva. Partenza come al solito scalcagnata. Dove si va? Al Nord. Bene mi metto ai comandi della GrogCar e via, inforco la “Canaletto” e punto diritto verso Mirandola.
Appena giunti in quel del Pico, tiro diritto, come pervaso da una frenesia d'acqua. Non sono potuto andare al mare, non ho rivisto l'acqua, e allora andiamo a vedercela. Rotta verso Ostiglia. Ad Ostiglia prendo a tutta mancina e costeggio il Po, sull'ultima carreggiata utile prima di finire a mollo. Nel frattempo mi beo dell'aria limpida, del cinquettio degli uccellini, dell'odore del fiume e dello sciabordio delle rade onde sulle rive….
Proseguo con calma, piatta, il mio avvicinamento ad Ovest, gira di qua, vai di là, monta su, prendi giù….ed eccomi a Viadana. Qui devio decisamente verso Sud e inforco una strada nuova in direzione Boretto.
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STORIA
Liberamente tratto da: http://www.comune.boretto.re.it/ita_cenni_storici.htm
“....Il nome di Boretto appare per la prima volta nella storia in un atto pubblico datato 835. ....
......In epoca romana, questo territorio fa parte dell'oppido di Brescello.
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce numerosi reperti interessanti relativi a questo periodo, dai quali si desume come in epoca romana il territorio oggi corrispondente al comune di Boretto fosse ricco di lussuose ville e di sontuose sepolture.......
.....Per la sua particolare ubicazione sulla sponda destra del Po, Boretto è stato spesso sede di insediamenti dei Veneti, i “naviganti adriatici”. La loro presenza si intensifica a partire dal XII secolo, ma essa è documentata giàa partire dal VII secolo.
Costruiscono qui una basilica consacrata a San Marco (loro Santo protettore), e dedicano le chiese delle due frazioni rispettivamente a San Rocco e alla Santa Croce, come
a Venezia....
.....La prima vera autonomia dal capoluogo Brescello, Boretto la ottiene nel 1755 dal duca Francesco III d'Este. Il titolo di “nobile comunità”, con tutti i privilegi e le prerogative ad esso inerenti, viene pagato al duca 2000 zecchini.
Dopo soli cinque anni, però, Boretto ritorna sotto il controllo brescellese.
Nel 1799 con l'arrivo di Bonaparte nasce il Regno Italico.
In base a una serie di nuove leggi (1802) Boretto può mutare radicalmente la propria posizione: non solo diviene comune autonomo, ma è designato capoluogo e come tale gli vengono sottoposti Brescello e Lentigione; inoltre, in qualitàdi Capo Cantone, gli si affida il circondario comprendente Gualtieri, Castelnuovo Sotto e Poviglio.
Caduto Napoleone, vengono ripristinati i vecchi ordinamenti e Brescello ritorna ad essere capoluogo.
Ma i borettesi non sono disposti a rinunciare alla loro emancipazione e nel 1859 si autonominano indipendenti e si presentano ai governanti con un Consiglio Comunale giàpronto, mettendoli davanti al fatto compiuto. Alla guida degli agitatori borettesi c'è il parroco Don Angelo Dosi (conciliatorista). Con un Decreto del dittatore Carlo Luigi Farini, deputato al Parlamento piemontese, Boretto raggiunge la definitiva indipendenza......”
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Passato che abbiamo il ponte sul Po, qui mia moglie esordisce con la sua solita battuta “per fortuna che è Po, figurati se fosse stato tanto, quanto sarebbe stato grande?”.
Arriviamo ad una rotatoria, accidenti, siamo rientrati in provincia di Reggio Emilia e qui le rotatorie crescono come funghi, prendiamo nuovamente verso Levante e dopo meno di una cinquantina di metri, ecco sulla sinistra la nostra meta: l'Albergo del Po.
Sotto al caseggiato c'è una tabaccheria, con sul retro la Trattoria del pesce.
Qui c'ero stato anni fa e ne ero rimasto entusiasta, avevo mangiato per la prima volta in vita mia pesce gatto e anguilla fritti. Una meraviglia. Non avete nemmeno idea della bontàdel piatto. Le carni sono dolcissime e tenerissime…… Con questi ricordo ho voluto ritornare in questo luogo.
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Albergo del po
http://www.albergodelpo.it/index.htm
è interessante, dateci un occhio
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Parcheggiamo. Entriamo nel locale e fermiamo un tavolo per una mezzoretta dopo, prima ci facciamo due passi nei dintorni.
Appena di fianco all'Albergo c'è una casetta minuta con un manichino vestito da marinaio. È la “Casa dei Pontieri”.
Purtroppo il museo è chiuso. Di fronte trovasi l'ultimo tratto del vecchio ponte in chiatte che collegava il reggiano al mantovano.
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PONTE IN CHIATTE
Liberamente tratto da: http://www.albergodelpo.it/museogialdini/iniz_i.htm
“….Il 26 luglio 1967 il vecchio ponte in chiatte cessava di svolgere il suo prezioso servizio e lasciava il posto al più moderno e funzionale ponte in cemento. Le chiatte che per tanto tempo avevano collegato la sponda reggiana a quella mantovana venivano disgiunte e appoggiate alle due rive di Boretto e Viadana. Làabbandonate lasciavano capire che erano ormai destinate all'oblio. Ma se così sarebbe stato per molti, non poteva esserlo per chi aveva vissuto la vita del ponte fin dall'origine. Non poteva esserlo per Romano Gialdini figlio di Dino, ultimo capopontiere, nipote di Archimede, primo capopontiere e pontiere egli stesso.
Per Romano il ponte era parte integrante della sua vita e non poteva uscire dalla sua mente e dissolversi nel nulla.E così Romano ha pensato di ricostruirselo dentro casa per viverlo e riviverlo come un tempo, giorno dopo giorno, e offrire a quanti desiderano ravvivare vecchi ricordi o scoprire angoli suggestivi del passato, la possibilitàdi soddisfare agevolmente il loro desiderio. Con questo intento Romano Gialdini ha collocato, in un ambiente che ha fatto parte delle strutture collaterali al vecchio ponte, le immagini dei momenti più significativi della vita del ponte e un tratto del ponte stesso in scala 1:10, che dàconcretezza a tutto l'insieme della raccolta. Entrando nel museo si avverte immediatamente l'attaccamento a un mondo che non è più e si é trascinati a guardare a quel mondo con la stessa passione di chi lo ha voluto richiamare e mantenere vivo nella memoria…..”
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Proseguiamo oltre ed incontriamo uno spazio per bambini. Qui famigliole stanno facendo pic-nic con tanto di ombrellone e tavolino, tutt'intorno altalene e giochi per bimbi accerchiati da mocciosi urlanti per il divertimento. I genitori badano e si godono il sole. Sullo sfondo il Po domina incontrastato. Noto che qui c'è anche una pista ciclabile che arriva dall'argine più in alto e scende quasi fino a riva, e poi costeggia e prosegue sinuosa in direzione Brescello.
Ritorniamo sui nostri passi e possiamo sbirciare all'interno del cortile del Museo, dove sono parcheggiati i resti di alcune barche e chiatte che venivano utilizzati il millennio scorso.
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Nello stesso sito dell'albergo vi sono alcune righe di Giovanna Signorini Manghi, che decrive in maniera perfetta i barcaioli del periodo:
I Barcaioli hanno la scorza, la prima pelle cotta e crespa, nera anche d'inverno, si vede
subito che sono loro i barcaioli del Po.
Gli uomini della barca a remi, gli uomini del sole e del vento un po' piegati
ma tenaci, con i calli duri come sassi, ma nessuno può andare a spasso
avanti e indietro per il fiume come fanno loro, baldanzosi scivolare sull'acqua leggeri,
armonizzati come fossero pitturati.
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Entriamo finalmente nel locale. Nulla è cambiato dall'altra volta. Salone unico enorme con due pareti fenestrate, tavoli ben disposti, apparecchiati e ben distanziati, una parete è tutta occupata da un armadio contenente vettovaglie varie, coppe e altro.
Ci accomodiamo in un tavolo da quattro e in breve tempo arriva il cameriere per le ordinazioni. Acqua gassata e un mezzo litro di vino alla spina (lambrusco reggiano). Incominciamo a far fuori i grissini, poi finalmente arriva il pane (comune) e i beveraggi. Torna il cameriere e sciorinarci il menù. Mia moglie opta per tortelloni verdi al burro, in mancanza di quelli di zucca, e poi chiede patate arrosto…. Io chiedo anguilla e pesce gatto fritti. Finiti, anzi, forse una porzione di gatti c'è ancora, sììììììììì. Aggiungo patatine fritte.
Tortelloni discreti, nella norma. Pesce gatto, quattro, piccoli, dall'aspetto…. forse avanzati, buoni ma non come me li ricordavo. Patatine fritte discrete ma unte. Oramai abbiamo finito, aspettiamo solo le patate arrosto di mia moglie, il cameriere ci evita, non capisco come mai. Arriva finalmente una ragazzuola, le ordino un piatto di antipasto misto di salume, perché ho ancora fame, e le chiedo delle patate di mia moglie…..mi guarda con gli occhi sgranati…..”ma qui facciamo solo patatine fritte!!!!!”
Hai capito il cameriere???? Che cavolo ti costava dirmi che non le facevate arrosto, rinco di un cameriere???? Vabbè, passino le fritte. Salumi nella norma, senza infamia e senza lode, salame, prosciutto e culaccia. Troppo spessi. Due caffè, lofi, e via a pagare.
Totale 39,70 in tutto, ripartiti così:
1,50 coperto x 2
5,00 tortelloni
13,00 pesci gatto
4,00 affettato
2,50 patate fritte x 2
3,00 dolce, mai preso, me ne sono accorto adesso
1,10 caffè deca x 2
1,50 acqua gas
3,00 vino alla spina
Alla fine delusione grossa, non è il locale che ricordavo, la locazione e il contesto è rimasta tale, ma il mangiare è completamente diverso, forse è cambiata la gestione. Il prezzo sempre abbordabilissimo, ma la gestione della cambusa è discutibile, il cibo nel complesso è discreto, vale comunque una gita con i figli piccoli o le biciclette nel bagagliaio.
1 cappello.
La prossima volta cambio destinazione, ne ho giàmessa nel carniere un'altra.
3 commenti
09/06/2009
Ma Grog, PORZIONE DI GATTI,per un'attimo una senzazione di terrore,non avevo visto nella riga sopra pesce :)